LA VERA MALATTIA È LA PSICOSI DI CHI NON ACCETTA DI POTER MORIRE (di Matteo Fais)
La gente si è abituata troppo bene. In tempi pre-secolarizzazione – anche se nessuno ha mai capito realmente quando questa sia iniziata –, la religione, essendo ancora preponderante presso le masse, prima di essere sostituita dal narcisismo, induceva a pensare alla vita come una valle di lacrime e un percorso costantemente minacciato dalla possibilità della morte.
Ma l’uomo è una creatura emozionale, più che razionale – con buona pace di Platone, per cui la filosofia è preparazione al trapasso, e di quel rompicoglioni di Aristotele. In sostanza, ci sta che uno se la faccia sotto all’idea di lasciare questo infame posto chiamato Pianeta Terra. Tanto più che quel che potrebbe esserci dopo non fornisce certo una prospettiva lieta. Castigo o regno dei cieli, con il nulla come alternativa – lasciamo perdere la reincarnazione –, sono decisamente ipotesi angoscianti, ognuna per un suo particolare motivo.
Al diavolo la metafisica, comunque. La paura della morte è fondata e comprensibilissima. Cionondimeno, si crepa. Non si nasce eterni e, soprattutto, non ci si potrà salvare per sempre. Eppure, questo non sembra essere sentimentalmente chiaro agli italiani che inseguono oramai da anni l’immortalità di vaccino in vaccino, di mascherina in mascherina, pregando per un purgatorio noto come lockdown.
Su questo timore ancestrale, la campagna anticovid ha costruito la sua fortuna. Il vecchio, che non ha niente da perdere se non la nuda esistenza, ha trovato l’ultima epica sfida: sopravvivere per sopravvivere. Considerato che gli anziani sono la maggioranza nel Paese, non è strano quanto successo.
Anche i giovani, a ogni modo, non sono da meno. Gli hanno detto che con pochi accorgimenti avrebbero raggiunto i cent’anni e questi sono impazziti, si sono convinti che non si possa morire a 20-30-40-50 anni. Se tira le cuoia uno di 65, lo si piange, con ridicole lacrime, protestando contro il cielo: “Era ancora così giovane!”. Ma quale giovane e giovane! A 65 anni, un uomo può già aver raggiunto da decenni il punto in cui della vita ne ha i coglioni strapieni – e a ragione.
Se, a questo punto, date le notizie che arrivano dalla Cina, state già cominciando ad andare fuori di testa, gridare all’epidemia e al morbo, manco ci fosse la peste la fuori e i cadaveri accumulati a bordo strada, riflettete se non sia il caso di recarvi da uno specialista – specialista in psichiatria. Tanto, se non sarà per l’ennesima variante del Covid, sarà di AIDS, infarto, cancro – una scusa per crepare, come si suol dire, non manca mai.
Però, per favore, finitela con questo allarmismo. Se volete barricarvi in casa, fatelo, ma mettetevi in testa che non potete togliere ogni possibilità a chi ha deciso di rischiare di vivere per non morire. Se preferite restare in un vaso, come la vostra pianta in salotto, fatelo, ma evitate di martoriarci le palle con i vostri problemi psicologici. Accettatelo una volta per tutte, si muore. L’umanità è sopravvissuta da tempo immemorabile, malgrado un’igiene quantomeno discutibile e le milioni di terribili situazioni che si è trovata ad affrontare. Voi siete una minuscola particella nell’universo e non contate niente. Andrà tutto avanti – altro che andrà tutto bene! – anche senza di voi. Accettare la vita è accettare tutto questo, punto. Il resto sono chiacchiere e attesa per l’ottantesima dose. Meglio buttarsi dal cavalcavia.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.
Per la cronaca gli ultrà curva sud delle mascherine ( specialmente negli uffici della PA )hanno già ricominciato a rompere le palle quindi ritocca portarsele appresso altrimenti non entri. So’ soddisfazioni !