“REPUBBLICA” NON HA TUTTI I TORTI: CHE LA DESTRA CONQUISTI L’EGEMONIA CULTURALE È IMPROBABILE (di Matteo Fais)
La prima domanda da porsi, quando si aspira a imporre la propria egemonia culturale – come sarebbe nei desiderata della Destra –, è: ma noi abbiamo una cultura da poter rendere dominante? E già qui, più di un paio di ginocchia iniziano a tremare, rendendo necessario sedersi culo a terra.
Sulla questione della possibile egemonia culturale della Destra ha scritto un non del tutto sciocco articolo Roberto Esposito, su “Repubblica”, che può fungere da spunto di riflessione anche per coloro che stanno dall’altra parte rispetto al suo giornale.
La prima domanda richiede appunto di farsi i conti in tasca: il fronte dei conservatori cosa ha da proporre a oggi, nel 2023, agli Italiani? Chi sono i suoi punti di riferimento? Esiste un intellettuale di Destra? Un intellettuale, oltre Marcello Veneziani che, senza voler offendere, non è esattamente un giovincello. Abbiamo uno scrittore, un poeta, un saggista, un docente universitario brillante e spigliato, come loro avevano il compianto Vattimo? Non citate il Generale Vannacci, per cortesia! E un cantante?
L’orizzonte appare decisamente spoglio, privo di punti cardinali, a meno che non si voglia considerare anche gente come il prorompente Vittorio Feltri, che certo sa scrivere, ma deve anche portarsi sulle spalle 80 primavere, o il pettinatissimo Gianbruno che, a quanto pare, non sta molto simpatico. Lasciando perdere qualche personaggio televisivo, non si trova granché, insomma.
E la cultura di Destra, qualcuno ha capito in cosa consista? Non si vorrà, oggi giorno, menarla ancora con Evola e Gentile? Oppure, come si sente spesso dire sui social, l’unico scrittore conservatore che si possa leggere sarebbe Fëdor Dostoevskij, visto che gente totalmente aliena alla letteratura sostiene che “tutto ciò che esce oggi fa schifo”? Capirete bene che, prima di tutto, sarebbe essenziale un cambio di passo, ovvero abbandonare l’800 e il ’900, per entrare nel nuovo millennio. Se non capiamo di non poter più vivere entro un passato ideale, fossero pure gli anni ’80 e i filmacci che oggi appaiono così politicamente scorretti, non andremo da nessuna parte.
Tutto ciò, peraltro, mentre la Destra europea si è già totalmente rinnovata da tempo, abbandonando la nostalgia e una visione monumentale del passato, insieme all’idea di cesarismo – mentre da noi, c’è gente tanto disperata da rivolgersi all’ex del KGB per trovare una nuova figura di uomo forte. All’estero, le persone di Destra rispettabili esistono.
Detto ciò, siamo comunque imperdonabilmente in ritardo, come fa notare – a noi e ai suoi – Esposito: la nuova egemonia si muove sulle piattaforme social e, anche gli intellettuali, dovrebbero uscire dalle biblioteche per recarsi nelle piazze virtuali – a Sinistra, anche quelli un po’ più in là negli anni, l’hanno ben compreso, come Massimo Recalcati e Maurizio Ferraris, in tal senso seguendo la lezione all’avanguardia di Vattimo.
Il punto è che, anche volendo aggredire tali spazi, bisognerebbe farlo all’insegna di un nuovo linguaggio e con idee inedite, non ripescando nel solito pantheon ideale di figure morte e sepolte, secondo un’idea di tradizionalismo becero. Il passato, purtroppo, per la gente di Destra, sembra essere senza vie di uscita verso il presente.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.