COME CONIUGARE ANIMALISMO E GIUSTIZIA UMANA IN UN PENSIERO CONSERVATORE (di Davide Cavaliere)
Non bisogna certo aver visto il tragico film di Jerzy Skolimowski, EO, per sapere che gli animali possiedono qualcosa che potremmo definire, a costo di risultare stucchevoli, un’anima. L’animale è infatti animato, non solo perché dotato di un principio vitale, di un mero istinto di sopravvivenza, ma soprattutto perché capace di percepirsi come «soggetto-di-una-vita», proprio come un essere umano. Jeffrey Moussaieff Masson, nei suoi straordinari libri, ha dimostrato come gli animali abbiano una complessa vita emotiva e siano in grado di provare sentimenti articolati come il lutto, la nostalgia o l’amicizia verso specie diverse.
Oggi, nel mondo, soprattutto in quello occidentale, proprio sulla base di tali evidenze, è andata sviluppandosi una nuova sensibilità nei confronti degli animali e un numero crescente di persone rifiuta di trattarli come oggetti da macellare, tosare, scuoiare o spiumare. In ambito «conservatore», o più genericamente di «Destra», questa accresciuta attenzione nei confronti della vita animale ha generato, nel migliore dei casi, ilarità; nel peggiore, vera e propria ostilità.
Non sono pochi quelli che vedono nell’amore per gli animali un’indiretta offesa alla dignità umana, spesso elaborando fantasiosi nessi di causalità tra aumento degli animali domestici e calo della natalità, come se l’affezione per i primi escludesse quella per i fanciulli. Sminuire la preoccupazione per il benessere degli animali spostando l’argomento sui problemi che affliggono l’umanità, come se non ci potessimo preoccupare di entrambi, non porta da nessuna parte.
A offendere la dignità umana non è l’animalismo, se così vogliamo chiamarlo, bensì il modo in cui l’umanità tratta gli animali, che viola tanto il Catechismo cattolico («È contrario alla dignità umana far soffrire inutilmente gli animali e disporre indiscriminatamente della loro vita»), quanto alla tradizione del Diritto Naturale, che informa gran parte del pensiero conservatore, ossia l’idea di che tutti abbiamo in comune una natura sostanziale che definisce le condizioni della nostra realizzazione e felicità.
Usando la nostra ragione non meno del nostro cuore, possiamo derivare dalla legge naturale alcuni criteri non arbitrari in base ai quali giudicare il modo in cui trattiamo gli animali. Sbagliato è tutto ciò che frustra o perverte la natura essenziale di un animale, come i progetti di ingegneria genetica o l’allevamento intensivo. Giusto è un comportamento che rispetti la natura di questi, tenendo conto dei loro bisogni e del valore intrinseco di creature viventi, consentendone la piena espressione.
Lungi dal rappresentare una minaccia per la dignità umana, le pretese morali che gli animali c’impongono sono un salutare ostacolo all’umana presunzione. Lo sfruttamento intensivo degli animali è, infatti, figlio di quella tracotanza moderna alla quale si oppone tanta parte del pensiero conservatore. La superficialità con la quale viene liquidata la «questione animale», ossia la più decisiva delle sfide dell’etica, non rende giustizia alla migliore tradizione filosofica occidentale. La «Destra», per pigrizia mentale, si sta facendo derubare dalla Sinistra l’ennesima causa.
Si possono amare e difendere gli animali senza per questo smettere di occuparsi dei problemi umani. L’animalismo non prosciuga le riserve di bontà e bisogno di giustizia. Sarebbe bene che il nostro cuore si aprisse a entrambi: uomini e animali. Difendere gli innocenti e gli indifesi ovunque si trovino e a qualunque specie appartengano, questo è l’unico modo di tutelare quella «vita» tanto cara al pensiero conservatore.
Davide Cavaliere
L’AUTORE
DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais e Franco Marino, del giornale online “Il Detonatore”.