VULVOCRAZIA – L’INSOPPORTABILE PIAGNISTEO FEMMINILE QUOTIDIANO, DA GIORGIA SOLERI A TUTTE LE INFLUENCER (di Matteo Fais)
L’Italia è una repubblica fondata sul piagnisteo di donnette insignificanti, per i loro turbamenti psichiatrici e ginecologici. La mattina, uno apre i giornali e si trova letteralmente bombardato da articoli su articoli vertenti intorno alle ultime reazioni di Chiara Ferragni agli hater, che le hanno dato della madre degenerata perché ha posato in perizoma su Instagram. L’influencer più famosa dello Stivale, poi, quando risponde a chi la critica, assume questo fastidioso tono da sopravvissuta alla Shoa, manco fosse stata vittima di persecuzione razziale, impossibilitata ad avere una vita civile, interdetta da tutti i pubblici impieghi e costretta a circolare con la Stella di David attaccata al cappotto.
Benvenuti nella Vulvocrazia verde, bianca e rossa, dove ogni giorno ognuno di noi deve subire il terribile piagnisteo della privilegiatissima categoria femminile. I loro stipendi sono equiparati ai nostri per legge a parità di impiego, hanno la libertà sessuale, non necessitano più di un marito e, quando ce l’hanno, se ci sono di mezzo dei figli, possono pure fargli togliere la sedia da sotto il culo, ma stanno ancora lì a frignare da mattina a sera.
Se perdono sangue tre giorni al mese – cosa che ha stabilito la natura, non il patriarcato dei secoli passati –, ci fanno su discorsoni e pistolotti che sembra colpa nostra. Se viene loro un’infezione alle vie urinarie, sembra che il Paese si debba fermare e fare atto di dolore e pentimento. E basta, dannazione! Queste si sono seriamente convinte che il mondo debba loro qualcosa!
Uno dei peggiori esempi, in tal senso, è certo quello di Giorgia Soleri, una ragazza qualsiasi, dalla bellezza di altre centomila, assurta alle cronache solo perché fidanzata con quel truccatissimo di Damiano dei Maneskin. La sua battaglia contro la vulvodinia (una sorta di bruciore localizzato all’ingresso della vagina) – che sarà pure fastidiosissimo – è un qualcosa con cui svanga le palle all’opinione pubblica un giorno sì e l’altro pure – ripresa peraltro, anche lei, da tutti i giornali –, con un’autocommiserazione patetica e veramente fuori misura.
Siccome, poi, le hanno detto che fa tutto questo per cercare visibilità, ha deciso di chiudere i suoi social, a mo’ di sfregio contro l’umanità intera, non senza averci prima riservato un video speciale per tuonare contro la scarsa empatia degli Italiani nei confronti della sua topa. Come se non ci fossero malati di cancro abbandonati a sé stessi, gente con la SLA che sembra non esistere per la nostra sanità e i pronto soccorsi non ti facessero aspettare in fila dalle 7 di mattina alle 9 di sera quando hai un problema. Che due coglioni!
Purtroppo, le donne hanno sviluppato una pericolosa e deviata sindrome da principessine, per cui, se tutto il mondo non si mobilita nel momento in cui hanno un minuto di tristezza o un disturbo di salute, sembra che il popolo trami contro di loro, che le voglia vedere morte. Siamo al deliro paranoide, alla mania di persecuzione, al narcisismo che si muta in preoccupante patologia psichiatrica. E non si pensi che siano così solo queste influencer o starlette varie. Oramai, anche la sciampista e quella che pulisce le scale pretendono attenzioni come se fossero loro l’asse intorno a cui gira il Globo.
C’è un palese bisogno di abituare le donne a essere mandate a fare in culo. Troppa gentilezza nei confronti dell’altro sesso – quella cara vecchia abitudine di non far loro portare pesi, o sgravarle da un qualsivoglia incomodo – crea individui incapaci di fare i conti con le frustrazioni e le delusioni che la vita porta con sé. In troppe soffrono di questa distorsione mentale. Si sono convinte di non dover guardare dove vanno perché loro devono poter circolare ovunque preferiscano senza badare ai pericoli. Quelle con un account OnlyFans si lamentano perché uno ha guardato loro il fondoschiena – ampiamente esposto, mentre andavano in giro – e tuonano contro la sessualizzazione della donna, salvo poi vendere le foto dei loro piedi a degli sfigati deficienti.
Se gli uomini permetteranno a tutte queste svalvolate di continuare su questa linea, noi diventeremo dei servi su cui pende la spada di Damocle di un sempre possibile licenziamento. Odiare è sbagliato, mandare al diavolo è, invece, un sacrosanto diritto.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.