CHIESA E PEDOFILIA – LA VERITÀ DI BENEDETTO XVI CHE I GIORNALI NON VI RACCONTERANNO MAI (di Matteo Fais)
I giornali, si sa, cercano lo scandalo, ma non nel senso della verità – che è sempre scandalosa –, bensì del pruriginoso. In tal senso, sono come i siti pornografici che non comunicano l’incrociarsi senza veli degli sguardi tra gli amanti, ma la nudità degli atti.
Per questo, parlando del libro uscito post mortem di Benedetto XVI, Che cos’è il Cristinesimo? (Mondadori), sono subito impazziti e hanno rilanciato la notizia di un testo che, palesemente, non avevano letto: “In diversi seminari si formarono «club» omosessuali che agivano più o meno apertamente e che chiaramente trasformarono il clima nei seminari. In un seminario nella Germania meridionale i candidati al sacerdozio e i candidati all’ufficio laicale di referente pastorale vivevano insieme. Durante i pasti comuni, i seminaristi stavano insieme ai referenti pastorali coniugati in parte accompagnati da moglie e figli e in qualche caso dalle loro fidanzate. Il clima nel seminario non poteva aiutare la formazione sacerdotale. La Santa Sede sapeva di questi problemi, senza esserne informata nel dettaglio”.
Similmente hanno comunicato, tanto per aggiungere un po’ di pepe alla pietanza, di “Un vescovo, che in precedenza era stato rettore, aveva permesso di mostrare ai seminaristi dei film pornografici, presumibilmente con l’intento di renderli in tal modo capaci di resistere contro un comportamento contrario alla fede”.
Tutto vero, nel senso di analiticamente fedele al testo del Papa Emerito. Peccato – mortale – però che abbiano scordato di riportare le ragioni dello schifo diffusosi per la Chiesa, secondo la ricostruzione di Ratzinger che, tutt’altro che superficiale come il suo successore Papa Francesco, ha ben indagato i motivi della diffusione di tanta decadenza.
Il “pastore tedesco”, come venne chiamato al momento della sua elezione da quei debosciati di “Il Manifesto”, sa più di chiunque altro che ex nihilo nihil fit, ovvero “nulla viene dal nulla”. Il tramonto della Chiesa Cattolica è lo specchio di quello dell’Occidente.
Benedetto capisce bene, infatti, che le cose stanno degenerando, come dice lui stesso, lungo tutto il ventennio che va dagli anni ’60 agli ’80, ovvero quando la rivoluzione sessuale esplode e si impone. “I criteri validi sino a quel momento in tema di sessualità sono venuti meno completamente e ne è risultata un’assenza di norme alla quale nel frattempo ci si è sforzati di rimediare […] Mi è rimasto anche impresso nella memoria quando il Venerdì Santo del 1970 arrivai in città e vidi tutte le colonnine della pubblicità tappezzate di manifesti che presentavano in grande formato due persone completamente nude, strettamente abbracciate”.
È un’antropologia che è mutata a livello mondiale e lui, per quel che concerne il mondo intorno a sé, ne ha coscienza in modo estremamente lucido: Ll’introduzione, decretata e sostenuta dallo Stato, dei bambini e della gioventù alla natura della sessualità. In Germania Käte Strobel, la ministra della Salute di allora, fece produrre un film a scopo informativo nel quale veniva rappresentato tutto quello che sino a quel momento non poteva essere mostrato pubblicamente, rapporti sessuali inclusi”.
La Sinistra del tempo, esattamente come quella attuale, peraltro, non sta solo cercando di sdoganare una sessualità svincolata dal fardello di tutte le restrizioni che pesavano sul versante dei rapporti cosiddetti consenzienti, ma proprio cercando di promuovere l’abominio: “Tra le caratteristiche della rivoluzione del 1968 va annoverato anche il fatto che la pedofilia venne proclamata come permessa e conveniente. Quantomeno per i giovani nella Chiesa, ma non solo per loro, questo fu per molti versi un tempo molto difficile. Mi sono sempre chiesto come in questa situazione i giovani potessero andare verso il sacerdozio e accettarlo con tutte le sue conseguenze. Il diffuso collasso delle vocazioni sacerdotali in quegli anni e l’enorme numero di dimissioni dallo stato clericale furono una conseguenza di tutti questi processi”.
Il Ratzinger di questa raccolta di saggi, insomma, è anche sociologo della fine di un’epoca. Ne indaga ogni aspetto, vivendolo in prima persona, constatando con i propri occhi. Riconosce anche il peso di una certa visione morale all’interno della Chiesa che cerca di adeguarsi alla modernità, dalla quale, non per niente, i suoi testi vengono banditi: “Infine si affermò ampiamente la tesi per cui la morale dovesse essere definita solo in base agli scopi dell’agire umano […] Perciò non poteva esserci nemmeno qualcosa di assolutamente buono né tantomeno qualcosa di sempre malvagio, ma solo valutazioni relative. Non c’era più il bene, ma solo ciò che sul momento e a seconda delle circostanze è relativamente meglio”.
,E lui ci tiene a ricordare che no, assolutamente, Fede e Relativismo non possono convivere, che la morale cattolica non può cedere così fiaccamente al mutare dei tempi: “Ci sono beni che non sottostanno al bilanciamento. Ci sono valori che non è mai lecito sacrificare in nome di un valore ancora più alto e che stanno al di sopra anche della conservazione della vita fisica. C’è il martirio. Dio è di più anche della sopravvivenza fisica. Una vita che fosse preservata a prezzo del rinnegamento di Dio, una vita basata su un’ultima menzogna, è una non-vita. Il martirio è una categoria fondamentale dell’esistenza cristiana”. Insomma, Dio, per un cristiano, deve rimanere come il valore supremo, anche lì dove la Storia, con il suo materialismo, chiedesse un compromesso.
Ma qual è, in ultimo, la ragione di tanta abiezione? Ecco che il Papa dà l’abbraccio mortale al nemico, il suo conterraneo Nietzsche: “Nel nostro tempo è stato coniato il motto della «morte di Dio». Quando in una società Dio muore, essa diviene libera, ci è stato assicurato. In verità, la morte di Dio in una società significa anche la fine della sua libertà, perché muore il senso che indica l’orientamento”.
L’amore malato per le creature innocenti, in sintesi, come ogni aberrazione, è l’inesorabile fine di questo tempo di smarrimento: “Come ha potuto la pedofilia raggiungere una dimensione del genere? In ultima analisi il motivo sta nell’assenza di Dio. Anche noi cristiani e sacerdoti preferiamo non parlare di Dio, perché è un discorso che non sembra avere utilità pratica”.
Questa è la vera denuncia che Ratzinger scaglia in faccia al mondo. Non i sollazzi di quattro seminaristi, ma la durissima asserzione della bancarotta morale a cui è giunto il nostro universo. Benedetto è, in tal senso, il nuovo Dostoevskij e sembra dire “attenti perché, se Dio scompare dalle nostre esistenze, siamo perduti”.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.