BAMBINI TRANS E RESPONSABILITÀ GENITORIALE (di Clara Carluccio)
Tutto sommato è comprensibile che un bambino guardi un cartone animato e si identifichi con uno dei personaggi, anche se di sesso opposto. Da manicomio, è quando un genitore fa castrare il figlio di nove anni per aiutarlo a trovare la sua identità di genere (www.ilmattino.it/papa_denuncia_ex_moglie_figlio_castrato_chimicamente).
California – fosse solo il famoso Hotel nel brano degli Eagles. Lo Stato è, oramai, maledettamente noto a tutti per essere il lovely place del transessualismo. Il paradiso della depravazione infantile, dove vige una trovata giuridica che solleva i medici e l’adulto che accompagna il bambino – anche se non è un genitore – da ogni responsabilità penale (il disegno di legge SB 107).
Ed è proprio dalla California che veniamo a conoscenza dell’ennesimo caso di pentimento post transizione: Chloe Cole, ex ragazza con spettro autistico, che inizia il suo percorso a dodici anni dopo aver subito molestie sessuali. (https://en.wikipedia.org/wiki/Chloe_Cole)
Oggi, è testimonial per Protect Children’s Innocence Act, il movimento della deputata anti trans Marjorie Taylor. Di fatto una seconda strumentalizzazione di un soggetto, mentalmente instabile e problematico, che andrebbe lasciato in pace e che, invece, passa dalla propaganda LGBT (e aggiunte varie) a quella politica.
Nel frattempo i genitori devono essersi identificati con la nonna di Cappuccetto rosso, perché sono rimasti assopiti durante tutta la transizione sessuale e intestinale, lasciandosi poi cagare fuori dal lupo quando hanno capito la portata del dramma che il ragazzo stava vivendo.
Non è difficile da immaginare: tempestati dalla lacrimevole retorica vittimista su un mondo omofobo, razzista e fascista che non accetta la diversità, sono finiti col credere che, far macellare i bambini, sia giusto. L’ossequio del bravo genitore che sostiene il figlio in ogni scelta che fa – “se ti rende felice è certamente giusto” -, e lo porta di corsa al pronto soccorso per bambini oppressi dall’arretratezza mentale.
Inoltre, oggi, “i bambini, sono più maturi di una volta”. Per quanto maturi possano essere, saranno pur sempre bambini, mica potranno tutti incarnare l’archetipo del Vecchio Saggio di Jung.
Chissà perché è più nota la storia di Elliot Page – il fu Ellen -, attore popolare per il suo ruolo in Juno, Inception, To Rome with Love, che afferma “da quando sono uomo la mia vita è migliorata” e non quella di Layla Jane, altra ragazza che ha rimosso il seno a tredici anni ed ora ha fatto causa ai medici per mutilazione infantile: “non si sarebbe dovuto autorizzare quell’operazione, da quando l’ho fatta sto peggio, ha aggiunto fuoco alla mia condizione pregressa […] è una decisione con cui dovrò convivere per tutta la vita”. Anche Layla, adesso, è assistita da un’avvocatessa conservatrice, Harmeet Dhillon (www.dailymail.co.uk/news/article-11873443/California-teen-sues-doctors-breast-removal-surgery-13-Kaiser-Permanentes)
I giornali italiani hanno demonizzato lo Stato dell’Alabama, riferendo che da quelle parti è diventato reato fornire cure mediche ai giovani che vogliono cambiare sesso. Informazione incompleta e fuorviante in quanto si dà a intendere che si voglia impedire qualsiasi intervento, o che si discriminino i transessuali. Invero, si vietano le operazioni solo ai bambini. (fsspx.news/it/news-events/news/lalabama-vieta-le-procedure-di-cambiamento-del-sesso-i-bambini).
Considerati i fatti di cronaca, dovrebbe essere comprensibile che qualcuno voglia analizzare i casi con le doverose tempistiche. Difficile che si possano chiedere i danni dopo aver permesso che si diffondesse un movimento così radicale. Rappresentativo il caso di David Bell, psichiatra e fondatore della clinica di cambio di sesso per minori Tavistock Clinic. Si è ritirato in confessionale a chiedere scusa per i suoi peccati, dopo aver acconsentito a praticare il taglio e cucito su chiunque.
Per quanto queste notizie possano scandalizzare l’opinione pubblica, di fatto, i genitori italiani che si stanno opponendo all’insegnamento del gender nelle scuole sono un’esigua minoranza. Perché, attualmente, vivono ancora nella fase volemose bene. Quando un movimento viene accettato dalla massa, e quindi normalizzato, diventa pressoché impossibile tornare indietro. Ma, ancora peggio, quando un’ideologia così rischiosa presenta il conto, si nota come le responsabilità siano impossibili da determinare. Non sarà mai colpa della clinica, del medico o dello psichiatra che ha dato il nulla osta all’intervento. Non sarà colpa della propaganda, dell’ipnosi, dell’America, delle leggi. Sarà solo colpa vostra, perché non avrete voluto capire. Perché tutti erano fascisti, omofobi, razzisti, complottisti. Era la ridicola fiaba dell’odio contro l’amore, il buono contro il cattivo in cui, neanche a dirlo, i buoni sono solo quelli che favoriscono il genderismo tra bambini. Quando sarete voi a ritrovarvi un figlio rovinato a vita, potrete solo rispondere: Love is love.
Clara Carluccio
L’AUTRICE
Clara Carluccio nasce a Milano, nel 1985, e risiede attualmente in provincia di Brescia. Per errore di gioventù studia alla scuola agraria del quartiere Comasina di Milano, incidentalmente ubicata in prossimità dell’istituto Paolo Pini, il manicomio in cui venne rinchiusa la poetessa Alda Merini. Dopodiché, decide di perfezionare la sua conoscenza del mondo tra lavori precari e umilianti della peggior specie. Si trova così a svolgere mansioni quali: Oss in una RSA, segretaria, barista, guardarobiera in discoteca non guardata da nessuno, cameriera ai piani, cuoca incapace in un centro disabili, domestica – non dite colf – in nero e banconiera al supermarket declassata poi al semplice ruolo di scaffalista inutile al mondo e a se stessa – il tutto con un contratto da stagista. Suo malgrado, colleziona infruttuosi corsi di cucito, danza quale tribal fusion e contemporanea, naturopatia. È appassionata di lingue straniere, in particolare inglese e portoghese. È approdata a “Il Detonatore” dopo vari messaggi di stalking rivolti all’indirizzo di Matteo Fais. La trovate su Facebook e Instagram, ma non riesce a postare i suoi link.
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