IL SOGNO – LA CHIUSURA DELLA TV DI STATO (di Matteo Fais)
La Tv di Stato è un magnifico strumento… Sì, nelle mani di uno stato totalitario, per fare il lavaggio del cervello alle masse, per far credere fischi per fiaschi, per scrivere la quotidiana fiction governativa.
La Tv di Stato pensa il popolo come l’eterno infante dentro il quale travasare la Verità. Poche cose sono altrettanto diseducative: invece di dirti che sei tu a dover ricercare la notizia, determinare la sua importanza e rifletterci su, ti relega a un ruolo passivo, stabilisce cosa debba essere degno della pubblica attenzione e quindi cosa esista.
Tutti i casini che adesso stanno capitando intorno alle nuove nomine sono piccoli giochi di potere tra serpenti e iene. Non ci saranno cambi di rotta, casomai di gestione. Tutto rimarrà come è sempre stato. Al massimo – ma non è detto che, poi, materialmente ci riescano –, la propaganda cambierà di segno – ma sempre di propaganda si tratterà.
La verità è che semplicemente questo ennesimo baraccone andrebbe chiuso, a tutela del popolo italiano. Passi che si cerchi di ingannarlo, ma addirittura con i suoi soldi è troppo – cornuti e mazziati no, dai! Che si privatizzi – attenzione: privatizzare, non regalare ad amici.
Ci vogliono patti chiari e amicizia lunga. Si deve sapere chi sta dietro cosa, chi dirige, a chi è vicino. Tanto, pensare che lì dove si muovono tanti soldi chi fa investimenti non abbia interessi e legami sarebbe da scemi. Quantomeno che usi i suoi soldi e che sia chiara la parte a cui è legato.
L’unica cosa possibile è, in ultimo, questa: che i figuranti dei diversi partiti, i quali recitano la parte degli indipendenti, diventino proprio dipendenti a libro paga e la smettano di fare le domestiche al nero.
Ma, per arrivare a ciò, la prima cosa sarebbe smantellare il servizio pubblico, anche perché di pubblico non ha niente, essendo unicamente territorio di conquista per i partiti. Insomma, non è questione di mandar via o meno i Fazio e le Annunziata, ma di demolire un apparato. Sostituirli con i tirapiedi della Meloni non porterebbe alle condizioni per un reale miglioramento.
Peraltro, tutto ciò che bisognerebbe incoraggiare è un pluralismo dal basso diffuso, in tutto l’ambito dell’informazione. Non ci vuole un giornale unico, ma tanti piccoli giornali online fatti da gente possibilmente non aliena da passioni politiche e ideologiche, ma da stretti legami con i partiti. Esattamente come ci vorrebbero tanti canali via web e dirette alternative a quel solito recinto dei sei, tra cui la gente si muove come un animale in gabbia. Finché si continueranno ad accontentare di ciò che gli viene offerto, comunque, non ci sarà via d’uscita. La verità, come la libertà, sono una conquista, non vengono mai concesse.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.