ROMEO, GIULIETTA E LA PRIMA IDIOZIA DEL 2023 (di Clara Carluccio)
La moda della denuncia senile, come nel caso di Steven Tyler – leader degli Aerosmith accusato di violenza sessuale dopo cinquant’anni accuratamente meditati -, ha fatto il suo esordio anche nel mondo del cinema.
Piccoli spocchiosi crescono e si adattano ai nostri tempi. Tempi di polemiche inventate e dissacrazione della Bellezza che l’umanità futura ci disprezzerà.
I due in questione, Olivia Hussey e Leonard Whiting – volti di Romeo e Giulietta nell’epico film del 1968 firmato Zeffirelli – hanno deciso di augurarci buon anno con la prima idiozia del 2023. Il dramma e la delizia del primo amore sembravano essersi perfettamente trasfigurati nei loro incantevoli lineamenti. Le indimenticabili icone Shakespeariane hanno voluto sporcare una delle pellicole romantiche più rappresentative del cinema denunciando un fantomatico abuso della loro nudità.
Senza mettere in dubbio lo straziante trauma dei protagonisti, si potrebbe azzardare l’ipotesi che, il loro non sia stato un sacrificio vano. È ragionevole pensare che prestare se stessi per un’opera shakespeariana – mica per un porno – valga pur la pena. Ben diversa l’esperienza subita da Maria Schneider nella scena del burro di Ultimo tango a Parigi, in cui è avvenuto un dichiarato abuso.
Al netto dell’esperienza attoriale, ciò che rischia di perdere valore, se polemiche inutili diventeranno sempre più frequenti, è l’arte stessa. Benché venga percepita come elemento – spesso di svago – separato dall’anima di chi la pratica è, invero, una fusione con la sua stessa vita. Più un cantante, un attore, un regista, un pittore, uno scrittore mette da parte le inibizioni nell’opera e più, questa, sarà grandiosa e indimenticabile.
Non si può capire fino a che punto un regista può spingersi, finché non si è conosciuto, per esempio, il cinema di Lars Von Trier. Lui, proprio per la sua opera scioccante, ma anche colta, simbolica e sensibile, si merita il trono. Lo stesso Bertolucci, nel caso della Schneider, ha ammesso il suo errore, ma ha pur sempre detto qualcosa di importante: “volevo che lei sentisse l’umiliazione”. Questo è l’episodio più noto ma è risaputo come, molti registi, stimolino gli attori con provocazioni di vario tipo – nei limiti del consentito – proprio per ottenere il massimo. Questi ultimi, a loro volta, se sono dei veri professionisti, sanno trarre forza interpretativa dalle pressioni ricevute.
I signorini Romeo e Giulia, che oggi rinnegano il film che li ha resi più famosi – neanche avessero preso parte ad una di trilogia di orge – dimostrano solo di non aver mai posseduto la vocazione per il loro mestiere – l’incarnazione di un ideale di arte e recitazione più grande di loro e che andrebbe solo onorata e servita.
Come al solito si gode abbondantemente dei privilegi acquisiti per un arco di tempo che copre la vita intera, per poi sputare nel piatto vuoto su cui ci si è saziati a caviale e champagne. A saperlo prima, meglio sarebbe stato sputate in faccia a loro, per dare il caviale ad artisti migliori.
Clara Carluccio