NUOVE FOLLI MODE: SPOSARSI PER NON VIVERE INSIEME (di Matteo Fais)
La vera pazzia del nostro tempo non sta tanto nel fatto che esistano comportamenti anomali – quelli ci sono sempre stati –, ma nel fatto che questi domandino a gran voce la coabitazione – morale e geografica – nell’alveo della tranquilla normalità borghese.
Un tempo – che oramai sembra sempre più drammaticamente lontano – la faccenda era semplice: o stavi da una parte, o dall’altra. Se avevi una condotta, o dei gusti, bizzarri li vivevi in una dimensione parallela. Quello era il momento della trasgressione e della follia, il tuo personale carnevale. Se proprio non riuscivi a vivere entro la norma, ti escludevi da solo, per incompatibilità manifesta.
Oggi, è tutto sovvertito perché la gente chiede di cancellare qualunque divisione, di mutare il solco netto in un immenso cerchio che contempli ogni opzione. Non c’è più la chiesa al centro del paese e il locale per scambisti in periferia, perché gli scambisti, dopo l’orgia dionisiaca, vogliono comunicarsi e ritrovare la Grazia di Nostro Signore Gesù, con addosso ancora gli umori delle decine di corpi che li hanno toccati. Praticamente, la Casa di Dio dovrebbe avere un locale interno per dare libero sfogo alla perdizione. Un po’ troppo, come ammetteranno anche i più intemperanti tra i trasgressori!
Non è un caso che in tal contesto si facciano largo tendenze che, in principio, farebbero venir voglia di sorridere per la loro comicità, se non fosse che sono reali e più diffuse di quanto si possa pensare. Un esempio è questa moda di sposarsi per non convivere, di cui dà notizia FoxNews (https://www.foxnews.com/media/married-couples-living-apart-together-win-win-strategy-media-says) e che Emma Brockes, dalle colonne del “The Guardian”, canta tessendone le lodi (https://www.theguardian.com/commentisfree/2022/dec/15/couples-living-apart-together-post-pandemic).
Sì, il mondo è divenuto un luogo decisamente strano, confuso, in cui perdersi moralmente e sentimentalmente. La cosa interessante è come la gente tenda, senza motivo, e come emerge molto bene dagli improbabili esempi citati dalla Brockers, a identificarsi con star del mondo dello spettacolo. Lei cita il caso di Helena Bonham Carter e Tim Burton, come se il signor Cosimo Brambilla, magazziniere di uno dei tanti Eurospin di Milano, e sua moglie, Concetta Dodaro, figlia di immigrati calabresi e casalinga, potessero sostenere intellettualmente ed economicamente un’esistenza simile. Capite dove sta il delirio?
In questo assurdo tempo che stiamo vivendo, c’è infatti chi vorrebbe essere professoressa di Lettere e, nel tempo libero, Moana Pozzi; chi assicuratore durante il giorno e rockstar stile Axl Rose quando cala l’oscurità. Il problema è che certi ruoli sono difficilmente compatibili, perché richiedono impostazioni mentali totalmente differenti.
Quindi, no, paradossalmente, non è strano che la gente, adesso, si sia addirittura messa in testa di sposarsi per non convivere sotto lo stesso tetto, cosa che un tempo sarebbe parsa giustamente assurda. Allora, chi avesse voluto intraprendere una via simile, semplicemente, avrebbe evitato il matrimonio, facendo lo scapolone, senza pensare di mutare l’antropologia di un popolo. Quel che spaventa è proprio che adesso si voglia correggere il corso millenario delle cose, invece di farsi semplicemente i cazzi propri. Questo è il frutto della pericolosissima mentalità progressista.
Ma la cosa più terribile è proprio il caos mentale che tale prospettiva cagiona, facendo credere a tutti di poter vivere come rockstar, pornostar e uomini di spettacolo, quando quella vita è soprattutto il frutto di un modo d’essere totalmente antitetico a quello più diffuso. Purtroppo, in pochissimi riusciranno a capire che certe esistenze richiedono una determinata predisposizione, prima di farsi distruggere dall’ennesimo falso mito.
Perché la verità è che Tim Burton può avere tutto l’interesse a restare in solitudine la maggior parte del giorno, dovendo lasciar andare in libertà la fantasia, per scrivere i copioni dei suoi film, ma l’uomo medio, con un cervello da microcefalo, è già un miracolo se non impazzisce dopo mezz’ora che sta da solo. Abbiate almeno il coraggio di guardarvi allo specchio e ammetterlo.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.