SINISTRE BIOGRAFIE – ELLY SCHLEIN, LA RIVOLUZIONARIA DEL SALOTTO BUONO (di Davide Cavaliere)
Figlia di un politologo americano e di una docente ordinaria di diritto pubblico, tripla cittadinanza (statunitense, svizzera e italiana), nipote di un senatore, look da centro sociale e sorriso smagliante dalla infantile dolcezza alla Cip e Ciop, attentissima alle tematiche LGBT, bisessuale (ovviamente), paladina dell’ambientalismo autolesionistico in stile Luca Mercalli, Elly Schlein è lo stereotipo della rivoluzionaria da salotto, cresciuta tra aule occupate e viaggi negli Stati Uniti.
A lei si attaglia alla perfezione l’abusata etichetta di radical chic e ne è pienamente consapevole, infatti è subito corsa ai ripari denunciando il «modello neoliberista», tanto per mostrarsi vicina alle classi popolari. Peccato che l’abbia fatto in un Paese dove la spesa pubblica sfiora la metà del prodotto interno lordo e la pressione fiscale pure. La Sinistra in difficoltà recupera sempre il vecchio arnese della lotta anticapitalista, che sotto il sole italiano si traduce in limitazioni al contante, tassa patrimoniale, codicilli vari e stato di polizia fiscale permanente.
Se la Schlein dovesse diventare segretario del Partito Democratico, quest’ultimo si tramuterebbe in una versione in grande di Potere al Popolo, calorosamente riunito a cantare «Bella ciao» nelle piazze e a denunciare il «razzismo sistemico» dell’«eteropatriarcato bianco». Questa dissociazione della realtà è il tratto migliore della candidata democratica, che raccimolerebbe solo i voti dei Millennials e di qualche attempato sessantottino ancora desideroso di apparire «ribelle».
La peculiarità della Schlein è tutta nella sua assenza di peculiarità. Siamo, infatti, in presenza del solito androide progressista assemblato in serie nelle università occidentali. Il suo radicalismo è la maschera di un vuoto intellettuale sconcertante, mentre il suo progetto politico, a base di femminismo e sostegno incondizionato all’immigrazione di massa, è meramente distruttivo e intimamente totalitario.
Nelle prossime settimane, la nuova «stella» della Sinistra italiana sarà oggetto di numerosi insulti antisemiti a causa delle origini ebraiche del padre, evidenti nel cognome. Fatto che le permetterà di presentarsi come una «vittima» del risorgente fascismo incarnato, a suo dire, da Giorgia Meloni. Peccato che la Schlein sia, data la sua natura ideologica, una decisa avversaria di Israele, Stato nel quale vede incarnarsi tutto ciò che odia: un’identità nazionale forte radicata nella religione, una fiorente economia capitalistica e un approccio muscolare in politica estera.
A ogni modo, meglio non addentrarsi in profezie sul futuro politico della giovane deputata. È semplicemente probabile che sia l’ennesimo fuoco di paglia, destinato a spegnersi con la stessa rapidità di un «Pippo» Civati o di un Mattia Santori.
Davide Cavaliere
L’AUTORE
DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais e Franco Marino, del giornale online “Il Detonatore”.