MATRIMONIO E CORNA: LA BASSEZZA MORALE DEGLI ITALIANI (di Matteo Fais)
Come reagisce un uomo moralmente strutturato di fronte alla scoperta del tradimento da parte della propria donna? La risposta più sensata, quindi meno comune, è “con dignità”.
Va da sé che il popolo ne è privo e cova il rancore sordo che è proprio delle classi subalterne, un senso etico da servetta, da cuoca di una trattoria di periferia. Non è un caso che abbiano tutti espresso il proprio giubilo all’idea di Massimo Segre, banchiere e commercialista, vicino allo specchiato De Benedetti, che compie il suo colossale sputtanamento della promessa sposa, Cristina Seymandi, accusata di alto tradimento e lesa maestà. Una roba che pare progettata apposta per gionalacci stile ”Novella 2000” – ovvero, ”Repubblica” in chiave gossippara.
Tra parentesi, che assoluta caduta di stile una formula come “ti lascio libera di amare…”. Sartre avrebbe giustamente gridato all’eresia: siamo sempre liberi, persino se in catene, figurarsi in una relazione. Del resto, in amore, vogliamo che l’altro ci desideri con tutta la sua libertà. Ma queste sono riflessioni troppo sottili da associare a una simile vicenda.
Già l’interesse suscitato da un simile argomento chiarisce bene di che materia infima siano fatti gli Italiani, queste piccole e grette pettegole di paese, epigone della sempiterna signora Gina, ovunque presente e perennemente affacciata a tutti i balconi del Bel Paese, a sindacare sugli affari altrui con la discrezione di un cancro silente. Ovviamente, il branco di cornuti – poiché “tutti lo siamo, solo che alcuni…” – gioisce al pensiero che giustizia sia stata fatta. Pensate che soddisfazione!
Per carità, la donna non era certo uno stinco di santa e andava assolutamente abbandonata al proprio destino da passeggiatrice d’alto bordo – anche perché sposarsi con una simile ha un unico risultato, sul lungo termine: doversi privare di parte del proprio patrimonio per regalarlo a una estranea che, incautamente, si è presa in moglie.
Resta il fatto che una piazzata è una piazzata e non si addice a un uomo di una certa risma, a quella sana e superiore tendenza che si chiama virile sopportazione del dolore.
Del resto, in questo mondo, tutti abbiamo tradito e tutti siamo stati traditi. Semplicemente, accade. Poi, le arrampicatrici sociali ne approfittano per costruirsi una rendita di posizione, sposando l’allocco.
Bisogna stare in guardia, tutto qui. Pure lui era un po’ fesso, alla sua età, con quell’aria da professore in pensione, a credere di avere attirato l’attrazione di una donna tanto più giovane. Suvvia, lei ha 47 anni ed è avvenente – almeno secondo l’ottica dell’italiano medio, abituato ad accontentarsi -, lui ne ha 64 e ne dimostra tranquillamente 75. Eppure, si sa che anche l’occhio vuole la sua parte! Di solito, poi, nella buona società, i mariti, spesso costretti a lunghe assenze, sono particolarmente tolleranti e così le mogli. Se vuoi essere un grand’uomo, da tale devi vivere.
Non per niente, come racconta la leggenda metropolitana, il chirurgo estetico, in vacanza in Sardegna, quando la moglie finì di intrattenersi con il bagnino, lo avvicinò per allungargli 500 euro e ringraziarlo, non senza aver aggiunto ”Sai, io d’estate odio sudare”. Tra persone di una certa classe, è prassi. Scadere a livello della plebe sarebbe disdicevole.
Sta di fatto che quanto successo è francamente imbarazzante, una recitina indegna di un personaggio pubblico che avrebbe potuto gestire la faccenda in modo molto più decoroso – esattamente come lo fu, a parti invertite, quando quella lavascale di successo di Shakira spiattellò al mondo dell’abbandono del marito. Poi, il gusto per il morboso che ogni volta la gente manifesta è disgustoso e riprovevole. Il grado di civiltà di un popolo si manifesta nella tendenza a farsi ognuno i cazzi propri, trascurando di osservare tutto il giorno i movimenti in casa del vicino.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.
Concordo in pieno.