PROFANE ORDER, UNA DELLE POCHE BAND DI METAL ESTREMO DA ASCOLTARE ASSOLUTAMENTE – E IL NUOVO ALBUM È PURA VIOLENZA (di Matteo Fais)
Un disco che si rispetti è come il black mamba in Kill Bill di Tarantino, nella famosa scena in cui Budd Gunn apre la valigia piena di soldi: ti salta addosso, ti aggredisce senza lasciarti neppure il tempo di realizzare. È un tornado, una folata di vento che travolge tutto, uno schiaffo che frantuma le ossa, un urlo agghiacciante che ti fa saltare sulla sedia.
Non è un caso che ogni album in cui l’energia faccia da padrona, come nel punk e nel metal più estremo, quindi dai Sex Pistols ai Darkthrone, passando per gli Slayer, sia tanto intenso quanto di breve durata – in una parola, fulminante.
Una delle poche band che, nel caos metallaro degli ultimi decenni (in cui è diventato semplicissimo produrre un album, sovente con pochissime idee, ma con mezzi illimitati), si sia distinta sono i Profane Order, rappresentanti del cosiddetto bestial war metal – qualsiasi cosa tale formula voglia dire.
Appena tornati in pista con un terzo album, One Nightmare unto Another, per la Nuclear War Now, la band canadese mette sul piatto un disco della durata inferiore alla mezz’ora, che non lascia quasi il tempo per respirare. Suona e tuona, urla disumano e martella implacabile – proprio come i precedenti Tightened Noose of Sanctimony del 2017 e Slave Morality del 2019.
Sette canzoni dal ritmo implacabile, ma mai monotono come il consueto e più diffuso blast beat che tende unicamente a condurre alla sordità. In tal senso, la migliore lezione dinamica del thrash metal si mescola alla brutale potenza del death, evitando gli scivoloni nel vociare da budella sfinite e occluse.
La batteria, con i suoi colpi netti e terribili, è l’elemento portante, quello che agita lo spazio sonoro facendolo tremare pericolosamente, tra le urla di un’umanità ormai ridotta alla bestialità più informe. Quando si ritira per qualche istante, è solo per rientrare in scena ancora più spaventosa, mentre le chitarre suonano compatte concedendosi improvvise rasoiate.
Eppure, sarà per via della produzione, il suono di questo nuovo disco, come nel caso dei precedenti, non è mai confuso o sporco. In effetti, c’è quasi una paradossale purezza in tutta questa perversione ritmica che diventa incisività immediata.
I Profane Order sono indubbiamente, in tal senso, un prodotto che si distingue e si fa notare, e non solo perché appartengono a un sottogenere così peculiare. Nei loro lavori, c’è veramente l’espressione più forte della violenza musicale del Metal. Ed è un qualcosa che resta.
Certo, oramai si è ben lontani dai primordi di questo tipo di musica e la lezione è stata assimilata e digerita, ma proprio per questo è ancora più difficile farsi notare in mezzo alla torrenziale produzione odierna. Come i più agguerriti degli eserciti barbari, dopo il loro passaggio, resta una devastazione tale da sfiorare il sublime.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.
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