LA PROPAGANDA E I GUSTI SESSUALI DEI VOSTRI FIGLI (di Matteo Fais)
Partiamo da un punto: sì, la propaganda esiste ed è ubiqua, silente – per modo di dire –, giocata sul senso di colpa verso certe categorie, in particolare immigrati e omosessuali. Basta accendere la televisione – infatti, meglio evitare –, sfogliare un giornale – “Repubblica”, in tal senso, è il paradigma.
A ogni modo, no, il martellamento costante poco o niente potrà fare sui vostri gusti sessuali o su quelli dei vostri figli. Eterosessualità e omosessualità, in ultimo, sono un destino. Non scegliete di essere in un modo o nell’altro. Le pulsioni non dipendono mai da un propria decisione, sono sempre qualcosa che ci abita senza che noi gli si sia aperta la porta.
Casomai, partendo da una certa spinta, noi decidiamo se perseguirla o meno. Esempio: vedo una ragazza sull’altro lato della via e la desidero. Sta a me di scegliere se avvicinarmi e cercare di parlarle, o lasciarla andare per la sua strada. Probabilmente, neppure un serial killer decide se avere una certa tendenza sadica o meno. Certo, salvo casi di schizofrenia, in cui il soggetto non è conscio di quello che fa, l’interessato potrebbe andare a chiedere assistenza a chi di dovere – è per questo che a molti di loro sono imputabili i crimini commessi e perciò meritano di essere condannati.
Sì, insomma, ogni volta che si è mentalmente sani – del resto, molti assassini lo erano, oltre ad avere un alto IQ –, il male è un qualcosa che perseguiamo o scegliamo di evitare.
Detto ciò, è inutile dannarsi l’anima per il proselitismo che viene inflitto a scuola e attraverso i più noti strumenti di intrattenimento ai vostri figli. Questi non sono esattamente una tabula rasa, come si crede. Non è vero ciò che dicono i progressisti, ovvero che la sessualità è un prodotto antropologico.
Chiunque abbia memoria di come è nata in un lui una certa passione per l’altro o il proprio sesso, ricorderà bene che questa gli è praticamente piovuta addosso. Semplicemente, di punto in bianco, la pulsione ci possiede come un demone, nella tradizione cristiana, entra nel nostro corpo. L’Altro, che fino a pochi mesi, se non giorni, era per noi un indistinto essere umano fondamentalmente asessuato – come tale lo percepivamo, perché così eravamo a nostra volta – diviene oggetto di attrazione.
Non ci sono costruzioni o sovrastrutture che tengano. Per dirla in modo molto crudo, la fica o il cazzo non conoscono appello, si impongono. Dal momento in cui inizi a bramare le donne, non smetterai mai, se non forse a cent’anni – forse. Per dirla con Nietzsche, non si diventa se non ciò che si è. In breve se ti piace la passera, non c’è modo che nessuno possa spingerti a trovare nell’uccello un approdo per le tue voglie.
Dunque, dormite sereni. Possono fare tutti i pride che vogliono – comunque, no, meglio non portarci i bambini –, ma se vostro figlio è nato etero morirà tale, salvo intercessioni dello Spirito Santo – che non ci sono fondati motivi per credere che esista.
No, non si può guarire da sé stessi. Nella nostra carne è il programma per il nostro futuro. I woke possono mobilitare tutte le forze che vogliono, ma la maggior parte della gente è sempre stata e sempre sarà etero. Poi, non sta a nessuno dire se gli altri sono sbagliati. Sono, e tanto basta. Se, poi, avete voglia di picchiare gli omosessuali, perché vi infastidiscono, in quel caso, probabilmente, hanno ragione i progressisti: è lo specchio a farvi paura.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.