ANCORA REAZIONI, DALL’AMERICA, ALLA CULTURA WOKE (di Clara Carluccio)
Quelli che hanno capito come va il mondo sanno tutto di scie chimiche, satanismo, ipnosi e simboli massonici, ma si corrodono come nell’orazione esorcistica quando li si mette di fronte alla possibilità di determinare le sorti del mercato. Sacramentano che è uno spettacolo.
Negli Stati Uniti si sono generati consistenti moti di ribellione tra la gente comune che, nei risvegliati italiani, possiamo solo sognarci. La controversia trans, di cui abbiamo già scritto due mesi fa, è nata con il caso della birra Bud Light e si è estesa alla marca di vestiti Target, la quale, però, si è ben vista dal fare la stessa fine.
Riassumendo: Bud Light fa stampare sulle sue lattine il volto del signor Dylan Mulvaney, per celebrare il suo primo anno da donna. Ne è risultato un crollo epocale delle vendite, tale da essere diventato un vero e proprio caso nazionale, provocando una perdita di circa ventotto miliardi di dollari – dati in continuo aggiornamento (www.foxbusiness.com/markets/target-bud-light-investors-lose-billions-on-marketing-misses)
Target – marca d’abbigliamento per bambini -, per celebrare l’inizio del Pride estivo, ha lanciato una collezione LGBT (e aggiunte varie) con tanto di arcobaleno su bavaglini e tutine per neonati. Di nuovo, il popolo si è rivoltato e il brand ha perso, in dieci giorni, dieci miliardi di dollari (nypost.com/2023/05/28/target-loses-10b-following-boycott-calls-over-lgbtq-friendly-clothing).
Ne è risultato che la Target ha prontamente rimosso dall’esposizione principale i capi gay friendly, tornando a concentrarsi sulle più immediate necessità degli infanti che, siamo tutti d’accordo, non hanno niente a che fare con la sessualità degli adulti.
Ovviamente, i piagnistei dei progressisti non si sono fatti attendere. L’attrice della saga Twilight, Rachelle Lefevre, è tornata nel punto vendita dove, due giorni prima, si trovava insieme alla progenie non binaria di sette anni – di cui, naturalmente, non cita il genere -, versando lacrime per questo mondo di haters (nypost.com/2023/05/28/twilight-start-rachelle-lefevre-slams-target-for-removing-pride-collection/)
Prima che si urli al solito omofobismo, fascismo e medievalismo, va detto che la questione, da quelle parti, è maggiormente sentita a causa della facilità con cui, il cambio di sesso, è esteso ai bambini – anche di questo ci siamo occupati – e per le svariate aggressioni attuate da parte di soggetti transgender contro chiunque sia ritenuto, stando ai loro canoni, transofobo.
Come il caso Riley Gaines, nuotatrice che si è esposta contro l’inserimento dei trans nelle squadre femminili sportive. La ragazza è stata accerchiata e spintonata da parte di un folto gruppo di attiviste, al grido di “trans women are women – le donne trans sono donne”, costretta poi a barricarsi in un’aula per ore (https://youtu.be/ljp5_h3cjJA). Stando a questo, allora, anche la violenza trans è pur sempre violenza.
Ma, se si vuole fare riferimento a casi più celebri di boicottaggio, che hanno determinato le sorti di un prodotto o un servizio, si veda Netflix e la sua estenuante propaganda woke che è stata, quantomeno, bruscamente costretta a ridimensionarsi dopo il drastico calo degli abbonamenti. A seguito, però, ci si metta anche l’anima in pace: se una determinata ideologia fa presa è perché rispecchia il sentire dell’epoca. I tempi, per fortuna, ogni tanto cambiano anche. Maschi, tranquilli, non potete diventare finocchi se, in qualche modo, non lo siete già, semplicemente guardando qualche scena gay di troppo. Anzi, oggigiorno, potete pure farvi un semplice giro di ricognizione e, se vi va, tornare al vostro posto.
Siamo noi a determinare il mercato, che piaccia o no. E questa possibilità, all’italiano medio, abbiamo capito che non piace affatto. Infatti, mentre noi cerchiamo informazioni e scriviamo tutti i giorni per spronarli a reagire, questi si limitano ad accusare di dare rilevanza a cose “poco importanti” o di “fare pubblicità” agli influencer. Ogni scusa è buona per non assumersi responsabilità. Alimentano il mercato hard di OnlyFans, per poi lamentarsi di chi guadagna proprio grazie a loro.
Meno esoterismo di bassa lega, presunta spiritualità, culto dei Templari, questo benedetto Evola citato ad minchiam per fare scena, e più consapevolezza del proprio potenziale.
Certo, gli Stati Uniti saranno anche la patria del progressismo ma, almeno, i loro figli sanno reagire. Dio continui pure a benedire l’America perché, gli Italiani, forse, sono già perduti.
Clara Carluccio
L’AUTRICE
Clara Carluccio nasce a Milano, nel 1985, e risiede attualmente in provincia di Brescia. Per errore di gioventù studia alla scuola agraria del quartiere Comasina di Milano, incidentalmente ubicata in prossimità dell’istituto Paolo Pini, il manicomio in cui venne rinchiusa la poetessa Alda Merini. Dopodiché, decide di perfezionare la sua conoscenza del mondo tra lavori precari e umilianti della peggior specie. Si trova così a svolgere mansioni quali: Oss in una RSA, segretaria, barista, guardarobiera in discoteca non guardata da nessuno, cameriera ai piani, cuoca incapace in un centro disabili, domestica – non dite colf – in nero e banconiera al supermarket declassata poi al semplice ruolo di scaffalista inutile al mondo e a se stessa – il tutto con un contratto da stagista. Suo malgrado, colleziona infruttuosi corsi di cucito, danza quale tribal fusion e contemporanea, naturopatia. È appassionata di lingue straniere, in particolare inglese e portoghese. È approdata a “Il Detonatore” dopo vari messaggi di stalking rivolti all’indirizzo di Matteo Fais. La trovate su Facebook e Instagram, ma non riesce a postare i suoi link.
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