PER CAPIRE QUEL CHE STA AVVENENDO IN FRANCIA, LEGGETE “GUERRIGLIA” DI LAURENT OBERTONE (di Matteo Fais)
Alla luce degli ultimi eventi francesi, ci permettiamo di suggerire la lettura di un libro, Guerriglia di Laurent Obertone, uscito diversi anni fa, che Fais reciensì su VVox Veneto, nell’agosto del 2017, e che oggi è tornato più che mai d’attualità. Il testo dell’articolo è stato, per ovvi motivi, leggermente riadattato.
Non poteva succedere che in Francia. Qui da noi gli smidollati letterati nazionali non avrebbero mai contravvenuto ai diktat di quello che Sorrentino, in La grande bellezza, chiama “Il Partito” (sappiamo tutti quale sia). Anche perché, alternativamente, avrebbero dovuto dire addio al lauto appannaggio e alla rendita di posizione garantita agli asserviti dell’intelletto.
In Italia, andare contro non conviene, specie se ambisci ad avere una carriera letteraria. Al contrario Laurent Obertone, pseudonimo di un giovane saggista e scrittore transalpino, ha avuto l’audacia di dare alle stampe questo superlativo romanzo intitolato Guerriglia – Il giorno in cui tutto si incendiò.
Chiaramente inviso all’intellighenzia sinistra e sinistrata del suo Paese, Obertone ha ricevuto il consueto trattamento riservato agli oppositori del pensiero dominante, la variante democratica al rogo dei libri, il boicottaggio. Malauguratamente per i suoi detrattori, che gli hanno negato recensioni e spazi televisivi, l’autore è riuscito comunque a imporsi con il passaparola e a diventare un caso letterario, fino ad approdare anche da noi, pubblicato dalla poco nota ma agguerritissima Signs Books.
Guerriglia è una storia semplice e lineare che procede consequenziale e incalzante, ma con la forza di una valanga. Si tratta di una narrazione che si inserisce degnamente nel filone distopico, che tanto successo ha avuto negli ultimi trent’anni, dal Saramago di Cecità, al McCarthy di La Strada. In particolare, il testo trova i suoi antesignani più vicini in Il Campo dei Santi di Jean HYPERLINK “https://it.wikipedia.org/wiki/Jean_Raspail”Raspail e in Sottomissione di Michel Houellebecq, i due romanzi che hanno raccontato la paura dell’universo occidentale per una possibile presa di potere da parte dell’Islam.
Il libro è ambientato anch’esso in una Francia del prossimo futuro, un futuro pericolosamente vicino. Siamo nelle banlieue parigine, oramai abitate solo da immigrati (che, secondo la nuova denominazione politicamente corretta, il Governo preferisce chiamare itineranti). Un gruppo di poliziotti recatisi in loco, a seguito di una chiamata di emergenza, viene aggredito e malmenato. Uno di loro, preso dal panico, spara e uccide alcuni degli assalitori. Le forze dell’ordine fuggono spaventate, ma l’azione di difesa viene considerata una intollerabile provocazione dal punto di vista degli Islamici, meritevole di vendetta. È così che ha inizio lo scontro.
Dapprima Parigi, e nei tre giorni successivi il resto della Francia, vengono messi a ferro e fuoco, senza alcuna pietà. Morte, violenza, e stupri dilagano e non vi è mai un reale tentativo di arginarli. Si tratta di un’ecatombe che si realizza con il concorso morale della gran parte dei Francesi ridotti, da decenni di discorsi propagandistici politicamente corretti, alla stregua di mansueti lobotomizzati.
La cifra distintiva di Guerriglia, rispetto alle opere narrative affini che l’hanno preceduto e soprattutto a differenza del più noto Sottomissione, è la ricognizione ad ampio raggio sulla società d’oltralpe attuale. Restituendoci un racconto della realtà da più punti di vista, dalla blogger benestante e femminista attivista per i diritti degli itineranti, al colonnello in pensione, passando persino per un semplice cameriere, Obertone rilancia la grande ricostruzione del proprio tempo secondo una multi stratificazione narrativa di balzachiana memoria.
Al di là del monito molto chiaro (la Francia potrebbe cadere in tre giorni, questo il tempo di sviluppo della storia), che l’autore ha ipotizzato stando a stretto contatto con esperti in materia di terrorismo, vi è parallelamente un’altra presa d’atto che questo vorrebbe indurre nel lettore: la comprensione di cosa sia divenuto il Paese in cui l’opera è ambientata.
La Francia che descrive l’autore è il grottesco trionfo del politicamente corretto e di un urbanesimo da smidollati. Vi prevalgono teorie quale quella denominata del buon-vivere-con e vi sono addirittura dei ministeri preposti alla migliore realizzazione di simili idiozie. Per chi non si conforma (chiaramente apostrofato con l’epiteto di fascista, o razzista) vige per legge “una multa di 75mila euro, una pena di tre anni di prigione, una fase di de-radicalizzazione politica, e la pubblicazione dei dati personali integrali sulla bacheca della vergogna”.
Com’è ovvio che sia, anche nella Francia di Obertone, i giovani con una cultura universitaria sono i più ottusi veicoli della propaganda, insieme alle solite categorie ben note: “Altrove, i giovani dei quartieri agiati sfilavano per sostenere i loro fratelli relegati ai margini. Tra loro c’erano musicisti, artisti, ecologisti, militari, LGBT, ma anche associazioni per la difesa degli animali”.
Al contrario i semplici rappresentano quelli più ragionevoli e accorti, per quanto non propriamente misurati nell’esternare la propria opinione, come nel caso di Marcel. Per gente simile, che non ha studi alle spalle e passa la sua giornata al bar, non esiste diritto di parola: “Finché era possibile ridurre il deviante alla sua estrazione, alla sua non-cultura, alla sua miseria, l’etica del cittadino di sinistra era salva. A Marcel mancava soltanto un po’ di istruzione per pensare come tutti gli altri, come si deve […] Marcel era molto particolare. L’eccezione. Non aveva nulla da perdere. Qualsiasi francese onesto, lavoratore o pensionato, si convinceva invece di avere così tante cose da perdere… in special modo, il proprio posto in questo bel mondo benpensante… I francesi, ben educati all’indignazione corretta, non osavano mai raccogliersi intorno al suo nasone rosso”.
Il delirio umanitario e gli effetti maggiormente devastanti del proselitismo progressista sono in particolare ben visibili nella figura di Zoé, giovane blogger e figlia di uno dei più importanti editorialisti del Paese. La ragazza, un “decalogo della sua epoca”, che “non si depilava per riappropriarsi del suo corpo, per sottrarsi al diktat degli uomini e al business dei cosmetici”, è talmente infarcita dei luoghi comuni buonisti che, anche quando diviene vittima dei soprusi sessuali compiuti dagli uomini di colore, dentro di sé li giustifica asserendo “i riferimenti culturali dovevano essere relativizzati, per comprendere meglio quelli dell’Altro, erede e vittima del patriarcato colonialista”.
Un tale discorso trova la sua apoteosi nel vaneggiamento di un’altra opinionista femminista che, messa al corrente delle violenze perpetrate sulle donne dagli itineranti in rivolta, arriva a dire “Donne, noi dobbiamo fare una scelta: o ci schieriamo dalla parte dei razzisti e continuiamo ad accusare gli itineranti di ciò che i media chiamano violenze, oppure ci mettiamo dalla parte degli itineranti e in questo caso dovremmo emanciparci, a dire il vero, accogliendo questo arricchimento che ci spalanca le braccia. Lo dirò molto chiaramente, sorelle: ne ho abbastanza della vostra titubanza borghese! Ne ho abbastanza dei bei discorsi! Apriamo i nostri cuori e le nostre cosce all’Altro! Questa è la vera accettazione, il vero gesto d’amore! La vera rivoluzione!”.
Fa un certo effetto leggere simili parole in un testo di fiction, ma è forse solo entro la concentrazione della pagina di un romanzo che i tragici connotati della deviazione mentale di cui è vittima il popolo francese, come quello italiano, emergono maggiormente in tutta la loro irrazionale portata. Il proposito dell’autore è inequivocabile. Non per niente il libro è dedicato “a coloro che non hanno capito”.
Matteo Fais
Canale Telegram di Matteo Fais: https://t.me/matteofais
Instagram: http://www.instagram.com/matteofais81
Facebook: https://www.facebook.com/matteo.fais.14
Email: matteofais81@gmail.com
Chat WhatsApp di Matteo Fais: +393453199734
L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.