GIAMBRUNO NON CEDERE E DIFENDI LA TUA OPINIONE (di Matteo Fais)
La prima cosa, se si vuole lottare contro questo mondo malato di politicamente corretto e contrastare il suo braccio armato, la cancel culture, è tenere i piedi ben puntati a terra, non retrocedere, avere il coraggio delle proprie opinioni fino alle estreme conseguenze. Chi indietreggia fa il gioco del nemico, lasciandosi sopraffare dal terrorismo che questo porta avanti alla faccia della democrazia liberale in cui, in teoria, viviamo.
Giambruno, il conduttore televisivo e compagno della Meloni, è finito nel tritacarne progressista per aver dato alcuni semplici consigli di buonsenso, alla luce dello stupro avvenuto a Palermo. Le solite cose, tipo “non andare in giro a ubriacarti e drogarti, perché perdi il controllo e potrebbe succedere qualcosa di brutto, potresti trovare il lupo”. Una semplice variazione di quanto insegnato a tutti i bambini, in ogni famiglia normale: non accettare caramelle dagli sconosciuti. Peraltro, premettendo che lo stupro è un bestialità compiuta da degli animali – altrà ovvietà che, purtroppo, bisogna sempre premettere.
Apriti cielo, è venuto giù il finimondo. Travisandolo deliberatamente, è stato accusato di far ricadere la colpa sulla vittima, in un modo o nell’altro – loro la chiamano “vittimizzazione secondaria” questo non limitarsi a dire che, semplicemente, lo stupratore è uno mostro. Nel magico mondo sognato dai progressisti – che non esiste, né mai avrà corso – il male non dovrebbe esserci e, qualora si palesi, andrebbe fermato sul nascere. Praticamente, dovremmo girare tutti scortati.
Tra le persone sane di mente, che non vivono esercitando questa sorta di perenne esorcismo, in cui si ricercano ogni volta cause ulteriori – la scuola, l’educazione, la famiglia -, tutti sanno della sussistenza dell’orrore, la violenza, il male e ognuno cerca di tutelarsi nel migliore dei modi possibili. Con buona pace di Enrico Mentana, che vorrebbe sostenere la tesi di un’apologia dello stupro da parte di Giambruno, se esci di casa chiudi la porta con più mandate e, se puoi permettertelo, provvedi a comprarti una porta blindata. La diffidenza è una necessità, se si vuole sopravvivere.
Il problema è che, in Italia, quasi nessuno di quelli che stanno a certi livelli ha il coraggio di difendere le proprie idee fino in fondo – e meno che mai il resto del popolo. In Inghilterra, personaggi come Piers Morgan, dal suo programma Good morning Britain, portano avanti le proprie posizioni con le unghie e con i denti, oltre che con intelligenza, cultura e un’ironia che più caustica non potrebbe essere, contro la marmaglia progressista, LGBTQ+, body positive. Se li accusano quattro sbandati su Twitter, loro contrattaccano, denunciano il bullismo social, li inchiodano alla loro incoerenza ideologica. Incassano le botte, ma non concedono niente al nemico.
Da noi, l’agenda arcobaleno e tutte le stronzate collaterali avanzano perché nessuno ha realmente voglia di fare la guerra e riconoscere che il primo punto sarebbe smetterla di concedere un credito intellettuale alla Sinistra e considerarla seriamente per ciò che è: una massa di disagiati che vuole zittire chiunque non la pensi come loro. La risposta è semplice e inequivocabile: mandarli a fare in culo e, se il caso, passare alle maniere forti.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.