CRISI DI POPOLARITÀ PER I FERRAGNEZ? CHE DUE COSÌ SIANO NOTI PROVA UNICAMENTE QUANTO VALGANO GLI ITALIANI (di Matteo Fais)
Dei numeri, tutto sommato, chi se ne fotte. Lei avrebbe perso il 20% delle interazioni, lui molto di più. Nessuno di noi è il loro analista (finanziario), quindi possiamo tranquillamente sbattercene. La cosa che lascia interdetti, semmai, è che questi due, nel bene o nel male, tra cadute e oscillazioni, serie televisive e apparizioni a Sanremo, prosperino comunque.
Il punto è tutto qui: com’è possibile che esista un Paese in cui soggetti simili, sulla base del nulla, vadano avanti e siano più noti di chiunque altro? Certo, ci sono realtà che stanno messe peggio: alcuni posti, nel 2023, sono ancora governati da una tirannia comunista – con la mano sul cuore, si può dire in coscienza che come male è meglio il nostro.
C’è qualcosa di profondamente sbagliato in questo popolo, qualcosa di maligno e purulento, di tristissimo. Darsi una spiegazione è praticamente impossibile. A un certo punto, non c’è propaganda che tenga. Volgarmente, parlando sotto metafora, si potrebbe dire che sarà pure possibile che uno, per curiosità indotta dal martellamento quotidiano, provi l’omosessualità una volta nella vita ma, se continua a prenderlo in culo per il resto della sua esistenza, c’è poco da fare, gli deve piacere.
Chissà cosa vedono gli Italiani in loro. Non son belli e non son brutti, non hanno particolari abilità, sono conformisti e privi di idee peculiari. Probabilmente, sono come tutti loro, con l’aggiunta del successo, cosa che i nostri connazionali amano particolarmente, specie se immeritato, malgrado smadonnino contro chiunque abbia una macchina più cara della loro.
Alla fine, non esiste spiegazione migliore: come Dio si compiace di suo figlio, gli Italiani fanno con chi ne incarna al meglio le principali caratteristiche. Tatuati, rozzi e incolti, esibizionisti, macchiettisti, avvezzi a ogni tipo di insignificante beneficienza che allontani le accuse di venalità.
I loro compatrioti si identificano in tale ritratto. Non c’è ragazzetta – e, ahinoi, persino i falsi intellettuali – che non vorrebbe essere virale. Attenzione: non vedersi giustamente riconosciuto dagli altri un tributo morale per il duro lavoro svolto. No, proprio essere ovunque per ogni parola proferita in pubblico, fosse pure un respiro intestinale.
Alla fine, ognuno sceglie i propri miti e questi, volenti o nolenti, finiscono per rappresentarlo. Se la Ferragni è più famosa di Ungaretti, o di Lalla Romano – in quanti avete letto le sue poesie? –, è la gente che ci circonda ad averne la responsabilità. Sono tra noi e sono orribili. Sono le persone che ci versano il caffè al bar, che ci rifanno le unghie. Sono coloro che hanno avuto la pretesa di insegnarvi qualcosa a scuola e coloro che ancora insegnano ai vostri figli – in tal senso, inutile sottolineare che la professoressa assentatasi per vent’anni su ventiquattro ha solo fatto del bene all’Istruzione Pubblica.
Pensateci: i Ferragnez occupano il posto che occupano grazie a loro. E a nulla varrebbe cercare di correggerli, perché uno che è attratto dallo schifo non può mai conoscere un miglioramento – ergo, no, privarli della libertà non li farebbe diventare altro da ciò che sono. Se non siete terrorizzati dal vostro vicino, a questo punto, c’è qualcosa di profondamente sbagliato anche in voi.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.
Questa volta non ho nulla da obiettare. Il tuo ragionamento non fa una grinza.