POVERA ORSA, VITTIMA, COME NOI, DELLA CATTIVA GESTIONE STATALE (di Davide Cavaliere)
Gli Italiani non hanno ancora dismesso del tutto la loro coscienza morale. Infatti, stando a diversi sondaggi, oltre la metà degli intervistati si è detta contraria all’abbattimento dell’orsa jj4 che, malauguratamente, ha ucciso un corridore. La responsabilità della morte non è attribuibile all’animale, ma semmai alla pessima gestione, tutta statale peraltro, della fauna. Se le province autonome di Trento e Bolzano, le cui casse sono generosamente rimpinguate dallo Stato, ogni anno, con milioni di euro, non sono in grado di provvedere al corretto monitoraggio degli animali, la colpa non può certo cadere su questi ultimi.
Recentemente, la gestione degli orsi trentini è stata disastrosa. Dal 2012, almeno tre animali sono morti a causa di errori umani evitabili. La prima vera causa dell’avvicinamento di questi alle aree urbane è il ritardo nel ritiro dei cassonetti della spazzatura. Gli orsi hanno imparato che gli spazi cittadini sono una fonte pressoché inesauribile di cibo e per questo motivo vi si recano regolarmente, non certo per fame di carne umana.
Il grosso mammifero, tra le altre cose, è un animale timoroso dell’essere umano, non ama venire in contatto con le persone, e quando lo si incontra non c’è bisogno di urlare o di mettersi a correre, perché tali comportamenti aumentano la paura dell’animale, dunque la possibilità di una reazione aggressiva.
Eppure, nonostante questi fatti siano noti, non mancano i fanatici della fucilata, sempre pronti a voler impallinare qualcuno: i cani randagi, i lupi, i cinghiali e gli orsi. Abbattere gli animali è un mero esercizio di crudeltà, perlopiù anche inutile sotto il profilo del controllo delle popolazioni selvatiche. La caccia, difatti, non è necessaria per regolare la grandezza di queste, le quali si regolano autonomamente attraverso un meccanismo, ben noto agli zoologi, detto della «capacità portante». Insomma, lo fanno sulla base della densità abitativa e delle risorse di un territorio.
La vicenda relativa all’abbattimento degli orsi trentini rivela, ancora una volta, che l’Italia è ostaggio non dei plantigradi e nemmeno degli animalisti, bensì dei fucilieri della domenica. Basti pensare alla tragicomica legge sulla caccia fortemente voluta dal Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, che permette ai cacciatori di poter sparare quando vogliono agli animali selvatici nei centri urbani, nei parchi cittadini e nelle aree protette.
La norma è stata fatta, almeno così dicono coloro che l’hanno proposta, per eliminare i cinghiali dalle città. Peccato, però, che tutta la letteratura scientifica sull’argomento vada in direzione opposta. La caccia al piccolo ma massiccio mammifero provoca l’interruzione del delicato meccanismo della sincronizzazione dell’estro, che regola la riproduzione dell’animale, nonché, attraverso l’eliminazione dei grandi maschi dominanti, favorisce una strategia riproduttiva poliandrica. Ne risulta un’anticipazione del raggiungimento della maturità sessuale e un aumento della fertilità, della grandezza delle popolazioni e, conseguentemente, dei danni. La caccia aggrava il problema invece di risolverlo.
Ma venendo al tema di più stretta attualità: gli orsi trentini sono perseguitati fino alla morte per le inadempienze dell’Amministrazione provinciale e regionale. Per evitare incontri ravvicinati e potenzialmente mortali, basterebbe solo un po’ più di informazione, una efficace gestione dei rifiuti, il divieto di accesso ad alcune aree in determinati periodi dell’anno, esattamente come accade in altri Paesi in cui vivono gli animali in questione. Il tutto evitando pallottole, punture letali e gabbie di cui, alcuni soggetti disturbati, proprio non riescono a fare a meno.
Davide Cavaliere
L’AUTORE
DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais e Franco Marino, del giornale online “Il Detonatore”.