LA FRANCIA E LA DESTRA – È QUESTO IL MOMENTO (di Matteo Fais)
Un mondo libero, aperto, senza frontiere, sarebbe forse la soluzione più bella. Il confronto, la mescolanza, l’incontro. C’è solo un piccolo problema: la gente non lo vuole. Realisticamente, pare che i più ragionino secondo l’antica massima popolare che dice “mogli e buoi dei paesi tuoi”. Tanto più che coloro che dovrebbero, per così dire, mescolarsi, tutto sembrano fuorché voler seppellire l’ascia di guerra e far finta che il passato – per esempio quello coloniale – sia acqua passata.
Concretamente, il cosmopolitismo e l’assenza di barriere geografiche è un sogno per intellettuali, cioè per persone civilizzate, cosa che i più, poco ma sicuro, non sono – per quanto, o forse proprio perché un’istruzione di massa è stata garantita a tutti.
La bestia umana è tribale. Spesso non vuole neppure impegnarsi a imparare l’inglese, figurarsi se ha voglia di trovarsi in mezzo alle palle qualcuno che discorre in un idioma incomprensibile e ha un colore della pelle manifestamente diverso dal nostro. Del resto, in più di 160 anni, non siamo riusciti a fare l’Italia, figurarsi cosa ne potrà uscire dalla Francia attuale.
Preso atto di ciò, alla Destra non resta che cavalcare l’onda d’oltralpe, qui come lì. Pare che in Francia si stiano formando gruppi armati, più o meno spontanei, che stanno dando battaglia contro gli allogeni in rivolta. Si sostiene che stiano attraversando il Paese gridando “La Francia ai Francesi”, o inneggiando alla bandiera.
Potrà essere per certi versi imbarazzante, ma anche questa è democrazia, ovvero possibilità di dire no. Del resto, non c’è modo, lì come da noi, di far ragionare la Sinistra, spiegando che creare enclave di stranieri può solo portare al disastro e all’ecatombe.
Peccato, peccato davvero, perché la pace è sempre la soluzione più auspicabile, ma i rossi lavorano unicamente per portare al collasso le nazioni, così da imporre meglio il loro credo. Il problema è che se l’Islam e altri fanatismi dovessero prendere il potere non ci saranno più Pride e più libertà per tutti, ma arriverà unicamente la pazzia religiosa, meno libertà per le donne, che passeranno dal bikini al burqua, e noi finiremo schiacciati da un manipolo di squinternati che vorrebbero farci pagare gli sbagli dei nostri bisnonni.
Se i negri non hanno tutti i torti, in Francia come in America, essendo stati sottoposti in altri tempi a trattamenti disumani, ciò non vuol dire noi si possa scontare adesso dei peccati che non ci appartengono come in una tragedia greca in cui le colpe dei padri ricadono sui figli. Il futuro, per essere costruito insieme, richiederebbe uno sforzo comune per dimenticare il passato.
Alla Destra non resta, per riprendere in mano il potere contro la violenza mafiosa della Sinistra, che fare leva sul senso di insicurezza delle masse ancora vagamente benestanti, o che comunque hanno qualcosa da perdere, e guidarle in una lotta senza precedenti contro il progressismo benpensante che fomenta queste rivolte in un mero esercizio suicida.
Gli estremi ci sono tutti. Del resto, la raccolta fondi, promossa a favore del poliziotto che ha sparato all’adolescente di colore, ha largamente superato quella per il ragazzo stesso, e ciò indica una volontà neanche troppo nascosta di imporre un principio: “questa è casa mia”. Sarà brutto da dire, ma è arrivato il momento di riaffermarlo.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.