SIETE SICURI CHE I GIOVANI SIANO REALMENTE PEGGIORATI? (di Matteo Fais)
Una delle grandi pecche degli Italiani è la memoria corta e la tendenza a mitizzare il passato come nel famoso paradosso coniato da quel genio di Guglielmo Giannini: “si stava meglio, quando si stava peggio”.
Adesso, 5 youtuber, ex star della piattaforma – ma chi li avrà resi tali, se non voi? –, hanno fanno una coglionata assurda, in macchina, finendo per uccidere un povero infante e tutti iniziano a tuonare contro il degrado di questa gioventù senza valori, né intenti, priva di coscienza civile. Il bello è che a farlo sono anche i quarantenni e i cinquantenni, esattamente come i loro genitori boomer.
Praticamente, sembra di sentire una vecchia mignotta che accusa le giovani per i loro facili costumi. Una roba ridicola! Negli anni ’70 e ’80 esplose il fenomeno dell’eroina, la droga. Famiglie rovinate, una generazione con il cervello bruciato e le vene crivellate. Quella stessa gente, oggi, fa la morale ai ragazzini che ascoltano la trap music.
Negli anni ’90, era divenuta quasi una moda tirare sassi dal cavalcavia, o pisciare sulle macchine in transito da sopra un ponte – chissà quanti di quelli che, al momento, indossano giacca e cravatta, mentre sono ai vertici di una qualche azienda, l’hanno fatto per noia. A quanto pare, i cretini sono sempre esistiti, non sono un’invenzione dei social o un derivato della società tecnologica.
Il popolo non vuole vedere più in là del suo naso e non ricorda neppure cosa abbia mangiato a pranzo ieri, dunque prende un fenomeno recentissimo e attribuisce ad esso il ruolo di scaturigine di ogni male. Come se fosse colpa di Instagram se le ragazzine pubblicano solo foto del loro culo, in luogo di passi da Vita di un uomo di Giuseppe Ungaretti.
In verità, è solo un falso mito quello della gioventù impegnata, negli anni ’50 e ’60. La maggior parte dei raduni musicali – questo è vero, la musica era migliore – servivano ai più solo per cercare qualcuna con cui accoppiarsi – anche il libero amore non era una scelta etica, ma di comodo, secondo il sacro principio per cui “per farsi dare la fica val bene qualsiasi puttanata”.
Poche balle! Anche allora, i ragazzi frequentavano sorte di club, in cui sbevazzavano, ascoltavano i Beatles e i Rolling Stones, senza peraltro comprendere una mazza dei testi e cercavano, scontrandosi con una solo apparente morigeratezza sessuale, di fare quattro salti e rimorchiarne una. Anche le femmine non erano migliori. Qualcuna aveva ancora lo spauracchio dell’essere sedotta e abbandonata, pertanto si cercava un fessacchiotto, con un impiego stabile, per convolare a nozze e non doversi allevare da sola qualche bastardo. Tra parentesi, anche allora, i vecchi tromboni maledivano la gioventù nichilista e decadente.
Col cavolo che i nostri genitori hanno conosciuto l’innocenza e il vero amore. Vostro padre, probabilmente, cercava di farsi ogni tipa possibile e immaginabile, esattamente come voi oggi, per poi portare all’altare la brava ragazza, o presunta tale, che di solito lo eccitava poco o niente, e mettere su famiglia intorno ai 35. Anche allora, peraltro, tendenzialmente il medico andava con il medico e l’operaio con l’operaia.
Semplicemente, il passato è un telo bianco su cui proiettiamo i nostri sogni nati dal disagio del presente, sovente senza sapere niente di ciò che fu, rimuovendo con inconscia arte tutti i fattori perturbanti. Meglio restare con i piedi per terra, qui e ora.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.