LA SATIRA È SACRA (di Matteo Fais)
Si chiama dissonanza cognitiva. Per farla breve, questa si ha quando uno agisce non coerentemente con le convinzioni che proclama. In Italia, tale prassi è diffusissima. La Destra si proclama liberale e tale non è quasi mai. La Sinistra… Beh, quella, liberale non lo è mai stata, ma fa finta di esserlo e si lamenta infatti quando la satira la prende di mira.
Purtroppo, qui non siamo in America, quindi il free speech va ampiamente a farsi fottere. Del resto noi non abbiamo mai avuto una tradizione simile, ma solo cattocomunista, cioè fanatica, del si fa ma non si dice, del denaro sterco del demonio, del lavoro che è fatica per il pane e via dicendo.
Non stupisce, pertanto, che siano saltati tutti in aria per la vignetta contro il Ministro Lollobrigida, cognato della Meloni e sposato con sua sorella, Arianna, in cui quest’ultima si trova a letto con un nero e prende in giro il marito dicendo “tutto il giorno fuori a combattere la sostituzione etnica”. L’accusa di sessismo non poteva mancare, chiaramente.
In un Paese libero, inutile dirlo, si può criticare e ci si deve tenere le repliche. Pensare che tutti siano d’accordo con quanto facciamo è tipico di chi ha in sé una tentazione totalitaria, oltre che degli insicuri patologici. La democrazia è conflitto e risulta basata su differenti linguaggi che non potranno mai incontrarsi.
Sì, spiace per chi sta già sudando freddo, ma è questa la dialettica, quella vera. Chi crede in un popolo, uno spirito unico, coeso entro un obiettivo comune, è un talebano malato di mente. Uno Stato senza conflitti è un luogo in cui non esistono le persone, o sono piegate con la verga alla volontà di un leader invasato.
In un Paese democratico, le parti in gioco fanno ognuna, appunto, la loro parte: criticano l’avversario, lo prendono in giro, a volte sono anche insopportabili. Finché non c’è diffamazione, è un loro diritto. Del resto, è assurdo che chi sta tra i potenti non tolleri onori e oneri della propria posizione.
Benvenuti nel mondo libero, se ancora non vi foste accorti di esserci. Se la Destra ha tutt’ora da impararlo, la Sinistra non lo capirà mai, perché proprio non è nelle sue corde. Stanno ancora a inneggiare alla Rivoluzione d’Ottobre, cosa vuoi sperare che capiscano di libertà! Magari Marco Rizzo, quello che scrive la prefazione al Presidente Cinese e, poi, fa finta di essere contro il green pass.
Gli Italiani, al netto delle diverse posizioni, non sono in grado di arrivarci: troppa poca tradizione democratica alle spalle. Il loro problema è che “qui, ognuno fa come meglio crede”. Poco ma sicuro, se non avessimo avuto la sorveglianza americana, dopo la guerra, il comunismo sarebbe stato imposto a mazzate da queste parti.
Alla fin fine, una vignetta è una vignetta. Ti fai una risata o sputi un vaffanculo, ma la chiudi lì. Solo da noi il dibattito è nazionale fino a suonare interplanetario. Solo da noi un Ministro non sa tenersela e far finta di niente. Solo da noi non si capisce che la democrazia non è mai semplice da digerire, ma senza sarebbe peggio.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.