“TROPPO BELLA PER LAVORARE”: LA TRAGEDIA DELLE INFLUENCER E DEI LORO FOLLOWER (di Matteo Fais)
Prima leggi – pardon, vedi – le sue dichiarazioni su Tik Tok (“Io non ho nessuna intenzione di lavorare per il resto della mia vita. Non voglio certo svegliarmi alle 6 di mattina per i prossimi 60 anni. No, sono troppo bella per questo”), poi ridi – a meno che tu non sia uno dei suoi follower. La ragazza in questione si chiama Lucy Welcher, influencer canadese di 19 anni – chissà, poi, influencer di che cosa e, più di tutto, chissà chi si fa influenzare da questa ragazzetta.
Dunque, dopo aver letto – scusate ancora, volevo dire visto –, uno fa una veloce ricerca su internet, per capire chi sia e si chiede “Ma, sul serio, questo cesso a pedali crede di meritare una vita da star?”. La domanda è lecita, la risposta è nell’idiozia di chi la segue. Del resto, la Ferragni, anche se non lo dice, vive secondo i medesimi principi.
La cosa assurda è che questa Lucy Welcher, come la già citata Ferragni, sono tutto fuorché delle vere fighe. Si tratta di ragazze a cui, in Paese civile, normalmente, si dà una botta e la si chiude lì. Sì, poi, uno lo trovano con cui sistemarsi, perché la richiesta è tanta e la merce limitata – ok, i termini del discorso sono brutali, ma non si discostano molto dalla realtà.
Purtroppo, una miriade di imbecilli hanno drogato la situazione, facendo assurgere al rango di celebrità anche una simile donzella che, altrimenti, lavorerebbe al mercato e si accoppierebbe con Gino Il Truce, scaricatore nel medesimo loco – obiettivamente, la maggior parte delle lavoratrici di un qualsivoglia supermercato del mondo non sono messe molto peggio ed è dunque giustificabile, alla luce dei fatti, che si tentino la carriera intrapresa da Lucy.
Malauguratamente, il mondo è in mano a personaggi come Ashley Graham, ovvero modelle che, con la scusa del body positivy, hanno un successo senza precedenti quando, a fronte di un viso anche particolare e interessante, fanno concorrenza a una forma di pancetta, dopo 12 mesi di stagionatura.
E questo è niente, perché ci sono figure che calcano le passerelle, come Armine Harutyunyan, con cui nessun uomo, neppure incel, dotato del benché minimo senso estetico, potrebbe copulare. Eppure, anche questa, grazie alla campagna di sensibilizzazione verso i cessi – come volete chiamarla altrimenti? –, assurgono al rango di modelli del desiderio universale.
Gli uomini, in tutto ciò, invece di reagire e dichiarare la loro necessità di vedere vera fica, adeguano i propri desideri agli standard proposti (o imposti) – in ciò dimostrando di non riuscire neppure ad ascoltare le aspirazioni avanzate dal loro uccello – e si dichiarano, almeno nel caso di Lucy Welcher, disposti a mantenerla a vita – qualcuno l’ha realmente scritto nei commenti al discusso video.
Ciò non stupisca: c’è gente che segue la Ferragni, che pende dalle sue labbra, che la considera una grande pubblicitaria e una pensatrice a cui fare riferimento. Questo aiuta a capire su chi gravi la colpa del mondo che stiamo vivendo. A troppa gente sta bene lo stato di cose in cui versiamo e più di uno è felice di andare a lavorare perché ragazze insignificanti come la Welcher, la Ferragni, la Graham e la Harutyunyan vivano una vita da favola, mentre gli altri sognano solo la fine del turno. Disgraziatamente, la volontà del popolo è quella di Dio e ai sani non resta altro che affinare l’arte della bestemmia.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.
La soluzione, per come la vedo io, è sempre quella: mandare a fare in culo (senza rancore, sia chiaro) le donne e le loro pretese di protezione e mantenimento. Tanto l’amore è un privilegio per pochi, non importa in che società ti trovi.
Del resto mi pare he lo abbia detto anche tu in altri articoli: se c’è desiderio umano autentico, i soldi non dovrebbero contare (a meno che uno non sia un nullafacente senza un soldo, ma ovviamente non si parla di casi simili). E la protezione dovrebbe essere reciproca: se non vuoi sacrificarti per me, io non sono tenuto a farlo per te. Non ti attraggo perché voglio equità? Problemi tuoi.
Oltre a ciò gli uomini dovrebbero rifiutare questa stronzata del non poter avere debolezze e del non poter esprimere bisogni. Se si accetta di non essere trattati come esseri umani non ci si può poi lamentare del risultato.
Ma devono appunto essere gli uomini a rifiutare tutto questo, non le donne che vanno costrette.