È ORMAI UNA PIAGA SOCIALE (di Matteo Fais)
Oramai, in una qualsiasi spiaggia italiana, la sensazione è straniante, per chi ha la pelle totalmente bianca. Da fenomeno limitato a galeotti, scaricatori di porto e baldracche, la cute inchiostrata è divenuta una vera piaga sociale, un’epidemia che il covid, a paragone, è stato una presa in giro – quello, comunque, sia chiaro!
A fare un veloce conto tra i bagnanti, sarà forse – ad andare bene – il 5 percento a non essere tatuato. Qualcuno – e, soprattutto, qualcuna – può sembrare esente, ma basta osservare con maggiore attenzione. Spesso è nascosto dietro il braccio, sulla caviglia, sul piede, ma c’è, immancabile e senza scampo.
Di solito, non è mai uno. Magari, si comincia timidamente, appunto dal piede, poi ci si arrischia, fino ad arrivare al retro del collo. I più audaci… Anche in questo caso, meglio dire le più audaci, lo ostentano a mezzo di una strettissima mutandina da bagno. Insomma, a essere tatuata è la fica o la zona ad essa circostante. Anche se le parti più toccate sembrano essere schiena e braccia – a farselo prendere in mano, pare appunto di farsi fare una sega da un portuale.
La cosa bella di una società libera è che questa permette sempre di capire con chi abbiamo a che fare. Di fronte al corpo inerte di una donna sbronza, solo le bestie e le persone prive di empatia si buttano per abusarne. Gli individui che credono nella morale e che rifiutano di ridurre gli altri a oggetti si indignano e fanno muro per proteggere la persona vittima della sordida brama altrui.
Similmente, un mondo libero permette di capire immediatamente chi ha fatto una scelta, in termini heideggeriani, per un’esistenza autentica che rifiuta il condizionamento di media e della condotta diffusa, e chi non è intellettualmente e psicologicamente indipendente. Il conformista, insomma.
A ogni modo, non c’è da meravigliarsi della situazione generale. Come non lascia stupiti che l’Italia vada come va. Da un popolo che sente il bisogno di farsi definire da una scritta sulla pelle quale “believe in your dreams” o da un pesciolino guizzante, non ci si può aspettare molto di più. Non è un caso che la maggior parte dei musei e delle mostre non superino le 1000 presenze annuali, scolaresche comprese, mentre per farsi fare un tatuaggio ci vogliono mesi di attesa. Non ci vuole un esegeta: la realtà, nella sua tragica trasparenza, è sotto gli occhi di chiunque voglia vederla.
Ma, se uno avesse proprio voglia di indagare – e, quindi, di farsi del male -, gli basterebbe chiedere agli interessati – o inchiostrati – per quale motivo siano ricoperti di disegnini così infantili. La risposta più comune e che più elusiva non potrebbe è “questo tatuaggio ha tutta una storia particolare dietro, un senso che sarebbe difficile da spiegare”. In effetti, è sempre difficile giustificare certe stronzate con un’argomentazione convincente, anche perché non esiste.
Ecco, considerate voi che questi sono gli Italiani.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.