LA RICHIESTA DI ASSOLUZIONE PER IL BENGALESE, VIOLENTO CON LA MOGLIE, DIMOSTRA PERCHÉ ESPORTARE LA DEMOCRAZIA È GIUSTO (di Matteo Fais)
Poche balle, non è vero che tutto vale tutto, che la libertà e la tirannia sono una questione di prospettive. A livello morale, l’Occidente è incontestabilmente la superiore culla del mondo, l’altare etico di questo. Ovunque non vigano i principi che animano il nostro universo, è solo violenza, sopruso legalizzato contro ogni minoranza o genere sessuale dotato di un inferiore vigore fisico.
Basti vedere quanto accaduto a quella povera donna bengalese, residente in Italia, costretta a denunciare il marito, suo connazionale, per i maltrattamenti subiti. Una creatura ignobile, priva di tutti quei riferimenti di civiltà che trasformano un uomo in un essere evoluto, tollerante, figlio di una democrazia avanzata e realizzata. Tutti i pidocchiosi sostenitori di un modello di condiscendenza che, in ultimo, si riduce unicamente nel libero abuso gratuito verso i più deboli, le donne e i bambini, dovrebbero solo tacere e vergognarsi.
Certo, ognuno deve poter vivere entro lo Stato e il regime che preferisce, per quanto infame quello possa apparire dal nostro punto di vista. Ma mai, mai e poi mai, da noi, che sappiamo meglio degli altri che cosa siano le angherie a cui certi esseri umani vengono sottoposti, deve essere tollerato che a una persona non sia consentito di abbandonare un contesto sociale entro il quale per lui non vi sarà se non una durissima legge di cui egli non desidera portare il fardello.
Se una donna ambisce a indossare il velo, a essere sottomessa alla giurisdizione del proprio marito, ben venga lasciarla in pace a godersi tali pratiche. Ma se questa rifiuta un simile modus vivendi e un regime autoritario le impedisce di compiere una scelta per trattamenti ben più civili, è nostro dovere salvarla. Potremmo chiamare questo il fardello dell’uomo occidentale.
La malsana idea con cui alcuni mascherano il proprio piacere di dominio, quella secondo cui sarebbe giusto per ogni popolo decidere i destini di chi ne fa parte, è una ignobile puttanata con cui si vorrebbe difendere l’indifendibile.
Ogni regime deve essere lasciato al suo corso solo fintanto che è liberamente assunto come sacro e giusto da tutti coloro che ne fanno parte. Agli altri deve essere garantita, comunque, la possibilità del rifiuto, della fuga e dell’opzione di un altro mondo diverso che apra loro le braccia.
E tutti coloro che, come il bengalese violento, hanno scelto di venire qui, non possono minimamente pretendere che le loro barbare pratiche – grazie al cielo, da noi ampiamente superate – siano accettate. Abbiamo lottato troppo per avere ciò che abbiamo, non possiamo permettere che un estraneo ci riconduca lì dove palesemente non desideriamo più essere.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.