AMORE E RABBIA: ANI DIFRANCO E IL VENTICINQUENNALE DI “LITTLE PLASTIC CASTLE” (di Matteo Fais)
Le donne non sanno scrivere canzoni d’amore, soprattutto quelle delle ultime generazioni. Non sono più tenere e dolci. O, quantomeno, non sono romantiche, ma post romantiche. A loro piace più avere uscite liriche idrofobe e, come sa chiunque abbia consuetudine con il genere, contestarle è inutile, assecondarle fondamentale. Più di tutto, non servirebbe a niente. Sono femmine e ragionano in modo totalmente diverso da noi – meglio rassegnarsi a questa datità.
Malgrado ciò, alcune sono davvero grandiose e superlative, adorabili nel loro essere delle miserabili stronze. C’è, per esempio, questa cantautrice statunitense, di Buffalo per la precisione, Ani DiFranco, il cui genere è, si potrebbe dire, un new folk, elettrizzato ed elettrizzante, rabbioso e trascinante come mai è stato neppure il Bob Dylan di Like a Rolling Stone.
La sua chitarra fa oscillare montagne e grattacieli come il bacino di una ballerina viziosa. La voce è seducente come un graffio profondo sulla schiena durante l’amore, indisponente come il sospiro di chi ami nel momento in cui ti lascia. Una forza della natura (matrigna)!
In occasione del venticinquennale del monumentale album, Little Plastic Castle, di una colossale carriera da outsider, la cantante ha fatto uscire il 17 febbraio 2023 una riedizione del singolo Gravel, con due outtake della stessa canzone registrate in studio – l’edizione celebrativa del disco dovrebbe vedrà la luce a giugno.
Meno pulite della versione finita su disco, nel lontano 1998, hanno il pregio di catturare la straripante vitalità di una giovane Ani, appena ventottenne, che percuote la chitarra, il suo grande amore, muovendo le dita tra arpeggi, ritmica e finger style, con un’energia davvero mai vista in precedenza e paragonabile solo al perverso approccio di Tori Amos al piano.
Inutile nascondere che la donna in questione rappresenti per tanti versi il degrado dell’odierno “femminismo in assenza di maschilismo”. Attivista e sostenitrice accanita del gender fluid, i suoi discorsi e comizi online sono veramente quanto di peggio possa esserci. Malgrado ciò, la sua musica fa innamorare, supera la stupida barriera delle divisioni ideologiche.
Un artista non ha bisogno di essere nel giusto. Ciò che è bello è sempre immorale, sviluppa passioni patologiche e spesso nasce da sentimenti negativi. Così è nel caso di Gravel, una canzone che racconta evidentemente di un amante che ritorna (“And you came crawling back to say/ That you wanna make good in the end” E sei tornato strisciando/ Per sistemare tutto) e di tutto l’astio che risale furiosamente a galla (“Oh, let me count the ways that I abhore you/ And you were never a good lay/ And you were never a good friend” Lasciami contare tutte le cose che detesto di te/ Non sei mai stato neppure una buona scopata/ Né un vero amico).
La cosa positiva è che, in fine, a trionfare è l’amore, la possibilità di costruire su quella di distruggere (“So let’s go, before I change my mind/ I’ll leave the luggage of all your lies behind/ ’Cause I am bigger than everything that came before/ […] And you let me way down every time/ But oh, oh what can I say, I adore you” Allora, andiamo adesso, prima che cambi idea/ Mi lascerò alle spalle il bagaglio di tutte le tue bugie/ Perché sono superiore a ciò che è stato[…] E anche se ogni volta mi hai abbandonato/ Che posso dire, io ti adoro).
Oggi, purtroppo, di cantautrici al suo livello non ce ne sono. In Italia, poi, al massimo, ci dobbiamo sborniare Elodie. Insomma, in ultimo, si finisce anche per rimpiangere il femminismo. Forse, ha fatto anche cose buone, che resteranno, prima di divenire una grottesca farsa.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.