RESTIAMO UMANI – LA PIETÀ E LA COMMOZIONE (di Matteo Fais e Andrea Sartori)
EPPURE LEI, INCREDIBILMENTE, CI CREDEVA DAVVERO (di Matteo Fais)
Se, da Destra, difendi Michela Murgia, le accuse fioccano. Sembra che alla fin fine tu sia un progressista privo del coraggio di rivelarsi a sé stesso e al mondo.
In verità, è ben probabile che la scrittrice sarda, ideologicamente – e pure fisicamente – ti ripugni. Eppure, vi è qualcosa in lei di commovente, malgrado le colossali puttanate come la schwa, il fascistometro, e via vaneggiando. Ed è proprio il fatto che in tali idiozie quella donna ci credesse, per di più con una fede cieca, disarmante, talebana.
In ultimo, ciò che provoca lo schifo è la persona che fa finta di sostenere un pensiero, per averne un tornaconto, per guadagnare una rendita politica di posizione.
La Murgia certo non apparteneva alla categoria. Lei era convinta, la battaglia per quelle cretinate la eccitava, come il sangue in mare a uno squalo, tant’è che neppure la consapevolezza della morte imminente l’ha fatta desistere dai suoi propositi. In un mondo in cui nessuno crede più in niente, la sua pazzia risultava toccante come l’infelicità della bambina di fronte all’ennesimo castello di sabbia travolto dall’onda.
Altro che posizioni nichiliste e postmoderne: l’autrice progressista voleva imporre una nuova lingua, un’inedita forma di famiglia e di intendere la religione. Tutto il contrario di una teorica del pensiero debole, per cui tutte le posizioni sono da rispettare, poiché ognuna ha le sue ragioni. E meno che mai, la si può accusare di relativismo spicciolo, del genere, per intenderci, secondo cui “tutto vale tutto”.
L’attrazione apparrentemente inspiegabile della gente di Destra, di fronte alla sua dedizione, è dipesa dal fatto che Michela Murgia era forse l’unica a conservare una fede da vecchia signora di paese, in un mondo solo apparentemente liquido. A dirla tutta, tra l’altro, non ha ucciso nessuno: il vero mostro della Storia non è certo lei.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.
RESTIAMO UMANI – LA PIETÀ PER L’AVVERSARIO FA LA DIFFERENZA (di Andrea Sartori)
Michela Murgia è morta mentre stavo festeggiando gli 83 anni di mio padre, rimasto vedovo perché lo stesso male, che si è portato via la scrittrice, ha consumato la moglie. Ho scritto velocemente un post di ricordo perché, nonostante gli oceani che ci dividevano ideologicamente, è mancato un essere umano a 51 anni per un male terribile. E diversi commenti di coloro che si sentono migliori mi hanno fatto rabbrividire.
Io e Michela Murgia, qualora ci fossimo incontrati di persona, avremmo probabilmente litigato. Non la conoscevo e, comunque, la pietà per un avversario che cade è la prima regola che ci distingue dalle bestie. Tanto più se quest’ultimo nemmeno lo conoscevamo da vicino. Questa regola inizia ancora prima di Cristo, con Omero, con Achille che piange con Priamo sul corpo del suo nemico ucciso; con Odisseo che rimprovera la sua nutrice che gioisce sui cadaveri dei Proci, perché “è empietà”. La Murgia avrebbe esultato per la nostra morte? Non lo sappiamo ma, se anche fosse, vogliamo forse diventare così anche noi?
Ma, purtroppo, questo è quel che è diventata la cosiddetta “area del dissenso”, che pubblica le immagini di gente morta per malori improvvisi, sghignazzandoci sopra. Io per primo ho subito discriminazioni da non vaccinato, ma questo è ripugnante.
Senza scordare la bottiglia di champagne di Marco Rizzo alla morte dell’anziano Gorbaciov. Molti sono anche cattolici e bisogna sempre ricordare che il giudizio finale spetta a Dio, non a noi, e che il Vangelo non invita a rallegrarsi, ma obbliga a pregare per il nemico perché la sua anima si salvi.
Ma al di là dell’aspetto religioso, si può dire laicamente: restiamo umani. E se l’altro non lo è, questo è un motivo in più per distinguersi. Molti di coloro che oggi vanno in sollucchero per la dipartita della Murgia, venti anni fa, rimasero giustamente schifati da una Sinistra che esultava per la morte della Fallaci: in cosa sarebbero diversi, ora?
La scrittrice è venuta a mancare per un male terribile, che non perdona, e se ne è andata giovane. Potrebbe capitare a ognuno di noi. Riflettiamoci e cerchiamo magari di trarne un insegnamento per le nostre vite.
Andrea Sartori
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L’AUTORE
Andrea Sartori è nato a Vigevano il 20 febbraio 1977. Laureato in Lettere Antiche presso l’Università degli Studi di Pavia. Ha vissuto a Mosca dal 2015 al 2019 insegnando italiano e collaborando con l’Università Sechenov. Attualmente collabora presso il settimanale “L’Informatore Vigevanese”. Ha pubblicato con IBUC i romanzi Dionisie. La prima inchiesta di Timandro il Cane (2016) e L’Oscura Fabbrica del Duomo (2019) e, con Amazon, Maria. L’Eterno Femminino (2020)