LA DESTRA IGNORANTE E FELICE DI ESSERLO (di Andrea Sartori)
La Sinistra ha avuto buon gioco a imporre la sua sciagurata egemonia, profetizzata da Antonio Gramsci, se dall’altra parte tutto ciò che solo lontanamente odora di cultura viene apertamente disprezzato e ritenuto inutile. Si ha un bel da fare, da parte di intellettuali come Giovanni Raboni, a citare i grandi scrittori “di Destra”, da D’Annunzio a Tolkien, passando per Mishima, se poi l’uomo medio di quella parte diventa uno che di fatto appoggia tutto il peggio della Sinistra come statalismo, anti-individualismo, culto del partito senza avere però la capacità di creare una cultura che vada oltre una plebaglia urlante e due o tre feticci del Ventennio, dei quali peraltro non ha consultato un rigo.
Tutto parte da un post su Facebook, nel quale faccio la seguente considerazione: “Feltrinelli di Vigevano. Vedo una ragazzina che avrà 15/16 anni. Evidentemente araba, porta anche il velo islamico. È seduta sulla poltroncina con una pila di libri e dice alla sua amica: ‘faccio i conti per vedere cosa riesco a prendere con cinquanta euro di buono’. Do un occhio ai libri: Murakami, ma anche Pirandello e Kafka. Poi lei e altre coetanee, anch’esse velate, si mettono a parlare di Oscar Wilde. Penso alla mia allieva egiziana, ora egittologa a Londra. Ma penso anche ai ragazzi italiani che ho visto spenti, privi di qualsiasi interesse, se non per qualche puttanata politica inculcata a scuola. Se questa è la sostituzione etnica, ben venga. Non sono importanti i geni, ma chi riesce a tener viva la cultura. Le terze generazioni arabe sembrano più affamate di sapere dei nostri”.
Io ci ho lavorato con questi ragazzini e noto nelle nuove leve straniere, in particolare nelle ragazze, una curiosità culturale che manca ai nostri. A Vigevano, io ho visto con i miei occhi il contrasto tra le ragazze col velo che, nella Feltrinelli di Piazza Ducale, leggono Pirandello, Kafka e Wilde, come ho scorto un’altra ragazzina, sempre velata che, in Piazza, seduta sui gradini, leggeva L’Idiota di Dostoevskij, mentre il vigevanese autoctono faceva pisciare il cane sugli affreschi di una delle piazze rinascimentali più belle d’Italia. Allo stesso modo, ho sentito dire al bambino che voleva entrare in libreria: “perché? Tanto è inutile”.
Io lo sapevo che avrei suscitato il vespaio col post sulle ragazzine islamiche, perché suona come una lezione ai nostri con il mito Chiara Ferragni.
“Tu stai incitando al genocidio”. Se spieghi pacatamente che a te interessa la cultura di un popolo e non la sua genetica, ti senti rispondere che la mia è una disgrazia perché guardo al vestito e non al corpo. Infatti di quest’ultimo non mi importa. Questo muore. Inevitabilmente. Va sottoterra e viene mangiato dai vermi. Mi interessa l’anima e la cultura – l’arte e la bellezza di un popolo sono la sua essenza.
I Greci antichi sono estinti. Ma la loro anima vive ancora grazie a Omero, Platone, i poeti tragici e chi si è incaricato di non perdere quelle opere, tra cui anche gli Arabi tanto disprezzati. Se delle ragazze straniere possono portare avanti il ricordo di Dante e Leonardo da Vinci, oramai dimenticati dai nostri, ben vengano. Ma questi sono rimasti inchiodati a una concezione genetica – tra l’altro ridicola in un popolo frutto di mille incroci come il nostro – che il pazzoide coi baffetti alla Charlot aveva ripreso dal Positivismo ottocentesco. Te la menano con la Tradizione e l’antimodernità, poi si rifanno al positivismo e al darwinismo. E manco lo sanno, bestie come sono!
“Tu e la tua cultura libresca”. Eccolo lì. L’uomo di Destra disprezza profondamente la cultura e i suoi uomini. Parlano dei grandi intellettuali di aria, da D’Annunzio a Pound (che non hanno letto), solo per darsi un tono. E ora la cosa si riflette sulla moda della cultura russa. Non puoi citare un grande classico russo da Dostoevskij al Maestro e Margherita, fino ad Anna Karenina, senza che ti tirino fuori Putin. Dicono che i Russi siano i più grandi autori di tutti i tempi, solo perché oramai si fanno le seghe sulla foto dello Zar a torso nudo, che richiama il Duce alla battaglia del grano. Come disse Pino Rauti, gli Italiani sono un popolo “politicamente omosessuale”.
Fondamentalmente tutto si riassume in un culto della forza bruta, dello Stato e del mitologico “Volk”, il popolo, non dissimile dallo statalismo di Sinistra. E lo sbocco in ambo i casi è autoritario, se non totalitario. Mi è bastato quello che ho visto in questi anni con uno Stato, quello italiano, che si è intromesso pesantemente nella mia vita privata, e con quello russo che per poco non mi manda al macello dei parenti. Un popolo che ha dato una caccia isterica al diverso, esattamente come, nella mia cultura libresca, ho letto fare a quello milanese con l’untore nelle descrizioni del Manzoni.
Solo che, mentre a Sinistra quantomeno si sono dati una ripulita culturale e hanno capito che arma sia la “cultura libresca”, a Destra sono fermi all’uomo forte, alla razza pura, al dalli all’ebreo – perché mica ce l’hanno solo con l’islamico –, e al dar ragione ad una folla urlante con la bava alla bocca.
Andrea Sartori
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L’AUTORE
Andrea Sartori è nato a Vigevano il 20 febbraio 1977. Laureato in Lettere Antiche presso l’Università degli Studi di Pavia. Ha vissuto a Mosca dal 2015 al 2019 insegnando italiano e collaborando con l’Università Sechenov. Attualmente collabora presso il settimanale “L’Informatore Vigevanese”. Ha pubblicato con IBUC i romanzi Dionisie. La prima inchiesta di Timandro il Cane (2016) e L’Oscura Fabbrica del Duomo (2019) e, con Amazon, Maria. L’Eterno Femminino (2020)
Complimenti.
Articolo magistrale che sottoscrivo completamente
Gran bel post, metteteci il copyright perché qualcuno potrebbe ciullarlo e spacciarlo per suo su qualche quotidiano indipendente 😁