IL PAPA DELL’OVVIO: CHE L’OMOSESSUALITÀ NON SIA UN CRIMINE LO SANNO TUTTE LE PERSONE SANE DI MENTE (di Matteo Fais)
Ogni uomo sano di mente ha fatto una battuta sugli omosessuali. Di più, l’ha fatta anche di fronte all’amico effemminato il quale, essendo di solito sano di mente a sua volta, l’ha presa a ridere – non fidatevi mai di una persona e, dunque, di un omosessuale, che non sappia ridere di sé stesso.
Tutti coloro che non sono disturbati sanno che corre una notevole differenza dal dire bonariamente a uno “brutto culattone del cazzo” al dare la caccia ai gay con la mazza da baseball. Esattamente come, con l’amico che spiattella la sua ultima ed ennesima conquista, si scherza dicendo “vecchio assatanato pervertito”, ma certo non lo si castra per salvarlo dal peccato, persino se non si condivide la sua morale sessuale.
In tal senso, Papa Francesco ha gioco facile, intervistato dalla l’Associated Press, nel sostenere che l’omosessualità non sia un crimine e che le leggi dei Paesi in cui questa viene perseguitata siano ingiuste. È come dire che non bisogna picchiare le donne, violentarle, o fare, in generale, loro del male. Salvo i pazzi frustrati, chi diavolo si azzarderebbe a dire il contrario?
Questo Paese è da tempo in mano a tanti rivoluzionari in giacca e cravatta che difendono teorie oramai diffuse da decenni, spacciandole per sovversive. Oramai, persino il cattolico più intransigente ha un’amica che ha abortito, o un amico omosessuale. La cosa non fa più caldo né freddo a nessuno.
Il Papa, quanto è vero Iddio, difende una diabolica ovvietà, condivisa dal cittadino più urbano come dalla beghina di paese. La sua posa progressista fa quantomeno sorridere.
Al netto dei proclami d’ufficio che è necessario fare, neppure l’ultimo prete di periferia si accanirebbe a condannare il peccato dell’omosessuale, come di quello dell’etero. “Tu fotti, fotti, che Dio perdona tutti”, dice un noto adagio popolare che funge un po’ da undicesimo comandamento.
Gli omosessuali ci sono, ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Una società che voglia dirsi normale non può rifiutarli. Poi, certo, possiamo batterci contro la propaganda LGBTQ+, che è altro dal riconoscere il dovuto rispetto a ognuno in relazione alle proprie tendenze sessuali.
I gay sono normali, non è normale, invece, che un uomo vestito da donna vada da dei bambini a leggere una fiaba in cui si racconta di due che se la sbattono in culo vicendevolmente. Esattamente come è normale e assolutamente lecito che delle persone si riuniscano in un locale per scambisti. Cionondimeno, solo un malato di mente porterebbe degli infanti in un posto del genere.
Ogni persona, raggiunta un’età del consenso – come avviene per i rapporti sessuali – deve essere libera di fare ciò che ritiene più opportuno col proprio corpo e, in particolare, con i propri genitali. Il Papa, dunque, stia tranquillo e sereno: con o senza il suo imprimatur, chi vuole pigliarla in quel posto, lo farà e a nessuno gliene fregherà un beato biscotto.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.