LA PUBBLICITÀ DI ESSELUNGA FA CAPIRE PERCHÉ IL CULTO DELLA FAMIGLIA È UNA FOLLIA (di Matteo Fais)
Bella trovata da parte di quelli di Esselunga: dividere l’opinione pubblica è il miglior modo per fare parlare di sé. Inevitabilmente, per eccitare gli animi di alcuni, bisogna scontentare profondamente quelli degli altri.
Per chi non avesse visto la pubblicità in questione – cosa difficile, se si è anche solo vagamente attenti al dibattito intorno a sé –, ecco in estrema sintesi la trama di questo breve cortometraggio. Una figlia sparisce al market. La madre la ritrova che sta prendendo una pesca dalle cassette ed energicamente le fa notare che se vuole un frutto basta chiederlo, ma non deve darsi alla fuga. Di lì a breve, si scopre che la bimba vive solo con la donna, perché il padre viene a prenderla, evidentemente nel giorno stabilito. Una volta salita in macchina, questa dà la pesca al padre e gli dice che gliela manda l’ex moglie. Il padre, per un attimo, resta incredulo, poi, guardando la finestra, nota mestamente che la compagna dei bei tempi andati non è lì a cercarlo con gli occhi.
Insomma, il rovesciamento della classica pubblicità del Mulino Bianco, fondata su un modello di famiglia ormai tramontato da decenni. Ovviamente, le opinioni si sono profondamente polarizzate. Da una parte, i disagiati che gridano allo scandalo, perché non c’è un bambino nero in braccio a una bellissima famiglia gay, accusando inoltre di riproporre lo stereotipo patriarcale di famiglia tradizionale. Dall’altra, i disadattati del mondo contemporaneo che tuonano contro divorzio e separazione, aborto e altre tragedie attuali, sempre secondo le formule del “Non c’è più religione, signora mia” e “Mia nonna me lo diceva sempre di quanto era bello, in paese, nel 1925, le famiglie con 12 figli che mangiavano solo pane, non avevano l’acqua corrente, ma si era tutti più felici, non come oggi che i giovani prendono gli psicofarmaci”. Come al solito, in Italia, ovunque ci si giri, non si sa chi scegliere quanto a follia del delirio propinato. Sanità mentale, senso del giusto mezzo, qui non hanno seguito.
Al netto del profondo disturbo mentale dei nostri connazionali, è appena il caso di fare alcune riflessioni, in spirito di massima ragionevolezza, che quasi tutti si sono guardati bene dall’avanzare.
La prima cosa da domandarsi è: perché ci sono tante famiglie ridotte come quella rappresentata nella pubblicità di Esselunga? Per esempio, perché molti – troppi –, pur vivendo nel 2023, si portano dietro un retaggio antropologico che non ha più ragione di esistere, ovvero che tutti si debbano sposare e figliare, altrimenti vi è qualcosa di sbagliato in loro. Questa idea, che risale alla notte dei tempi, ha le sue radici in una società agropastorale in cui i figli erano visti come una ricchezza, in quanto braccia da porre il prima possibile al lavoro, nei campi e nell’allevamento degli animali. Per fortuna, non viviamo più entro un’economia di sussistenza. La società è complessa, stratificata, non si mangia più minestrone a pranzo e a cena e le donne non fanno più il pane.
Questo che cosa dovrebbe suggerire? Appunto che non sussistono più le condizioni stringenti per cui mettere al mondo bambini come conigli – tanto più che il globo è strapieno, molto più del dovuto. Se due non si amano al di sopra di ogni cosa, se non sono convinti al 1000 per 1000 di avere assolutamente bisogno l’uno dell’altra per poter esistere e se non desiderano di avere figli solo ed unicamente insieme, meglio lasciar perdere. La famiglia è più di un lavoro, è una vocazione, come farsi prete. Se uno pensa alla fica da mattina a sera, forse è il caso che non indossi l’abito talare e vada a farsi un giro su Escortadvisor.
A rischio di suonare massimamente antitradizionalisti, meglio precisarlo: si possono vivere bellissimi rapporti amorosi anche senza abitare insieme, senza condividere il bagno, gli asciugamani e i pasti quotidiani. Ci si può vedere nel weekend, bere una bottiglia di vino, cucinare senza ansie un lauto pasto, discorrere amabilmente del nuovo film di Woody Allen e, poi, tornare ognuno a casa propria. Perché mettere per forza al mondo dei figli? Per separarsi, dopo due anni, e creare degli infelici? E per quale arcano motivo?! Ci sono tante di quelle cose affascinanti e commoventi da poter fare durante la propria esistenza. Si può leggere Proust, De Sade, le poesie di Friedrich Hölderlin, ascoltarsi un’intera opera di Wagner.
Chi cazzo ve lo fa fare di caricarvi in casa una che da 5 anni non vi fa più vivere una vera emozione sensuale e vi angoscia alla sola idea di accompagnarla a fare shopping? Se la solitudine è una brutta bestia, la compagnia di un essere dell’altro sesso che non ci interessa è l’inferno in terra – omettendo che pensare di scopare la stessa donna per i prossimi quarant’anni ha qualcosa di maniacale ed è tutto fuorché naturale.
Se tutte le persone fossero un tantino razionali, probabilmente si risparmierebbero un’infinità di situazioni quali quella che si vede nella réclame di Esselunga. Anche se avete trent’anni e la vostra ragazza vi sta spingendo in ogni modo a concretizzare, state in campana. Domandatevi se lo volete davvero. Fottetevene del suo orologio biologico che scorre all’impazzata. Soprattutto, non date mai credito a una femmina che desidera figli a prescindere: in quel caso, voi siete mezzo e non fine. Lusingando le sue aspettative, non farete che firmare la vostra condanna a morte e la vita che conducete diventerà ancora più squallida di quella dei protagonisti dello spot.
Fregatevene di questa baggianata collettiva che vi vorrebbe a tutti i costi padri, madri e via dicendo. Poi, naturalmente, se doveste trovare questa fantomatica donna o uomo – ma sappiate che è un caso più unico che raro – di cui sentite di non poter fare a meno, buon divertimento. Alternativamente, evitate con tutte le vostre forze di cascare in un pantano di infelicità, ce n’è già troppa nella vita.
P.S: se state leggendo questo articolo quando oramai è troppo tardi, insomma se ci siete già rimasti fottuti, e vostra figlia/o vi tende una pesca, a imitazione di quel che ha visto in televisione, prendetela/o da una parte e fatele/gli un discorso simile: “Bella mia/o, vorrei poterti dire che la vita è un giardino d’infanzia, ma mentirei. Più di frequente, capita di prenderla in culo e doversela tenere. Per esempio, accade che due giovani senza cervello e con troppa fiducia nel futuro si incontrino e pensino di potercela fare. 9 volte su 10, il tutto si risolve in casino colossale tra avvocati, scartoffie burocratiche e altre stronzate. Tra me e la mamma è andata così. Prima ti metti l’anima in pace, meglio è, così magari ti risparmi vent’anni di psicologo con i costi che comporta. Semplicemente, può succedere di saltare e trovarsi stesi a terra con la schiena spezzata. Pazienza! Non ti sto dicendo che andrà così anche a te, ma devi essere pronta/o nel caso. Io te l’ho detto, ora sono cazzi tuoi”. Naturalmente, a vostro piacimento, potete decidere di omettere le parolacce – mio padre non l’avrebbe fatto, ma non erano tempi così politicamente corretti e io non ero uno snow flake. Comunque, poco ma sicuro, ho capito l’antifona.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.
Secondo me c‘è questa falsa convinzione che una famiglia Patchwork o di separati debba produrre infelicità ai figli. In realtà, così, si creano molte più opportunità. Escludendo i casi limite dove i genitori si fanno la guerra, ci sono molte situazioni di perfetto equilibrio tra gli ex che si giostrano con serenità e organizzazione aziendale i figli. E i figli, appunto, se ne fottono di rimettere insieme i cocci perché comunque traggono beneficio dall‘essere al centro con uno o l‘altro genitore.
Non l’ho vista perché cambio canale appena scatta la pubblicità e metto su supertennis dove al massimo c’è il negretto che ha bisogno di 9€ al mese.
Però la storia che il mondo è strapieno può essere creduta solo da chi non ha mai girato un po’ i continenti oppure ignori bestialmente la geografia.
Tra l’altro gli autori di tale storia sono esattamente gli stessi per i quali il petrolio doveva finire 20 anni fa (panzana smentita quotidianamente dai fatti).