ANTROPOLOGIA ITALICO-BERLUSCONIANA (di Matteo Fais)
La vita è molto semplice – sicuramente più semplice da interpretare che da vivere: se vai con le puttane, sei un puttaniere. In una formula più elegante, gli atti di un uomo lo definiscono, rivelano chi sia.
Per capire chi siano gli Italiani, bisogna guardare che cosa piaccia a questi e certamente i prodotti culturali che Berlusconi ha fornito loro per decenni sono la miglior chiave di lettura antropologico-sociologica del nostro popolo. La gente non vuole i film di Bergman, preferisce quelli con Lino Banfi – a loro modo geniali, sia chiaro –; come al dibattito intellettuale, stile Mixer Cultura, predilige le battute del Drive-In, con il contorno di cosce ostentate e tettine reticenti sui capezzoli.
Arrendetevi, questa è la verità! Niente si impone senza che le masse lo vogliano. Se il libro di Elisa Esposito sul cosiddetto corsivo viene stampato dalla berlusconiana Mondadori è perché vende, mentre bravissimi poeti restano pressoché ignoti in vita.
Insomma, se Marx, Nietzsche e Freud sono i Maestri del Sospetto, secondo una certa tradizione filosofica, la vera genealogia della morale, dell’etica e dell’antropologica italica l’ha fornita il Cavaliere.
Certo, è difficile credere che il suo intento fosse di natura teoretica, ma è indubbio che per vendere determinate cose bisogna avere un certo intuito rispetto alla natura del potenziale acquirente che si ha davanti. Un concessionario, come ti vede, capisce subito se sei il tipico coglionazzo che ha bisogno di una berlina da 80 mila euro per supplire alle sue insicurezze – tanto quanto è sicuro che, vedendo un altro, afferrerebbe al volo che quello se ne fotte dell’apparire e ha solo bisogno di un mezzo per recarsi a lavoro.
Berlusconi, semplicemente, era il più abile dei concessionari. Dava agli Italiani esattamente quello che loro desiderano, secondo il principio che anima ogni mente caratterizzata da una vocazione spiccatamente imprenditoriale.
Senz’altro, il ritratto che emerge dei nostri connazionali non è esattamente rasserenante e meno che mai esaltante. Gli Italiani sono in massima parte feccia della peggior specie, gentaglia che la cultura non sa neppure cosa sia, pur essendone circondata in ogni dove. Si sollazzano con le mutandine in vista di una zoccoletta qualsiasi e ignorano la lirica di Gozzano. Esplodono segandosi sul divano di fronte alla pettoruta Pamela Anderson dei tempi di Baywatch, ma certo non si ritrovano a piangere leggendo Verrà la morte e avrà i tuoi occhi di Pavese.
In breve, il Paese di Michelangelo Buonarroti, di Gabriele D’Annunzio, di Gianni Vattimo, Giambattista Vico e Benedetto Croce è abitato prevalentemente da barbari. Siamo un popolo che va in visibilio per il calcio e fa pisciare il cane contro una colonna romana ai Fori Imperiali. Da una parte i radical chic che avvelenano i pozzi della cultura, dall’altra una massa amorfa e da spennare per cui il mondo implode tra le gambe di una velina. Berlusconi, conscio di tutto ciò e delle diverse fette di mercato, ha portato al successo Striscia la Notizia e acquistato Einaudi.
Intendiamoci, lui è un genio, le teste di cazzo siete voi.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.