Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

BEATRICE VENEZI E LA DESTRA CHE, COME AL SOLITO, TRASCURA LA CULTURA (di Clara Carluccio)

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La latitanza dei politici di Destra è a dir poco imbarazzante. Ormai, persino chi li ha votati confessa la sua vergogna. Per questo, nel vedere i sinistri in perenne stato di allarme fascismo – in particolar modo da quando ha vinto il partito della Meloni -, viene solo voglia di prenderli per il culo. La loro ossessione per Salvini non si è estinta nemmeno quando, lui stesso, ha dimostrato più impegno nel fotografarsi con le banane che nel fare politica in senso stretto. Fascisti quei due? Ma per favore. Due fantocci in camporella, al massimo. 

D’accordo, alzano la voce – si fa per dire – contro certe derive progressiste ma, di fatto, non concludono nulla. Fascisti che abbaiano non mordono ma, soprattutto, non fanno nemmeno la guardia ai loro sostenitori. Troppo corte le catene, troppo calda la cuccia.

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Prendiamo il caso di Beatrice Venezi, un’artista vera, oltre che prova vivente di come le femministe gioiscano solo per i successi femminili di una specifica parte politica, insultata per aver rifiutato la boldrinizzazione del suo titolo da Direttore a Direttrice d’orchestra. Naturalmente, dal punto di vista linguistico, ciò non rappresenta un errore. La Venezi lo ha fatto per prendere una chiara posizione contro il falso problema della discriminazione di genere.  

La sera di Pasqua si trovava in Francia, per tenere un concerto, quando il teatro dell’opera di Limoges è stato assalito da una folla che non gradiva la sua presenza in quanto simpatizzante di Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia. Si sa, ormai basta usare la parola “Destra” che, subito, viene incollato appresso l’aggettivo estrema. Tipici automatismi di Sinistra. I Francesi, che saranno pure tanto bravi a fare le rivoluzioni, covano a loro volta brutti casi di manie persecutorie politiche e vedono fascismo ovunque e in chiunque. Il problema in tutto ciò è che Beatrice Venezi è l’ennesima artista della parte sbagliata a non aver ricevuto l’appoggio di nessuno.

Prendiamo una qualsiasi femminista dei nostri tempi, sale su un palco, si mette di spalle e, alzandosi la gonna urla “Meloni, baciami il culo”, nella tipica trivialità di chi sa di avere, sempre e comunque, le chiappe all’aria ma le spalle coperte. I suoi sostenitori saranno ogni volta pronti a difendere questa teatrante dalle natiche al vento. Una come la Venezi, invece, nonostante il coraggio dimostrato di sapersi opporre alle assurdità del nostro tempo, viene completamente ignorata.

Anche nel più volte citato caso di Cristina D’Avena, criticata dai progressisti – così open minded – per aver cantato ad un comizio della Meloni, ha ricevuto a suo sostegno a malapena qualche post sui social e nulla più. 

Una Destra che non ama fare gli straordinari oltre la campagna elettorale e non tutela la dignità dei suoi stessi supporter, nell’essere tacciata di fascismo risulta persino sopravvalutata. Le si attribuisce quell’aura di storicità che piace ai nostalgici. 

Tre anni fa, Andrea Scanzi, commentando le polemiche al Festival di Sanremo in quanto troppo politicizzato – e ancora non avevano visto la vaccata di quest’anno -, ha detto che non esiste alcuna censura sugli artisti di Destra. Questi, semplicemente, “non esistono”. 

La censura, nel senso di occultamento di qualcosa e limitazione della libertà di parola, non è la sola modalità a disposizione. Oggi si fa uso, soprattutto, della pubblica gogna, della regola della quantità per cui, una Beatrice Venezi, viene assalita da migliaia di progressisti che tentano di distruggerla – senza riuscirci – a suon di accuse di fascismo. Il tutto tacitamente approvato dalla Destra che, solita ora e solito posto, si reca al club ad annaffiarsi di Chateau Margaux, dimostrando un totale disinteresse per l’industria culturale che, insegna Gramsci, è fondamentale per la diffusione e approvazione su larga scala della propria ideologia. Senza puntare, ovviamente, alla supremazia dottrinale, basterebbe che si attivasse per arrivare, quantomeno, alla agognata parità. Invece, è totalmente priva della spinta motivazionale che la sua controparte esercita da sempre e con costanza.

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Ma, tra persone comuni, le cose non vanno certo meglio. Anzi, loro che, al massimo, cercano la bella vita a sorsi di Tavernello con salatini, si scannano a vicenda su quale sia la variante Destra più rappresentativa e funzionale. Al blocco saldamente coeso dei comunisti si contrappone una Destra pigra e stupida. La Destra del “ma a che serve?”. Giusto. A che serve essere partecipi, ribellarsi, dire no, scrivere, parlare, urlare, protestare, scioperare, manifestare, agire? La risposta, per molti, troppi, è “niente”, ignavia a buon mercato. Poi, però, sospirano sui libri di storia pensando a quanto dovesse essere bello vivere una rivoluzione. 

Cari progressisti, state sereni, per dirla con Renzi: con dei rivali così vincerete sempre voi. Però, dateci retta, fatevi curare queste ossessioni, non esiste il fascismo ma nemmeno una Destra.

Clara Carluccio

L’AUTRICE 

Clara Carluccio nasce a Milano, nel 1985, e risiede attualmente in provincia di Brescia. Per errore di gioventù studia alla scuola agraria del quartiere Comasina di Milano, incidentalmente ubicata in prossimità dell’istituto Paolo Pini, il manicomio in cui venne rinchiusa la poetessa Alda Merini. Dopodiché, decide di perfezionare la sua conoscenza del mondo tra lavori precari e umilianti della peggior specie. Si trova così a svolgere mansioni quali: Oss in una RSA, segretaria, barista, guardarobiera in discoteca non guardata da nessuno, cameriera ai piani, cuoca incapace in un centro disabili, domestica – non dite colf – in nero e banconiera al supermarket declassata poi al semplice ruolo di scaffalista inutile al mondo e a se stessa – il tutto con un contratto da stagista. Suo malgrado, colleziona infruttuosi corsi di cucito, danza quale tribal fusion e contemporanea, naturopatia. È appassionata di lingue straniere, in particolare inglese e portoghese. È approdata a “Il Detonatore” dopo vari messaggi di stalking rivolti all’indirizzo di Matteo Fais. La trovate su Facebook e Instagram, ma non riesce a postare i suoi link.

Telefono: +393516990430

Emailclaravirgola@gmail.com 

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