SE LA DESTRA HA PAURA DI SAVIANO (di Matteo Fais)
Grandi soddisfazioni a Destra: dopo che 4 puntate erano già state registrate – e, di conseguenza, presumibilmente pagate -, Saviano si è visto cancellare il nuovo programma in RAI. Che gioia! L’alfiere del progressismo zittito, mediaticamente castrato. Se la Murgia davvero morirà – speriamo vivamente in un miracolo -, qualcuno griderà che parlare del suo funerale è propaganda.
La motivazione ufficiale è che un certo linguaggio dell’autore in questione, uno spettro semantico che ruota intorno a Carola Rackete e Matteo Salvini, sarebbe inconciliabile con il codice etico dell’Istituto L… della TV di Stalin… Pardon, di Stato.
Ma che bello! Ora sì che la Destra può abbandonarsi all’attività onanistica. Se non fosse che, con la medesima scusa, è stato fatto fuori anche il brillante Filippo Facci – invero antipaticissimo in video, ma dalla penna superbamente affilata.
Di Codice Etico in Codice Etico – che fa rima con politicamente corretto, anzi correttissimo -, arriveremo a una fantastica URSS 2.0, nella quale, come per magia, si scompare dai radar e dalle foto pubbliche. Il tragico è che ogni coglione, di Sinistra come di Destra, ne è immensamente lieto!
Che Paese di merda, abitato da miserabili, deve essere l’Italia, se la gente gioisce per la censura e l’assenza di pluralismo?! Che Destra può avere paura di un Saviano, animaletto televisivo così docile e addomesticato? Davvero è questa l’idea di egemonia culturale che li anima, cioè la stessa dei comunisti: invece di mettere in atto iniziative migliori e più grandi, togliere la parola agli altri?
Cosa temono, che la visione del suo testone pelato, unito a quella voce impostata per essere così suadente da suonare imbarazzante, trasformi i loro figli in accaniti progressisti che, dopo tre puntate, vorranno sperimentare la transizione di genere? Suvvia, è ridicolo!
Sarebbe comprensibile parlare di togliere i finanziamenti e di conseguenza la fastidiosa tassa nota come canone. Ma, allora, ci dovrebbero passare un po’ tutti i saltimbanchi di Stato, per i quali l’appartenenza equivale semplicemente a uno stipendio sicuro.
Lo scrittore napoletano è più innocuo di una tigre in gabbia al circo, l’immagine di un rivoluzionario rispettabile da mostrare agli infanti, la fotocopia sbiadita di un intellettuale engagé.
Come al solito, questa Nazione sbaglia tutto: al pluralismo delle voci, predilige il silenzio diffuso, alla dialettica la più ostinata sordità, al confronto feroce tra le menti il vivacchiare di personaggi come Robertone.
L’Italia è un Paese fantastico, con un unico problema: gli italiani. Palesemente, questi non sono pronti per la libertà e la democrazia. A breve, tutti staranno zitti per non offendere qualche anima troppo sensibile dell’uno o dell’altro schieramento. Inutile, qui tutto è fondato sulla piccola comunità e il familismo, su una guerra tra mafie e, soprattutto, mafiette. È la società a non esistere, un senso del rispetto comune, senza per forza volersi bene.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.
Saviano?… chi era costui?…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/