CI MANCAVA SOLO LA SERIE TV DELLA DONNA EMANCIPATA CONTRO IL NATALE (di Clara Carluccio)
Superata una certa età, il Natale non piace quasi a nessuno. Superate certe fasi della vita, in vero, non piace praticamente nulla. Succede, allora, che gli insofferenti del 25 dicembre affrontino la feliz navidad con mirabile eroismo fino alla fine dei festeggiamenti, uscendone con profondo sollievo. Ripetendo lo sforzo ogni trecentosessantacinque giorni.
Dopo anni di progressista guerra al presepe nelle scuole “per non escludere le altre tradizioni” – eccetto le nostre -, oggi abbiamo Netflix che inventa la serie panettone che mischia la festa più buona dell’anno con l’emancipazione femminile e il disprezzo per la famiglia.
Dal pacioso titolo Odio il Natale, tratta le disavventure della povera Gianna, interpretata da Pilar Fogliati, che si sente vittima di una cospirazione parentale finalizzata alla destabilizzazione del suo orgoglioso equilibrio mentale di donna indipendente: “Io non ce l’ho con il Natale, è il Natale che ce l’ha con me”. Questi sono i pensieri della protagonista dal vago sentore paranoide.
Naturalmente, a parer suo, anche sua madre ce l’ha con lei, perché non si è fatta una famiglia “come tutti gli altri”. Da come parla, sembra essere l’unica al mondo in quella condizione. In realtà, nessuna delle sue amiche è accasata. Una, addirittura, si ritrova vergine, per scelta, a trent’anni. Le sue, in sostanza, sono tutte seghe mentali che si autoproduce e che attribuisce a soggetti altri.
Ma, Gianna, è così emancipata e sicura di sé che le basta essere posizionata a tavola in mezzo ai due nipotini per avere la sua prima crisi di nervi e farneticare di un fidanzato immaginario. Si ritrova, quindi, ad arrancare schizofrenicamente alla ricerca di un esemplare di maschio da portare a casa, per non fare la figura della scema che inventa cose.
Certo, con una protagonista così, nemmeno i personaggi di contorno potevano essere tanto regolari: lei, che fa l’infermiera e “cambio i pannolini ai pazienti”, ha una sorella che le fa notare come, i pannolini dei propri figli, siano di categoria superiore. A tavola, la cognata, parla di congelamento degli ovuli, argomento notoriamente appropriato alla degustazione del ragù. Inoltre, non avendo famiglia, Gianna è fortunata perché “non ha niente da fare”. Accusa che rigetta con una tipica risposta in stile Grey’s Anatomy: “salvo vite umane”.
Ma il peggio, come facile intuire, arriva con la trafila di candidati al ruolo di fidanzato “normale” da portare a casa. Neanche a dirlo, l’unica giusta, è lei. Farnetica di barche a vela, caviale, tramonto e champagne, vuole che la si faccia sentire “speciale” eppure, ogni volta che questo succede, è lei stessa a mandare tutto in vacca.
Conosce un imprenditore che le fa pervenire un abito in seta verde da indossare durante il giro nel canale di Venezia a bordo di un motoscafo. Roba da Festival del cinema. Le manda anche un enorme mazzo di rose ma, per la ragazza speciale, sono troppe, quindi se ne sbarazza regalandole ai pazienti dell’ospedale.
Scarta il professore di italiano perché si mangia tutte le patatine dell’aperitivo. Il marinaio è sessista perché “le donne non sanno pescare”. Fandonie maschiliste e patriarcali! È risaputo come, l’intero genere femminile, ami procacciarsi autonomamente il pesce prima dell’alba. Insomma, un mondo di uomini insensibili, ad eccezione di uno: suo padre, con cui condivide lo stesso maglione mentre scartano le statuine del presepe.
Eppure, un tipo giusto riesce a trovarlo. La conquista in un solo modo, basta una sola parola, speciale: “ha detto che sono speciale”. Reagisce come un automa al vocabolo che più le eccita l’ego – e non solo. Almeno lo scrivessero che è una serie vietata ai maggiori di tredici anni!
Le puntate hanno i toni confidenziali di una paziente idiosincratica che parla al pubblico come al suo terapista. Peccato non glielo abbia chiesto nessuno di tediarci con le sue fisime.
Ma, dopotutto, è Natale e anche la nostra eroina riesce ad avere la sua epifania, ammettendo, finalmente, le sue richieste pretenziose, facendo pace anche con le sante feste.
Chissà che non arrivi un sequel per il 14 febbraio dal titolo Odio San Valentino. La Gianna sarebbe splendida nei suoi scleri amorosi, mentre va alla ricerca dei suoi ex a cena con le altre.
Clara Carluccio