Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

IL NUOVO INUTILE LIBRO DI ERRI “FUFFA” DE LUCA (di Matteo Fais)

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Puntuale come neppure Stephen King, il nostro Erri De Luca – per gli amici Erri De Fuffa –, ogni anno, sforna un libro, addirittura due, sempre riuscendo a rasentare vette di inutilità stratosferiche.

Eccolo dunque dare alle stampe, per Feltrinelli – e chi altrimenti? Fa pure rima! –, Le regole dello shangai. Di che genere di romanzo si tratti è difficile a dirsi, perché inizia che pare un dialogo platonico tra imbecilli ed evolve nella più noiosa spy story possibile e immaginabile.

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Erri De Luca, Le regole dello Shangai, Feltrinelli.

I protagonisti sono 2: un orologiaio che fa il campeggiatore sui monti ed è fissato con il gioco dello shangai e una zingara quindicenne in fuga da un matrimonio combinato. La storia è ambientata dappertutto e quindi da nessuna parte. Si parla di Svizzera, America, Russia, ecc., con terroniche puntatine nella sua Napoli – perché gli scrittori italiani non esistono senza il folklore.

Il testo inizia con una premessa, quindi comincia proprio male, perché un romanzo che ha bisogno di una spiegazione iniziale solitamente manca di una ratio per cui si giustifichi autonomamente – del resto, excusatio non petita, accusatio manifesta.

De Luca esordisce presentando i personaggi, poiché a suo avviso non è bello che uno arrivi a comprendere chi siano dopo qualche pagina – strano, pareva che in letteratura questa fosse prassi dall’inizio dei tempi –, manco si trattasse di profili segnaletici in Questura: “Non va bene per me scoprire chi sono i personaggi dopo svariate pagine, come se il libro fosse iniziato prima e io fossi arrivato in ritardo, perdendo l’antefatto”: quindi che facciamo, diciamo pure a Proust di non tirarla tanto per le lunghe o gli editiamo la Recherche? Facci sapere Erri!

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Precisa inoltre che ha volutamente omesso di dare un nome ai suoi personaggi, perché “I loro nomi non contano, per me. I nomi non aggiungono niente alle persone. Anzi tolgono: se chiamo Federico il personaggio, ecco che chi legge lo associa involontariamente a una persona che ha lo stesso nome”. Ed ecco che qui sorge un problema: se devi immaginare un vecchio rincoglionito senza nome, sulla sessantina, che campeggia per un mese nel gelo dell’inverno, sui monti, e si prende in tenda una zingara, chi ti può venire in mente? A occhio e croce, solo uno come Erri De Luca.

Ma si diceva che il testo inizia come una sorta di dialogo sui massimi sistemi – che sono massimi solo per l’autore, ovviamente (“– Che fai tutto il tempo? Pensi alla morte? – I giovani ci pensano. I vecchi ci hanno già pensato”; “Ho quindici anni. – Dalla voce non si direbbe. – La voce mi serve a scoraggiare gli uomini. – Sono già scoraggiati, la generazione maschile più scoraggiata della storia umana”).

Davvero gli scambi hanno del surreale, come quando la ragazzina, che stava per morire assiderata, per altro, e che fugge da un matrimonio combinato, intrattiene con il vecchio una discussione su cosa sia più magico tra lo smontare un orologio, che può essere costituito anche da 200 parti, o il riuscire a trattare con gli animali. La conclusione della diatriba è che “in ogni cosa c’è magia”. Caspita!

Sì, insomma, il solito libro alla De Luca pieno di fuffa spacciata per luminosa saggezza (“Siamo tutti strani quando spuntano i sentimenti”). Naturalmente, non mancano le consuete scene politicamente corrette, con annesso pistolotto sull’aiuto ai clandestini, il patriarcato – straordinariamente attribuito anche agli zingari.

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Tutto, a ogni modo, trova un costante disvelamento metaforico nel gioco dello Shangai perché, come fa dire in modo molto didascalico l’autore al suo personaggio, “È un’immagine. Uno vede la vita come un fiume, uno come un deserto, un altro come una partita a scacchi con la morte. Io la vedo sotto forma di un gioco di Shangai fatto da solo”. E dire che alcuni di noi vedono la vita come una valle di lacrime anche a causa dei suoi libri.

In conclusione – ATTENZIONE, ARRIVA UNO SPOILER –, si scoprirà che l’orologiaio è una spia e pure la zingara verrà arruolata. Ma inutile andare oltre, perché il tedio ha già raggiunto il livello di guardia.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.

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