L’AUTO ELETTRICA E IL PROBLEMA DI CHI DEVE SOPPORTARE I MANIACI DEL CLIMA (di Matteo Fais)
Il clima è un problema serio, soprattutto per chi deve stare dietro a tutte le manie degli ambientalisti. Da poco se la sono presa con le case che non hanno una classe energetica adeguata e che andranno rimodernate entro dieci anni. Ora è il turno delle auto che, dal 2035, dovranno essere, ci piaccia o meno, elettriche.
Sapete perché? Beh, ce lo chiede l’Europa. Come risulterà evidente, questa fantomatica struttura sovranazionale è peggio di una moglie isterica e pretenziosa. Non ci lascia respirare, ci sta col fiato sul collo. Contesta ogni nostra scelta.
C’è da dire che la Destra ha votato compatta contro. Ma è anche vero che, per quanto abbia vinto le elezioni – anche le regionali –, questa è incapace di esprimere, all’interno ed esterno, una qualsivoglia forma di egemonia. Muscolare nelle esternazioni, essa risulta fiacca a livello politico.
Purtroppo, su tale piano, questa non gode di un sostegno presso le masse altrettanto forte dei propri avversari. Se loro hanno orde di invasati disposti a recarsi nei musei e imbrattare opere d’arte in nome della salvaguardia del pianeta, i primi godono, al massimo, di qualche anziano – la maggioranza della popolazione – abituata a recarsi al seggio una volta ogni cinque anni, sperando di votare realmente per il meno peggio.
Insomma non moriremo democristiani, ma elettrizzati, in una casa non semplicemente salubre ma addirittura green. Ancora non è chiaro da dove le masse tireranno fuori i soldi. Qualcuno ipotizza che tutto ciò sia fatto per far perdere valore agli immobili e costringere chi non sarà in possesso dei denari necessari di svenderli a quattro soldi.
Naturalmente, bisogna andarci piano con la paranoia, che è la tentazione più forte, ma certo si ha da restare in guardia. Se avessimo a che fare con una massa critica che si interessa alle questioni politiche – e quindi alle proprie sorti –, forse potremmo salvarci.
Il problema è che le masse preferiscono dire male della Ferragni, senza essere meglio di questa e sproloquiare su Facebook, invece che scendere in piazza. Altrimenti, dopo un provvedimento del genere, sarebbe venuto giù il finimondo. Ma, gli Italiani, si sa, tutto amano fuorché il far valere la democrazia nelle apposite sedi, cioè scendendo in strada.
A tutto ciò si aggiunga che la misura è stata rimandata al 2035, data dietro l’angolo, a livello storico, ma in questo Paese si vive giorno per giorno e dodici anni qui valgono due secoli. Troppo tempo per scegliere – adesso – di smuovere il culo dalla poltrona.
Frattanto, lo Stivale perderà chissà quanti posti di lavoro. Ma anche di questo aspetto la gente se ne fotte. Come in quella famosa barzelletta in cui un passeggero chiede all’altro se l’aereo stia cadendo, alla risposta positiva di questo, lui aggiunge “Chi se ne frega, tanto non è il mio”. Insomma, il sospetto che siano dei cretini è forte.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.