BERLUSCONI, SÌ O NO? (di Davide Cavaliere e Matteo Fais)
BERLUSCONI? NO! LA DESTRA LIBERALE NE HA SOLO RISENTITO (di Davide Cavaliere)
Berlusconi è morto. Sic transit gloria mundi. Si tratta solo della defunzione fisica, quella politica si era conclusa anni fa, nel novembre del 2011, quando si dimise dalla carica di Presidente del Consiglio. Da allora si aggirava per i palazzi del potere e i salotti televisivi con indosso una maschera funebre, sempre più artificiale e soprattutto grottesca, come la sua parabola politica.
Il Berlusconi degli ultimi anni era un umanissimo vecchio atterrito dalla morte, che cercava di esorcizzare con gesti enfatici, battute da spogliatoio e social media. Era incapace di porsi un limite, cosa che lo aiutò nella sua attività imprenditoriale, ma che nel pieno della senilità lo trasformò in un’incerata parodia di sé stesso.
Il «Cavaliere» è stato per tutta la vita vittima del proprio ego e di coloro che, per interesse personale e privato, lo alimentavano, sfruttandone cinicamente l’ipersensibilità alle lodi e ai plausi. Cominciò al meglio, circondato da validissimi collaboratori e pensatori, come Vittorio Mathieu, Lucio Colletti, Antonio Martino, Renato Ruggiero, che via via lo abbandonarono. Forza Italia smise di essere un partito, per diventare una corte di traffichini e soubrette.
Berlusconi ha fatto perdere vent’anni alla causa liberale. Non provò nemmeno a diventare il Ronald Reagan italiano, si abbandonò quasi subito a un populismo telegenico e cafone, tutto teso a lambire i vizi degli Italiani, nel tentativo di farne i complici morali delle sue scorribande economiche e sessuali. Non era certo peggiore di quelli che lo avversarono, ma su di lui ricade la colpa di non aver saputo dare vita a una Destra liberale, nonostante non gli fossero mancati i mezzi, gli uomini e il consenso.
Di lui rimarranno le barzellette, i siparietti nelle sedi internazionali e le imbarazzanti amicizie politiche, a cominciare da quella con Putin, da lui definito «un sincero democratico». La sua posizione sulla guerra in Ucraina lo ha avvicinato ai comunisti e a quel Travaglio che grazie alla sua sola esistenza ha riscattato da una misera carriera di cronista locale. Inoltre, ci lascia in eredità il suo codazzo di «onorevoli», composto da donne non più fresche dall’Instagram facile, lacchè in completo blu, goffi arraffoni e star della televisione generalista.
Quando penso a Berlusconi mi viene in mente un amaro aforisma di Edgar Allan Poe: «Il naso della plebaglia è la sua immaginazione; chi la prende per questo naso, può portarla dove vuole».
Davide Cavaliere
L’AUTORE
DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais e Franco Marino, del giornale online “Il Detonatore”.
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BERLUSCONI? SÌ! CI HA SALVATI DAI COMUNISTI (di Matteo Fais)
La vita, è noto, non è un’attività per ragazzine vergini e timorate di Dio. Ma in particolare in politica, come in amore, per dirla con Ennio Flaiano, “bisogna essere senza scrupoli, non rispettare nessuno. All’occorrenza essere capaci di andare a letto con la propria moglie”. Bisogna sostenere l’America, se l’alternativa è la Russia – sovietica o attuale non importa – o uno qualunque dei Paesi Rossi, e persino turarsi il naso e votare Berlusconi – il famoso “meno peggio” – per rompere il culo ai comunisti.
Bisogna addirittura sopportare l’immondo paradosso di un uomo che, a parole, ha passato la vita a combattere i Sinistri, per poi somigliare a quella fottuta sagoma di Mao Tse-tung. Comunque, dannazione, era divertente. Le sue battute da spogliatoio, il ”vi devo lasciare per andare a puttane”, rompono con il politicamente corretto. Probabilmente, peraltro, sono lo zenith della sua genuinità. Non una recita, insomma, lui era arcitaliano. Non per niente, persino Escort Advisor, il sito delle puttane, gli ha rivolto il suo saluto.
No, certo non stiamo parlando di una Margaret Thatcher, ma l’Italia non è l’Inghilterra e, più di tutto, gli Italiani non sono gli Inglesi. Con la sola argilla, anche Michelangelo sarebbe stato al massimo un buon ceramista. Nel Paese dello statalismo cattocomunista, Berlusconi ha fatto il possibile.
Di una cosa bisogna dargli atto, se si è realmente di Destra e almeno vagamente ragionevoli: ha arginato la Peste Rossa. Non che questa non abbia potere, adesso come durante il suo periodo. Eppure, se non ci fosse stato lui, sarebbe andata anche peggio. Ci sarebbe la giornata nazionale del Pride. A scuola, i bambini dovrebbero vestire come le bambine e viceversa. E sarebbe stata aggiunta una tassa di successione in più per garantire il cambio di sesso.
Poi, che l’uomo avesse un’infinita di difetti è vero ma, tornando al punto, chi non ha di meglio dorme con sua moglie. Malauguratamente, sconfiggere lo strapotere della Sinistra Italiana è praticamente impossibile, come nel caso della mafia. Troppa gente deve la vita a quella baracca di delinquenti. L’Italia non si può mutare perché la corruzione non è limitata alla classe politica, ma endemica. Coinvolge l’operaio come il sarto, il poliziotto e il robivecchi. Qui il più sano c’ha la rogna e Berlusconi lo sapeva bene.
Perciò, di rivoluzione liberale si è visto ben poco in questa Nazione, malgrado le promesse. L’importante è aver stoppato la gioiosa macchina da guerra del risciacquato Occhetto. Poi, se il tempo giusto dovrà venire, verrà. Per il momento l’Italia è solo peggiorata, ma non naufragata e ciò è anche merito di Berlusconi che, grazie al cielo, a suo tempo, non dette retta all’Europa e alla lettera Trichet-Draghi, conosciuta anche come della BCE, in cui si richiedevano misure di macelleria sociale, poi, parzialmente attuate da Monti.
Qualcosa si è salvato e, a Dio piacendo, qualcosa si salverà sempre perché, in questo disgraziato Paese, ogni tanto compare un uomo come lui, incapace di ridisegnarlo, ma abile nel riprenderlo al volo sull’orlo del baratro.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.
Bravissimo Matteo. Ieri, guardando il video di un’intervista a Franco Fracassi da parte di Beatrice Silenzi, su Berlusconi, l’ho stoppato nel momento in cui Fracassi ha affermato in sostanza che una delle colpe più gravi di Berlusconi è stata quella di aver cambiato fino a distruggerla (?) la (narrativa sul)la Resistenza. Prendi un dissenziente proveniente da sinistra di oggi, gratta un pochino la superficie e salta fuori subito il bolscevico. Non ne verremo fuori sani.