I SOLITI VECCHI DISCORSI SINISTRI (di Matteo Fais)
Quanto a novità, non si capisce dove sia il rinnovamento dietro Elly Schlein – tanto più che viene spontaneo domandarsi perché si dovrebbe continuamente cambiare, ma questo è un altro paio di maniche.
Aprendo il suo sito, la prima parola che salta all’occhio è la parola “redistribuzione”. Esattamente, quale segretario del PCI, PDS, DS e PD ha fatto a meno di tale ottocentesca visione dei rapporti economici? Non ne risulta uno, se non forse Renzi che, alla questione, ha dato una declinazione debole. Anche perché, un uomo di Sinistra senza redistribuzione è come un bordello senza le puttane, un controsenso, una roba ridicola! Sta di fatto che qui non c’è niente di nuovo, ma tanto di ovvio.
Persino il linguaggio e la vaghezza delle soluzioni, anche volendo ammettere la possibilità di togliere ai ricchi per dare ai poveri, sembra sempre la stessa. Nessuno – Schlein compresa – che precisi chi diavolo sarebbero questi ricchi. Per il signor Gino, con 500 euro di pensione, anche un funzionario statale di medio livello, con poco meno di 2000 euro di stipendio, naviga in acque sicure, per quanto in certe città non guadagni abbastanza per l’affitto di un appartamentino. Insomma, niente, non uno che delinei in termini inequivocabili dove finisca la povertà e inizi il ceto medio, per poi sfociare a sua volta nella sfera della vera ricchezza. Si sa che lasciare libera interpretazione su determinati concetti è il modo migliore per far sì che ognuno immagini ciò che preferisce.
Su tutte le altre questioni sollevate nel suo manifesto programmatico, la Elly, comunque, non è che brilli in quanto a fantasia: lotta al lavoro precario, al caporalato, immigrazione, ius soli, più diritti per le donne e la comunità LGBTQ+, attenzione climatica, aborto libero e cannabis a go-go. Al netto di alcuni punti, anche condivisibili – l’avversione al precariato in primis –, questi sono valori di massima che, in verità, tutti o quasi sottoscriverebbero, senza poi fornire una reale soluzione alle faccende concrete che si trascinano dietro. Volendo si potrebbero anche dare 5000 euro di retribuzione al cameriere, il problema è che, poi, la gente dovrà pagare di più in ristorante e non sembra ci siano tutti questi disposti a spendere 50 euro per un piatto da 60 grammi di spaghetti. Alla fine, è sempre bene ricordarselo, i diritti costano e non si pagano con i buoni sentimenti.
Insomma, tanti bei propositi senza fondamento, a cui è impossibile dire di no, data la loro astrattezza. Come sostenere che tutti amiamo la pace, l’amore, la bellezza e bla-bla-bla.
Infatti, il vero problema della politica italiana è che si muove a livello iperuranico, mancando totalmente di concretezza. Non abbiamo bisogno di politici con grandi idee e altissime teorie, ma di uomini e donne pragmatici. Non persone che promettano la palingenesi, ma che riescano a strappare 2 euro in più all’ora, in busta paga. Non umanitari che salvino il mondo intero dalla fame, ma che ci consentano di mettere insieme il pranzo con la cena.
L’esistenza è brutale materialità, almeno in prima istanza. Elly Schlein ha proposto per il momento solo un manifesto di vuoti sofismi filosofici, meno pregnanti delle prediche di un prete di campagna. La sola novità sarebbe veder realizzato finalmente qualcosa di buono.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.
“… lotta al lavoro precario, al caporalato; immigrazione, ius soli, più diritti per le donne e la comunità LGBTQ+, attenzione climatica, aborto libero e cannabis a go-go […] valori di massima che, in verità, tutti o quasi sottoscriverebbero…”.
…Beh… insomma… con qualche distinguo… A parte i primi due, sottoscrivibili anche da una Destra Sociale – incarnata in un partito-Unicorno, cioè che non esiste -, tutti gli altri (compresa l’”attenzione” climatica che è in realtà una truffa climatica) sono da Agenda 2030, cioè da globalismo antiumano e neomalthusiano; quindi, anche no, grazie.
Sottoscrivibile, invece, tutto il resto dell’analisi sulle aspettative concrete della gente reale, sempre partendo dal presupposto che il presunto “proletariato” smise di esistere in un’epoca ormai mitologica, perché voleva voluttuosamente, fin dall’inizio, diventare ceto medio, con tutti i relativi miti borghesi, come già constatava un Adorno ai tempi della Scuola di Francoforte, quando scoprì, da snob infastidito, che “le classi subalterne non sono affatto rivoluzionarie: vogliono semplicemente migliorare la loro condizione” [al che io gli avrei risposto: “Embèh?..”].