Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

LA SOCIETÀ ANARCHICA NON È IL CAOS (Alex Vön Punk)

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In troppi accusano la società Occidentale della pericolosa deriva liberale, convinti di vivere in un’epoca di assoluta libertà. Allo stesso modo guardano con orrore alla società anarchica, fautrice di caos e disordine. Ma è davvero così?

Anarchia non significa assenza di regole, anzi una società anarchica è una società autoregolata e ordinata, in cui ogni individuo può realizzarsi autonomamente, disporre come meglio crede dei frutti del proprio lavoro e dei propri beni fintanto che non venga infranto il “non-aggression principle” (NAP).

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La tale forma societaria si basa essenzialmente sul concetto di autoproprietà (self-ownership). Ciò significa che ogni individuo è il proprietario assoluto di sé stesso, cioè del proprio corpo e della propria mente, suo unico Re. Ciò comporta che ciascuno deve poter decidere liberamente, senza interferenze esterne, che cosa fare di sé e della propria vita, cioè controllare la propria persona senza intromissioni coercitive. Le vite della gente non possono essere usate dagli altri, compreso lo Stato, per perseguire i propri obiettivi. Il principio di self-ownership traccia una linea di demarcazione intorno a ogni individuo, creando uno spazio entro il quale egli possiede piena e totale libertà d’azione.

Seguendo questo assioma si arriva alla logica conseguenza che ogni attività imposta con la forza al prossimo sia da considerarsi come una pretesa illegittima. Ciò delinea a caduta un sistema di regole ben definite, in cui solo gli scambi volontari tra individui possono trovare il proprio spazio, niente di più lontano dal caos in cui oggi siamo immersi.

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Dall’autoproprietà si passa quindi alla legittimazione del possesso sugli oggetti esterni. Dato che le risorse sono scarse, viene applicato il principio liberale dell’homesteading, ovvero dell’occupazione originaria. Il primo che ha compiuto l’azione di occupazione di una risorsa res nullis è proprietario di essa e di ciò che produce. Non ci vuole un genio per capire che la situazione attuale, in cui non si può disporre liberamente neanche del giardino di casa propria, sia quanto di più lontano dal principio anarchico. Provate a costruire un muro di cinta nella vostra proprietà, o una casa nel vostro terreno, e vedrete arrivare i gendarmi dello Stato pronti a multare, obbligare a tirare giù, a vessarvi.

Il diritto di proprietà implica il potere assoluto di disporre ad arbitrio dei propri beni, usarli, percepirne i frutti, trasformarli, venderli, barattarli, regalarli, metterli in palio in un gioco d’azzardo, abbandonarli, distruggerli. 

Il diritto di proprietà contiene in esso il sacrosanto diritto all’esclusione, che è inscindibile dalla libertà, ovvero la facoltà da parte del proprietario di estromettere chiunque egli desideri, di respingere qualsiasi pretesa altrui su quei beni.

Questa è la trincea principale contro i soprusi da parte dello Stato. Una volta afferrati questi concetti basilari per una società libera, si arriva al punto di poter affermare, senza mezzi termini, che deve essere illegale dare inizio alla violenza contro un individuo o i suoi beni senza il suo consenso. Il principio di non-aggressione può essere riassunto come segue: è illegittimo intraprendere aggressioni verso i non aggressori. In pratica, non è possibile utilizzare la forza per primi.

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Nella società odierna, invece, viviamo nel caos, nella piena negazione di questo principio. Ogni giorno vediamo aggressioni e pretese da parte del prossimo e del Governo nei nostri confronti, aggressioni dalle quali – ed è questo il reale stato di caos – non possiamo opporci se non in modo limitato.

Chi vaneggia del pericolo liberale, chi chiede più regolamentazione, ha di fatto pretese autoritarie, e mira, non ad una società libera ed autoregolata il più possibile, ma ad una minoranza organizzata non dissimile da un clan mafioso, che mediante il monopolio della violenza, su di un dato territorio, cerca di imporre il proprio volere e la parola ultima sulla proprietà degli individui, corpo compreso.

Alex Vön Punk

Email: vonpunk@tutanota.com

Telegram: @VonPunk

L’AUTORE

Alex Vön Punk viene costruito a Pisa negli anni ‘80. Bandito, cantante e scrittore di canzoni punk nella band pisana Enkymosis fino al 2009. Autodidatta d’assalto tra un lavoro precario e l’altro, grafico freelance, agitatore politico e provocatore di tendenze anarchiche, anti-autoritarie e federaliste, membro del Centro Studi Libertario “Società Aperta” che si occupa di libertarismo, diritti civili e della promozione del Reddito di Base Universale.

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