IL FEMMINISMO SE LA PRENDE UN’ALTRA VOLTA CON LA BELLEZZA E CANCELLA IL RITRATTO DELLA PRINCIPESSA (di Matteo Fais)
Non è vero quello che sostengono certi, ovvero che un uomo non propriamente bello – brutto no, questa è una balla! – non possa conquistare una donna con il suo fascino. È uno dei pochi motivi per cui, chi non brilla in superficie, cerca di far risplendere il suo fuoco interiore, coltivando interessi fuori dalla norma.
Ma cosa angoscia quel genere di maschio? La bellezza, il fatto di non essere semplicemente ciò che attira al di là di qualsivoglia ragionevole giustificazione. Perché questa è la caratteristica prominente del Bello, quella più sfacciata e terribile. Non ha bisogno di motivazioni. Si impone con la violenza di tutto ciò che è piacevole. Ogni motivazione è un’oziosa aggiunta, una sovrabbondanza che contamina un equilibrio perfetto, da scacciare con la mano, come una mosca, perché fastidiosa.
Ovviamente, tutti amano la Bellezza, salvo i risentiti che sanno di non possederla, dunque le femministe. Brutte, sporche e con quei cazzo di capelli colorati di demenza adolescenziale, detestano le belle donne perché sanno che il loro potere è superiore a tutta la falsa profondità dei loro arzigogolati ma superficiali e tristi discorsi – tutti i discorsi tristi sono superficiali e manifestazioni di una falsa coscienza.
Per tal motivo, un’iniziativa delle rancorose femministe ha deciso di coprire il ritratto di Elisabetta di Baviera, nota come la Principessa Sissi, eseguito da Franz Xaver Winterhalter e custodito in Vienna. Una poesia – schifosa, come solo i prodotti intellettuali del femminismo sanno essere – cerca di ricordarne le dimensioni non manifeste che la sua gradevolezza estetica, nei secoli, avrebbe oscurato.
Una mossa da vere sfigate – tipica, insomma, della gente di Sinistra, a cui le femministe si annoverano a pieno titolo! Diceva bene quel vecchio bacchettone di Hegel, quando sosteneva che “Non c’è niente di più profondo di ciò che appare in superficie”. In effetti, nella profondità del femminile si annega inutilmente strozzandosi, ma nel rivolo effimero del suo abbacinante splendore si sguazza con una gioia da infanti.
L’odio per la bellezza non può che appartenere a queste nuove rappresentanti della morale progressista come la morale degli schiavi, per Nietzsche, conviene agli scarti e ai rifiuti umani, ai deboli e a coloro che non possono accedere a quella che il filosofo tedesco identifica con la classe dei nobili. Qualsiasi genealogia della morale di queste suffragette idiote conduce all’inaggirabile schifo che suscita la loro visione. Un’oscena pinguedine, unita solitamente a una vomitevole peluria sotto il mento, insieme a una generale scarsa cura del corpo, le porta all’odio tipico dell’obbrobrio di natura.
Il femminismo sa bene il potere della donna, esattamente come è a conoscenza di esserne escluso per ontologica carenza. Ma la bellezza della principessa trionferà sempre sullo sguardo nato servile di queste povere sue governanti e cameriere – non per niente si dice del Re, ma ciò vale anche per la Regina, che è tale in terra come in cielo. La Storia saprà premiare chi è nato per comandare e schiaccerà senza pietà l’immonda bestia livorosa.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.