ZUCKERBERG E L’ENNESIMO INUTILE SOCIAL: THREADS (di Matteo Fais)
Proviamo ad aprire l’app di un social. Cosa si vede? Meme, pensierini del cazzo, piatti di spaghetti al sugo – a proposito, ma che diavolo credete abbiano di speciale per essere fotografati? –, immagini di viaggi. Saltuariamente, compare un riflessione in grazia di Dio.
Il problema è che i social – E I SUOI UTENTI, SOPRATTUTTO – vogliono tutto fuorché contenuti seri, scritti su cui riflettere. Peccato, perché questi network avrebbero potuto realmente costituire un’alternativa alla carta stampata, essendo portati avanti da persone prive di legami ambigui, di padroni e padroncini, di finanziamenti lunghi come catene per i cani.
Al contrario, a trionfare è l’intrattenimento più scemo. Poi, sì, ci sono alcune pagine che si muovono in senso diverso, ma sono di solito poco frequentate e restano per la maggior parte ignote. Niente di strano, i social sono l’immagine in scala 1:1 di ciò che sta là fuori. Un imbecille produce solo imbecillità e riesce a imporla forte di altri milioni di cretini.
Adesso, poi, Zuckerberg vorrebbe proporre un’ulteriore piattaforma, che risponde al nome di Threads, una specie di Twitter in cui, secondo lui, andranno a riversarsi tutti gli utenti già acquisiti su Instagram. Considerato che già il primo è una cagata formulata per persone rimaste all’idea che i pensierini delle elementari siano la formula più alta del pensiero, immaginate che cosa potrà essere la copia dell’originale… Merda al quadrato!
Alla fine, l’unica cosa buona di Twitter, rispetto ai vari Facebook e Instagram, era una maggiore tolleranza rispetto a certi contenuti. Cosa che poi, prosasticamente, si traduceva nel poter trovare immagini pornografiche di qualche puttana, con maggiore agilità – come se ci fosse bisogno dei social per vedere la foto di una vagina.
Alla fine, è proprio vero, la gente non sa che farsene di tanta libertà. Se ai più dai una tastiera, quelli non la usano per scatenare la rivoluzione, ma per cercare qualche trastullo erotico. Che tristezza!
Threads, in ultimo, sarà il social delle libertà sessuali che servirà a sviare ulteriormente il dibattito democratico, per ridurlo a propaggine di PornHub. Di certo, la volontà è questa, ma è altresì vero che l’utente medio non cerca di più. Culi e tette: monomaniaco fa rima con monotematico e noioso!
Chiaramente, in 160 caratteri non si può esprimere niente di profondo o sensato. Il che è ovvio, come dire che uno sputo non è il mare. Finiremo sommersi di contenuti e uno più inutile dell’altro, tra feroci scambi di insulti lunghi al massimo 3 parole.
Peccato, peccato davvero. Ci sarebbe tanto bisogno di una riflessione comune, di un contributo condiviso, in cui ognuno porta un suo particolare punto di vista. A quanto pare, a ogni modo, era un sogno in passato e tale resta anche nel presente, malgrado le infinite e altrettanto inutili possibilità date dal web.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.