CONDANNATI PER PROPAGANDA ANTI-LGBT? MA SUL SERIO? (di Matteo Fais)
L’Europa ha qualcosa, in sé, di profondamente marcio e sbagliato. Senza andare lontano: è folle che ogni Paese non sia libero di autodeterminarsi sulla maggior parte degli aspetti che lo riguardano. Le altre Nazioni, in effetti, scelgono un po’ come meglio credono su tante cose. L’Italia è la solita bimba ubbidiente, per non dire la sfigata della classe.
Adesso, poi, viene fuori che il Parlamento sovranazionale ci avrebbe condannati – nessuna testata specifica a cosa – per “retorica anti-gender e anti-lgbtq da parte di alcuni influenti leader politici e governi nell’Ue, come nel caso di Ungheria, Polonia e Italia”. Il tutto rientrerebbe nella risoluzione sulla depenalizzazione universale dell’omosessualità, alla luce dei recenti sviluppi in Uganda.
Cerchiamo di capirci. Nel Paese africano in questione, è proibito accoppiarsi con persone dello stesso sesso, o anche solo dichiararsi. C’è pure la pena di morte per chi va con i bambini – vagamente eccessivo questo punto, ma una sana punizione gliela vogliamo dare ai pedofili, vero?
A ogni modo, non si capisce cosa c’entri ciò che dice la Destra italiana con quanto avviene in Uganda. Non risulta da nessuna parte che a due uomini – tanto per citare un caso – sia proibito di incularsi con sommo gaudio, o che qualcuno, come avviene sempre nel civilissimo Stato nero, possa denunciare l’amico che gli ha confessato di adorare il deretano maschile in luogo della fregna.
Tra parentesi, nessun politico ha intenzione di mettere fuori legge un certo tipo di amore o congiunzione carnale che dir si voglia. Quanto a propaganda dei diritti degli omosessuali, lo Stivale va a gonfie vele. Fra le persone comuni, peraltro, l’amore arcobaleno è così sdoganato che oramai non fa più caldo né freddo neppure ai vecchietti nati negli anni ’30.
Il sospetto, a occhio e croce, è che, al netto del solito vittimismo e della preoccupante tendenza paranoica della comunità in questione, la condanna sia volta a un fine latente ma, in realtà, ben chiaro: far tacere chiunque abbia qualcosa da ridire contro le aberrazioni che si accompagnano a una certa idea di diritti.
Qui c’è poco da prendersi in giro: contro gli omosessuali e transgender nessuno ha più niente da obiettare ma, giustamente, l’idea di affidare dei bambini a due uomini, due donne o due trans fa storcere un poco il naso. Non fosse per altro, ma da simili incontri non possono nascere dei figli, questo è un dato incontrovertibile. Se si fa passare una simile versione, tra un po’ qualcuno sosterrà pure che, facendosi frustare alla schiena, durante un rapporto BDSM, si possono veder spuntare conigli dalle ferite inferte. Basta cazzate, per cortesia!
È palese, oramai, che l’intento da perseguire è un altro e la strategia quella di avanzare un passo alla volta fino a spingerci nel baratro. Il mondo va in un certo modo e non si può cambiare, che si mettano l’anima in pace. La gente dovrebbe reagire a questa follia. Passi per la propaganda a mezzo televisivo e sulle piattaforme streaming, ma chi tace adesso sarà domani corresponsabile del disastro.
A proposito: indovinate un po’ chi ha presentato la mozione per condannare l’Italia? Ma che ve lo dico a fare, è la Sinistra. Che Dio li fulmini!
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.