IL COLPO DI STATO IN NIGER, OLTRE LE SOLITE TIFOSERIE (di Andrea Sartori)
La bolla filorussa esulta per i colpi di Stato nella cosiddetta “françafrique”. Certo, molti fra noi non hanno mai digerito lo scherzo di Sarkozy in Libia, il colpo di mano che portò alla caduta del regime di Gheddafi col quale Berlusconi aveva appena concluso uno degli affari diplomatici migliori della sua carriera politica.
La Primavera Libica, che avvantaggiò la Francia a scapito dell’Italia (che anzi fu un vero atto di guerra di questi contro di noi), fu una grossa porcheria e portò il Paese nordafricano al disastro. Tutte le Primavere Arabe furono una sciagura che gettarono Nordafrica e Medio Oriente nel caos, in mano ai fondamentalisti islamici, favorendo l’Isis. E la cacciata di quest’ultimo dalla Siria è stato un grande merito della Russia che, certo, agì per motivi imperialistici, ma comunque di fatto salvò un Paese e anche un patrimonio archeologico di valore inestimabile dalla furia dei tagliagole. Gli Stati Uniti di Barack Obama e la longa manus di George Soros, lo speculatore assurto, non a torto, a simbolo del male nei circoli filorussi, hanno lasciato, nel periodo che va dal 2011 al 2014, solo rovine.
Ma ora Putin ha fatto la stessa cosa in Niger e Mali, usando i mercenari della Wagner. Esattamente ciò che rimproverano a Obama, Soros e alla Francia. Il primo Presidente afroamericano aprì un vaso di Pandora in Nordafrica e Medio Oriente, Putin sta agendo specularmente in Africa Centrale. Obama si servì dei tagliagole di al Qaeda e al Nusra, mentre Putin sta avvalendosi delle milizie neonaziste di Wagner – poche storie, se scegli il nome dell’incolpevole musicista della Tetralogia dei Nibelunghi, le simpatie politiche sono quelle e loro si intendono di opera lirica quanto i nazisti dell’Azov sono estimatori di Kant – e dei jihadisti del Niger.
Ma l’italiano ragiona da tifoso: se “sostieni la Russia”, allora le Primavere Africane manipolate da Putin sono inni alla libertà, mentre quelle Arabe, fomentate da Washington e Parigi, sono dei colpi di Stato portati avanti da Paesi esteri. Tutto ciò è speculare alle sciocchezze dei tg mainstream che vedevano, al contrario, squilli di libertà nelle Primavere Arabe di derivazione francese e americana e chiama colpi di Stato quelli provocati dai russi nella Françafrique. Sottendono, in fondo, la stessa identica visione.
Altra cosa: noi italiani, anche se oramai vogliamo a tutti i costi terzomondizzarci, apparteniamo alla civiltà occidentali. E i ribelli del Niger ci vedono come nemici. Noi confondiamo il Niger con la Nigeria, e pensate che questi distinguano tra italiani e francesi? Ci accoglierebbero a colpi di machete.
Non è difficile ricordare quanto accaduto in Sudafrica dopo la morte di Nelson Mandela, uno dei pochi leader sub-sahariani che non fosse un pazzoide megalomane come Bokassa o un dittatore militare come Mugabe o Idi Amin: i neri hanno passato per le armi tutti i bianchi.
Siamo al livello della Sinistra woke che esulta quando civiltà extraeuropee distruggono le vestigia della nostra. Ma, almeno i woke, lo dichiarano apertamente. Qui abbiamo passato anni a denunciare la deriva della Cancel Culture che vorrebbe distruggere le vestigia di Grecia e Roma ed esultiamo per gente che ci taglierebbe la gola domani?
Anche nella cosiddetta area di Destra, si è oramai diffusa una retorica anti-occidentale fastidiosa per chiunque continui a preferire Raffaello alle maschere masai o alle stampe cinesi. Il guaio è che quella che arriva dalla nostra parte semplicemente sogna regimi militari e campi per dissidenti. La cosa ironica è che chi invoca i lager sarebbe il primo a finirci.
Andrea Sartori
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L’AUTORE
Andrea Sartori è nato a Vigevano il 20 febbraio 1977. Laureato in Lettere Antiche presso l’Università degli Studi di Pavia. Ha vissuto a Mosca dal 2015 al 2019 insegnando italiano e collaborando con l’Università Sechenov. Attualmente collabora presso il settimanale “L’Informatore Vigevanese”. Ha pubblicato con IBUC i romanzi Dionisie. La prima inchiesta di Timandro il Cane (2016) e L’Oscura Fabbrica del Duomo (2019) e, con Amazon, Maria. L’Eterno Femminino (2020)