ADDIO MAESTRO: IN MORTE DI NINO NONNIS (di Matteo Fais)
Apprendiamo con amarezza della scomparsa improvvisa del Maestro Nino Nonnis, poeta e scrittore sardo. Per l’occasione, riproponiamo una recensione, rivista e corretta, di A biliardino non gioca più nessuno, a firma di Matteo Fais, comparsa nel 2019 sul quotidiano “VVox Veneto”.
Si sa che il paradosso è un tombino nel quale, oggigiorno, è facile cascare a ogni piè sospinto. Strano ma vero, in questo tempo della globalizzazione e dell’uniformità forzata, è un trionfo costante di “riscoperta delle tradizioni”, degustazioni di vini locali, giornate dedicate ai “sapori di una volta”. Anche questa, per quanto possa non sembrarlo, è pura postmodernità. Parafrasando Lyotard, il primo filosofo a sistematizzare tale clima culturale, di questi tempi possiamo usare un profumo francese a Tokyo, fare la pausa pranzo al McDonald, e concludere la serata mangiando in un ristorante tipico che propone cibo a chilometro zero. In fondo tutto è rappresentazione, messa in scena. Niente di più semplice, dunque, che prendere una vecchia signora, metterle addosso un costume tradizionale e, sotto gli occhi di una folla ammirata, farle cucinare il pane con il forno a legna come si faceva nei paesi ottant’anni fa. Va da sé che tutto ciò è quantomeno ridicolo.
Anche in letteratura, essendo questa un ambito dell’economia come un altro, è ovvio che il passato, come il regionalistico, costituiscano una cosiddetta “fetta di mercato”. Insomma, nel proliferare di “prodotti letterari del luogo” è altrettanto difficile, come nel resto delle produzioni, trovare qualcosa di genuino. Molti si improvvisano cantori di una tradizione, pur senza averla realmente vissuta. Oltre ai vari e mirabili Atzeni, Massa, Niffoi, Agus, sono pochi a valere il prezzo di copertina.
Uno dei più significativi, ma purtroppo poco noto e ancora meno “esportato” nel resto d’Italia, è un folle personaggio, cagliaritano acquisito, che risponde al nome di Nino Nonnis. Se pensate che Guido Catalano sia un grande sdoganatore della poesia popolare, comica, frizzantina, comprensibile a tutti, è solo perché non avete mai preso in mano Le puoi leggere anche in tram, ovvero le poesie del Maestro. Altro che poetry slam! Lo scrittore sardo, quello che adesso spacciano per innovazione della lirica, lo porta in scena da almeno trent’anni. Certo, Catalano riempie i teatri e le librerie in tutta Italia, Nonnis solo a Cagliari e provincia, pur essendo lui il vero iconoclasta. Sfortunatamente, la vita è ingiusta in molti casi e la meritocrazia una cretinata con cui si riempiono la bocca giusto i politici.
Ma non è delle sue poesie che volevo parlarvi. Quello che mi premeva consigliare è il Nonnis prosatore, in particolare quel suo capolavoro di comicità che è A biliardino non gioca più nessuno, Palabanda edizioni. Il biliardino, per chi non lo sapesse, è il calcio balilla – e per chi non sapesse cos’è il calcio balilla, beh, io certo non posso insegnarvi tutto! A ogni modo, il nostro narratore è riuscito a rappresentare in un agile e veloce libretto, che non è un romanzo e non è un saggio, ma solo lui sa cosa sia, un vasto spettro della varia umanità anni ’60 di una Cagliari ormai perduta.
L’io narrante, con quel suo tono paraculo che si finge fesso finché conviene, per poi rivelarsi più intelligente di quanto si potesse immaginare, naviga tra tavoli da biliardo, poker, bar di infima categoria, dove non accade mai niente ma si fa continuamente spettacolo con il poco che si ha. “E io voglio parlare […] dei tanti frequentatori di un tempo, protagonisti involontari a volte, sgangherati e normali, macchiette costruite da noi spesso, personaggi comunque, tipi rari o esemplari unici. Pur essendo un gran gruppo, tutti unici”.
Quello di Nonnis è un sociologismo comico, lo strapaese che diventa poesia. Non è la solita tiritera del “si stava meglio, quando si stava peggio”. Il fatto è che “non le ho più provate certe sensazioni, qualcosa in te si smalizia e decodifica il mistero”. E no, non è tutta arteriosclerosi: la verità è che quel tempo aveva qualcosa di più sano. Le persone si incontravano, imparavano a ritagliarsi un loro spazio e a rispettare quello altrui e, anche se per molti versi quei giovani non erano meno sfigati di quelli di oggi, sapevano ridere meglio di noi. Non potendosi permettere se non un qualche cinema scalcagnato, di quelli dove proiettavano film di serie Z, si ingegnavano per renderli loro comici, con uno che dal loggione prestava la sua voce all’Ercole o Maciste di turno e quello in prima fila che diceva una battuta al posto del nemico, in uno scambio che di epico aveva solo le risate finali. Checco Zalone, a paragone, è un dilettante.
Leggete Nonnis che, anche quando butta lì l’espressione dialettale, è sempre comprensibile, dalla prosa veloce e limpida come quella di un americano, leggera senza scadere in quella degli scrittori da scaffale del supermercato. Leggetelo per il suo sguardo mai giudicante, ma ironico e autoironico. Leggetelo perché, se proprio il passato bisogna conoscerlo, come dicono, meglio farlo con una risata.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.