IL CASO DI LINDA CERRUTI PROVA CHE LA LEGGE, IN ITALIA, NON È UGUALE PER TUTTI (di Matteo Fais)
Meglio ricapitolare, perché è passato un po’ di tempo. Estate. Linda Cerruti, nuotatrice artistica, pubblica su Facebook una foto che la ritrae mentre fa la spaccata in aria da ferma. Appese alle cosce, ci sono un certo numero di medaglie da lei vinte. Va da sé che ognuno fa del suo corpo quel che preferisce e sarebbe bello se i social – tutti i social, non solo Twitter – permettessero anche di pubblicare immagini di nudo, previa segnalazione agli utenti del fatto che andranno incontro a contenuti sensibili.
Naturalmente, qualsiasi persona sana di mente e priva delle proverbiali fette di salame sugli occhi, sa che nessuna donna, dopo i 10 anni, mostra la propria nudità, o parti di questa, senza alcuna malizia. Anche qui, niente di strano: è il gioco della seduzione ed è vecchio come il mondo.
È altresì lapalissiano che chi si espone sa di andare incontro a una certa bonaria intemperanza testosteronica – se giri col fondoschiena scoperto in spiaggia, ci vuole proprio una faccia da culo per riprendere verbalmente chi butta l’occhiata, suvvia! Sui social, poi, è abbastanza ovvio che ci scappi il commento super simpatico, la boutade. Si tratta, per così dire, delle regole del gioco. Chi non desidera partecipare, del resto, è libero di tenersi le foto per sé, visto che non è obbligato dal medico a postare.
Linda Cerruti, che deve avere l’umorismo di un masso di granito, non l’ha presa bene e ha subito gridato al sessismo e al patriarcato – che fantasia! Non paga, ha deciso pure di passare per le vie legali. E qui arriva l’aspetto interessante. A quanto pare, si è subito mosso il Centro operativo per la sicurezza cibernetica di Genova, sotto la coordinazione della Procura della Repubblica di Savona e, già che ci siamo, con il supporto della Polizia Postale. Questo esercito, che non si scomoda neppure per la Mafia, ha subito individuato i profili dei presunti diffamatori e sessisti.
Strano, tutto ciò è molto strano, esattamente come lo era quando furono individuati gli account di coloro che insultavano Laura Boldrini. Sulla rete è pieno di persone che denunciano di aver ricevuto offese, se non minacce di morte, essersi recati alla Polizia Postale, per poi vedersi rispedire a casa con la scusa che tanto Facebook non avrebbe fornito le generalità dietro l’account in questione.
Insomma, come al solito, a quanto pare, la giustizia non è uguale per tutti, ma segue anch’essa la moda del momento e protegge i progressisti come mai farebbe con il fronte opposto.
A ogni modo, non c’è granché da spaventarsi – se non per il fatto che l’accusa di sessismo è sempre molto aleatoria dunque suscettibile di tante interpretazioni. Tanto per cominciare, anche la peggiore minaccia online non prevede il carcere. In secondo luogo, almeno nel caso della Cerruti, stando agli screenshot da lei pubblicati, è ben difficile pensare che si trovino gli estremi per una condanna fondata sulla diffamazione – poi, naturalmente, una toga rossa può fare quel cazzo che gli pare, come per qualsiasi caso.
Il loro punto è semplicemente, mettendo in giro la voce che quelle persone saranno perseguite, far paura agli altri. Scommettete che nessuno poi andrà incontro a conseguenze, che tra un anno ancora non sarà successo niente? Non fatevi fregare: è come quando dicono di aver individuato non si sa quanti evasori. Alla fine, è un miracolo se tornano a casa con il tanto per pagare la colazione dei finanzieri.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.
Forse sono veramente strano, vedere un paio di cosce non mi sconvolge la giornata per cui non mi passa neanche per l’ anticamera del cervello di scrivere commenti bavosi sotto i post di queste tizie. Ha ragione Berlusconi, in questo paese ci vorrebbero vagonate di mignotte ( possibilmente con regolare partita iva ) visti i morti di figa che ronzano sui social e non solo.