LA SICILIA E L’INDUSTRIA DEL FUOCO – OVVERO, PERCHÉ NON È TUTTO CASUALE (di Chiara Volpe)
Il calore diventa sempre più intenso, così come la puzza di fumo, piccoli pezzetti di roba bruciata piovono da un cielo fosco, le fiamme sono ancora basse ma minacciano di cambiare velocemente e la sensazione di impotenza e morte si fa via via più dolorosa.
È un incendio, di quelli che tagliano in due le strade, che ti bloccano in casa o dentro a un’auto con l’aria condizionata accesa e la speranza che tutto finisca bene.
Insaziabile, il fuoco cerca altro combustibile, piante e arbusti stressati dalla siccità vengono avvolti in un abbraccio mortifero. Un incendio si riconosce anche dall’odore, quello acre e maledetto che soffoca l’anima. Sono ore tesissime, in cui l’unico desiderio che attraversa la mente è “uscire da quell’inferno”, per tornare a fondersi con un ambiente ospitale.
Ettari su ettari di boschi e terreni, coltivati e pascolati, completamente e nuovamente bruciati, un patrimonio comune da tutelare e salvaguardare che invece è stato puntualmente devastato, con la compiacenza di politici che, per incuria e mentalità, continuano a non attuare le misure necessarie.
“Spegnere oggi gli incendi di domani”, recitava il famoso slogan. Credibilissimo! C’è chi sospetta che dietro alla puntualità con cui questi roghi esplodono possano esserci professionisti della cosiddetta “industria del fuoco”: ci vogliono bravura ed esperienza per appiccare le fiamme, calcolare tempo e luogo, il momento meteorologico perfetto (ore serali e vento di scirocco, per esempio, sono caratteristiche essenziali), affinché un fuocherello possa tramutarsi in un’anticipazione dell’inferno.
C’è chi ha il dubbio che dietro tali strategie ci siano gli interessi economici di categorie di lavoratori con “contratti a chiamata”, che intervengono unicamente al momento dell’emergenza, consentendo allora una serie di assunzioni a tempo determinato. Non ha forse senso tutto ciò o è una follia pensarlo?
L’incendio diventerebbe lo strumento per mantenere il posto di lavoro e la famiglia – ecco la giustificazione del criminale. La dichiarazione dello stato d’emergenza corrisponde, inoltre, a finanziamenti facili e veloci, una condizione sicuramente da perpetrare.
Ma no, a dar retta ai nostri governanti, la colpa è dell’uomo, “dell’antropizzazione del territorio”: discariche abusive incendiate malamente, il barbecue usato impropriamente o il fuoco d’artificio lanciato per la festa patronale che casca proprio sull’erba secca cresciuta accanto a Borgo Nuovo o a quella concessionaria lì.
Ma, soprattutto, la colpa è del cambiamento climatico, di processi come l’autocombustione, questo presunto fenomeno naturale secondo il quale non è necessario alcun innesco. Oramai, siamo al paranormale.
Quest’isola è ogni anno divorata da incendi letteralmente indomabili, mancano persino i canadair per intervenire adeguatamente, senza considerare i numerosi blackout in città e province, motivo per cui hanno trovato la signora morta in un ascensore bloccato o tantissimi negozianti sono stati costretti a chiudere bottega in quanto sprovvisti di gruppo elettrogeno, rinunciando a ordinativi anche importanti. E le 8 ore di code in autostrada? E gli aeroporti chiusi?
E ci vengono a raccontare di fenomeni naturali e cambiamenti climatici in una terra di nessuno? Vorremmo anche sapere l’utilità del servizio IT-alert, tanto promosso e anche collaudato.
Anzi, non vogliamo sapere niente, sappiamo già tutto. “È nell’essenza della politica e del politico non tenere conto delle istanze etiche nonostante la frequenza con cui vengono prese a pretesto”, come disse Schnitzler nel 1927. La politica si fa commedia, il politico attore e la gente pubblico consapevole.
Chiara Volpe
L’AUTRICE
Chiara Volpe nasce a Palermo, nel 1981. Laureata in Storia dell’Arte, ha svolto diverse attività presso la Soprintendenza per i Beni Culturali di Caltanissetta, città in cui vive. Ha lavorato per una casa d’Aste di Palermo, ha insegnato Arte, non trascurando mai la sua più grande passione per la pittura su tela, portando anche in mostra le sue opere. Attualmente, collabora anche con il giornale online Zarabazà.
Chiara e astuta come una volpe