L’ITALIA STA SCOMPARENDO, MA NON È COLPA DI NESSUNO (di Matteo Fais)
Ha parlato Elon Musk e tutti si sono svegliati come storditi dopo una pesante anestesia. Benvenuti nel nuovo corso del mondo: l’Italia sta scomparendo. È il cosiddetto inverno o ecatombe demografica. Nessuna novità in vero, ma certe notizie sono come i dolori di stagione: si ripresentano con una certa frequenza e, ogni volta, si fa finta di essere sempre stati sani.
Anche gli analisti-moralizzatori spuntano fuori con le solite interpretazioni escatologiche preconfezionate sui destini dell’umanità. Per farla breve, la gente si sarebbe abituata troppo bene. “Le nostre nonne”, dicono loro – verrebbe da domandare se non si riferiscano, in realtà, alle bisnonne –, “vivevano molto peggio di noi, eppure sfornavano un pargoletto dietro l’altro. Noi vogliamo la bella vita, la macchina, lo smartphone, il computer”. Sognano pure l’intervento statale per elargire soldi a pioggia a ogni donna che svolga il ruolo di incubatrice e, chissà, forse sperano pure che le istituzioni prendano in mano cazzi e fighe costringendoli alla feconda unione.
Meglio cominciare col precisare che solo i morti di fame infornavano un bambino dietro l’altro, esattamente come oggi gli immigrati più pezzenti e barbari. I ricchi, quelli con un minimo di istruzione e con una qualche nozione delle dinamiche sessuali, avevano famiglie molto meno numerose. Contadini e pastori a stento capivano come funzionasse la riproduzione e si affidavano al volere di Dio.
Bisognerebbe anche comprendere che quella era una società molto più semplice. A 5 anni, c’era gente che già lavorava. Oggi, se un padre manda un quindicenne a imparare un mestiere, lo arrestano. Tra parentesi, qui ci vuole il diploma pure per servire pizze ai tavoli e bisogna cavarsela in almeno 3 lingue. Sono necessari titoli per tutto: per pulire i cani, rifare le camere in albergo e smaltare le unghie delle signore – titoli che costano. E se i vecchi sono tanti, non è che i disoccupati siano meno, almeno in proporzione.
Insomma, se vi state chiedendo perché in Italia non si facciano più figli, il problema è presto risolto, non avendo chissà quale portato metafisico. Il rischio è troppo alto e, una volta superata una certa ingenuità, è probabile che a molti sia venuto il dubbio se poi ne valga la pena, da tutti i punti di vista possibili e immaginabili.
Volendo essere brutali, è estremamente improbabile che vostro figlio faccia qualcosa per cui il suo passaggio terreno venga ricordato anche solo a distanza di 5 anni dalla morte. Per di più, non è neppure scontato che riesca a garantirsi un’esistenza dignitosa, senza dover profondere un impegno assolutamente fuori misura. Se pensate che ci sono laureati in Ingegneria i quali tentano il concorso per un posto da spazzino – ah, scusate, operatore ecologico –, la situazione vi si paleserà innanzi in tutta la sua assoluta desolazione e drammaticità.
Mangiata la foglia, scoperta la fregatura, con un po’ di intuito e consuetudine con la vita, siete ancora sicuri che l’esistenza sia da perseguire a ogni costo? Beh, il dubbio che si tratti di una truffa, un gigantesco schema Ponzi, viene e questa società, a chi ha occhi per vedere e orecchie per intendere, lo chiarisce ogni giorno. Nasci, cresci, consumi, paghi tasse, crepi. Insomma, vivi per vivere – si tratta di un’arte fine a sé stessa. Anche nel migliore dei mondi possibili che ci si possa figurare, lì dove non esiste povertà e la sanità è perfetta, l’esistenza è, in fin dei conti, una condanna a morte di cui non si conosce la data dell’esecuzione. Le persone lo sanno, l’evoluzione intellettuale è anche questo. Se lo capisci sei fottuto, altrimenti sei un povero coglione. Metteteci pure che probabilmente non esiste alcun Dio, ma nessuno verrà risparmiato dalla propria Croce.
Forse, in ultimo, esistere è prendere atto della folle gratuità del proprio esserci – la gettatezza, caro Professor Heidegger, la gettatezza! Certo, il sole che illumina le cose fa gridare al miracolo e il calore che irradia si insinua fin dentro il cuore. Ma i suoi raggi, con macabra ironia, rifulgevano anche ad Auschwitz, almeno in alcuni giorni dell’anno. L’assurdo è davvero alla portata di tutti come un piatto di pasta alla Caritas. Quando, almeno a un livello confuso e vago, questa nozione entra nella testa del popolo, l’umanità è giunta alla sua fine.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.
Non rimane che mettersi su un fottuto catalogo di una banca del seme. Naturalmente dopo attenta visura di eventuali handicap razziali, non ho nessuna intenzione di finire ad inseminare qualche samoana obesa 😁
“siete ancora sicuri che l’esistenza sia da perseguire a ogni costo?”
La risposta è un sonoro no. L’esistenza non serve sostanzialmente a un cazzo, si tratta solo di consumare e riprodursi… al fine di continuare a consumare e riprodursi. Non esiste nessuno scopo che l’universo abbia in serbo per noi, e l’evoluzione non è una forza saggia che ci ha creato per un qualche fine alto, è al contrario una forza non intelligente a cui “importa” solo ciò che può trasmettere il proprio DNA. Il tutto soffrendo in qualche misura, e rischiando di soffrire enormemente. E per cosa? Per soddisfare bisogni che non hanno alcuna necessità di esistere.
La crisi demografica è solo un bene, e dal canto mio mi auguro che le cose continuino ad andare così.