FEDEZ NON RIDEVA DI EMANUELA ORLANDI, MA DI VOI E A RAGIONE (di Matteo Fais)
L’Italia è uno strano Paese, perché se dici che i Maneskin sono merda, ti becchi come minimo del boomer non in linea col progresso dei tempi, uno che non si è adeguato all’idea che Jimi Hendrix e Janis Joplin siano oramai roba da vecchi e non riesce ad accettare l’idea che i giovani si sentano semplicemente rappresentati da qualcosa che lui non può comprendere.
L’Italia, contrariamente a quel che si dice, è un Paese per giovanissimi, in mano al giovanilismo più spinto, schiavo della novità, non importa quanto sciocca questa possa essere. Non è un caso che a parlare in televisione e sui giornali, a fare opinione, ci fossero un tempo Moravia, Bocca, Montanelli, Calvino, o Pasolini e le trasmissioni fossero dirette non da saltimbanchi reclutati al Circo Togni, ma da insuperabili professionisti come Giovanni Minoli – che sarà pure stato un uomo di partito e un’amabilissima carogna, ma con due palle da toro, come si evince guardando i suoi duelli combattuti a colpi di fioretto contro Almirante o Berlusconi. In passato era così. In Francia, poi, avevi gente del calibro di Sartre o Foucault e su ogni loro frase ci potevi restare a meditare il resto della notte.
Oggi, chi è a far parlare di sé sugli schermi in 4k e sui giornali, in particolare da noi? La Ferragni che fa la tuttologa tra una foto in perizoma e l’altra, mentre i commentatori scrivono di chi ha lanciato strali sotto i suoi post dicendole che è indecente mostrare la fica rasata. Poi, c’è lui, il maritino, quel tappeto di tatuaggi con una mimica e una postura da bimbominkia.
Ogni tanto, come ieri, il nuovo Sartre delle classi subalterne è finito nell’occhio del ciclone per una risata, durante un suo podcast della trasmissione Il Muschio Selvaggio, mentre parlava di Emanuela Orlandi, la grande scomparsa d’Italia. Ricostruire l’accaduto sarebbe inutile. Di Fedez potrebbe occuparsi solo un idiota. Il vero problema sono coloro che lo guardano, gli Italiani insomma.
Lo pseudo rapper, nella sua Nazione, è più ascoltato di quanto lo fosse il Papa emerito appena morto, Ratzinger. I discorsi di questo sulla secolarizzazione e la Morte di Dio scuotono gli animi molto meno di quelli di Fedez, in relazione a un qualsiasi argomento a piacere che gli passi per la testa appena si sveglia. E ciò che dice Papa Francesco ha la stessa forza persuasiva di Fedez, per cui possono tranquillamente contendersi il palcoscenico.
Forse che forse, gli Italiani dovrebbero cominciare a farsi un serio esame di coscienza. Invece di criticare il bimbo che gioca a fare il padre su Instagram, sarebbe il caso di sputare alla propria immagine allo specchio e ammettere chiaramente che Fedez piace alla gente perché ne incarna le aspirazioni e la pochezza intellettuale – la nostra condizione è addirittura inferiore rispetto a quella descritta nella famosa Fenomenologia di Mike Bongiorno di Umberto Eco, proprio perché noi siamo divenuti persino peggio del noto conduttore. Diciamocelo chiaro e tondo, la gente, anche quella che critica Fedez, non è migliore di lui. Sì, lo deridono sotto gli articoli che raccontano le sue gesta, ma vivono forse per valori più alti? Leggono forse Byung-Chul Han, in luogo dei suoi tweet? Ma neanche per sogno! Esattamente come chi si accanisce contro la De Filippi non guarda Bergman, altrimenti l’opposizione popolare, in questo Paese, sarebbe una cosa seria.
Scommettiamo che, se Fedez scrivesse un libro, questo venderebbe più della Storia della sessualità di Foucault? Vorrà pur dire qualcosa. Alla fine, ogni popolo ha la libertà che si merita. Fedez, è comprensibile, non rideva di Emanuela Orlandi, ma di tutti noi e lo faceva a ragione.
Matteo Fais
Canale Telegram di Matteo Fais: https://t.me/matteofais
Instagram: http://www.instagram.com/matteofais81
Facebook: https://www.facebook.com/matteo.fais.14
Chat WhatsApp di Matteo Fais: +393453199734
L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.
Non sapevo che facesse pure un programma alla radio. Sono dappertutto ! mi chiedo come fanno a non inflazionarsi, sarebbe una legge di mercato che necessariamente dovrà verificarsi quindi aspettiamoci un loro prossimo ingresso in parlamento come riciclati di lusso.