GLI ITALIANI SONO RIUSCITI A FAR PASSARE ELISA ESPOSITO DALLA PARTE DELLA RAGIONE (di Clara Carluccio)
Gli Italiani riescono sempre nel magico gioco di prestigio di far passare dal torto alla ragione persino i soggetti più improbabili, come Elisa Esposito. Questo non di certo per un senso di giustizia, più che altro sono talmente sciocchi che, qualsiasi cosa, riescono a girarla a loro sfavore.
Ciò non è da intendersi nel senso che la ragazza si sia macchiata di chissà quali crimini contro la moralità. Bensì, persino lei, diventata famosa parlando come una decerebrata e avendo fatto fortuna su OnlyFans grazie ai soldi dei suoi estimatori, finisce col meritarsi piena solidarietà per l’accanimento che, adesso, le viene rivolto contro.
La favoletta che tutti si raccontano è sempre la stessa: l’italiano è un essere puro, il buon selvaggio di roussoviana memoria, dall’intelligenza sopraffina e grandi ideali che viene, suo malgrado, traviato da qualcosa, o qualcuno, più forte di lui – il Sistema, la propaganda, l’ipnosi, i Poteri Forti, i massoni -, in ultimo anche da Elisa Esposito. Straziato dal tormento, l’antieroe cede alla passività facendosi compatire fino alla fine dei suoi inutili giorni.
Ma la verità è ben altra e fu spiegata in modo ineccepibile – e seriamente imbarazzante – da Indro Montanelli, quando disse che l’italiano, nel vedere una Ferrari, non si adopera per cercare di possederne una a sua volta, ma impiega tutte le sue energie per bucarne le gomme.
Ovviamente, l’auto di lusso è un simbolo, una metafora, ma può essere sostituita con qualsiasi cosa: di fronte all’uomo di cultura, il fallito lo accusa di intenti venali, come se gli Italiani non facessero altro che leggere romanzi, poesie e saggi da mattina a sera; di fronte a un imprenditore pensa che il suo capitale, o la sua attività, sia solo il frutto di loschi accordi e quindi ne sogna l’arresto o l’impoverimento estremo.
Più didascalica è stata la Esposito nel citare il primo dei molti difetti dei nostri connazionali, ascrivibili al girone purgatoriale degli invidiosi – tranquillamente rinominabile come girone degli Italiani: “La maggior parte di loro vuole vedere il fallimento della vita altrui”, ha commentato l’insegnante di Corsivoe, dopo aver trovato il suo profilo TikTok in shadowban, con l’esultanza di buona parte di pubblico, specie di matrice reazionaria, che le attribuisce – insieme alla nuova collega di Rocco Siffredi, Mariasofia Federico – ogni stortura del mondo contemporaneo.
Sempre a causa della favoletta del buon italiano scaricabarile che, oltre a sostenere di essere costretto ad acquistare il materiale pornografico di OnlyFans, si lagna che le sue iscritte facciano soldi facili fregiandole dei peggiori epiteti da strada. Si pagassero un volo low cost per Amsterdam, o andassero a farsi un giro su Escort Advisor. A questo punto, troia per troia, almeno otterrebbero un beneficio concreto.
In ogni caso, gli Italiani non si adoperano mai in azioni di contrapposizione a quello che non vogliono, sanno solo lamentarsi di ciò che aborrono. Hanno sempre pronta qualche giustificazione che li sollevi da ogni responsabilità soprattutto per quello che riguarda l’ambito culturale, frignando sull’imposizione di determinati prodotti a sostegno di una costante propaganda progressista.
Si potrebbe prendere esempio dal popolo americano, il quale si batte, davvero, con onore, contro ciò che lo assilla. Ma, si sa, gli Italiani hanno una scusa anche per quello e non prendono lezioni da nessuno per un misto di inutile boria identitaria, unità alla convinzione che l’America sappia solo fare guerra a dei Paesi che, della sua cultura, non vorrebbero in realtà sapere niente.
Basterebbe, comunque, che impiegassero la loro – presunta – insoddisfazione nella ricerca volontaria e indipendente di qualcosa che rispecchi i loro interessi. Ascoltare le persone più colte, invece di criticarle, chiedere loro, farsi dare delle dritte, dialogare. Usare i social non solo per ammorbare gli altri con i propri selfie ma anche per proporre qualcosa di alternativo. Il più delle volte, però, i post a tema letterario vengono snobbati, in certi casi persino criticati.
L’italiano, come già spiegato, non fa niente. È passivo, lamentoso, moralista, a favore della famiglia e della sessualità tradizionali, salvo poi fantasticare segretamente di trans, orge, scambismo o sadomaso. Il che, sia chiaro, non riguarderebbe nessuno all’infuori dei diretti e consenzienti interessati, se non passassero poi la vita a tediare la società con la decadenza dei valori.
La vera idea di società liberale – da non confondere con l’inglese “liberal”, sinonimo di “woke”, ovvero, “progressismo” – è lasciare che ognuno viva la vita che vuole, entro l’intimità che predilige, ma nel rispetto degli altri. Nessuna propaganda a favore o contro qualche ideologia, nessuna psicosi omofoba o etero. Nessuna forzatura da parte dello Stato. Nessuna deriva dittatoriale. Specie tra quelli che vorrebbero vedere la Esposito ai lavori forzati, magari, dopo averle comprato un kit di foto tette – culo – piedi dandole, poi, della bagascia.
Un’utopia, con questi invidiosi e indolenti. Ma, soprattutto, falsi. E di fronte ai loro moralismi di facciata non si può che auspicare l’avvento del peggior progressismo, non essendoci alternative valide.
Meglio un mondo perduto alla luce del sole del sipario di certi reazionari che vogliono solo controllare il prossimo, portando avanti in segreto le loro perversioni, salvando la faccia.
Clara Carluccio
L’AUTRICE
Clara Carluccio nasce a Milano, nel 1985, e risiede attualmente in provincia di Brescia. Per errore di gioventù studia alla scuola agraria del quartiere Comasina di Milano, incidentalmente ubicata in prossimità dell’istituto Paolo Pini, il manicomio in cui venne rinchiusa la poetessa Alda Merini. Dopodiché, decide di perfezionare la sua conoscenza del mondo tra lavori precari e umilianti della peggior specie. Si trova così a svolgere mansioni quali: Oss in una RSA, segretaria, barista, guardarobiera in discoteca non guardata da nessuno, cameriera ai piani, cuoca incapace in un centro disabili, domestica – non dite colf – in nero e banconiera al supermarket declassata poi al semplice ruolo di scaffalista inutile al mondo e a se stessa – il tutto con un contratto da stagista. Suo malgrado, colleziona infruttuosi corsi di cucito, danza quale tribal fusion e contemporanea, naturopatia. È appassionata di lingue straniere, in particolare inglese e portoghese. È approdata a “Il Detonatore” dopo vari messaggi di stalking rivolti all’indirizzo di Matteo Fais. La trovate su Facebook e Instagram, ma non riesce a postare i suoi link.
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Un fritto misto di luoghi comuni, potreste fare meglio.