IL CASO DEL SINDACO DI RIETI CI SPIEGA PERCHÉ È IMPORTANTE NON FARE GLI ZERBINI CON LE NOSTRE MOGLI E FIDANZATE (di Matteo Fais)
Che figura di merda! Solo a Destra possono succedere certe cose e solo quando sono coinvolte delle donne – ma guarda un po’! –, come nel caso del giovane Sindaco di Rieti, Daniele Sinibaldi, in quota Fratelli d’Italia, il primo partito a piazzare una donna a CapA del Governo – o GovernA? Boh!
Una situazione proprio cringe, imbarazzante! Un esempio di quello a cui ci sta portando aver pompato a dismisura l’ego femminile, decisamente poco propenso a comandare con la sicurezza della propria autorità, ma avvezzo allo spadroneggiare in modo scomposto e ad abbandonarsi a gesti di folle isteria.
L’antica saggezza popolare insegna, soprattutto in una società fortemente matriarcale quale quella italiana, che le donne erano insieme Re e Regina della casa. Il marito, una volta preso lo stipendio, lo metteva nelle mani della sua donna. Persino le sigarette si compravano con il suo permesso, perché la madre di famiglia era colei che gestiva gli introiti della casa. I figli, se avevano da confessare qualche malefatta, dubbio, o problema esistenziale, andavano sempre da lei, matura ma comprensiva. La mamma era sacra.
Per tutta questa serie di motivi, la donna si è sempre sentita – e lo era – investita di un ruolo apicale nell’economia famigliare. E tutti i figli delle vecchie generazioni, oramai divenuti genitori, se non nonni, hanno visto più di una volta quella figura prendere da parte il padre e piazzargli il famoso cazziatone, quando questo aveva bevuto un bicchiere di troppo con gli amici, o sprecato soldi al gioco delle carte. “E se lo teneva”, confessano gli anziani sogghignando, “hai voglia che se lo teneva, perché altrimenti erano cazzi acidi”. Ma la madre, quella vera, non si è mai azzardata a demolire pubblicamente la figura del marito e men che meno agli occhi dei figli. I panni sporchi si lavano in famiglia.
Oggi che la situazione è completamente fuori controllo, può succedere che se un padre è uscito per lavoro – o a fare quel cazzo che ha da fare –, la moglie, non ricevendo risposta al telefonino, possa avere la brillante idea di scrivere un post pubblico su Facebook per redarguire il marito, come successo al povero Sinibaldi, accusato coram populo di essere un irresponsabile viveur.
“Quando hai finito di fare serata, magari se hai un attimo puoi provare a richiamarmi considerando che sono da sola a casa con un bambino di un anno!”, ecco cosa ha scritto nella sua pagina la giovane Marta Ciferri, a quanto pare, verso le 3 di mattina. È essenziale, a questo punto, spiegare a ogni uomo come reagire a simili situazioni.
Tanto per cominciare, è assurdo che una femmina si lamenti di essere sola col pargolo a un’ora tarda della notte. Che cazzo avrebbero dovuto dire le nostre nonne, mentre i mariti erano in guerra, e loro si trovavano con 4 infanti in lacrime, mentre fuori piovevano le bombe?
Ma, ammesso pure che abbia ragione, una aspetta il ritorno dello sciagurato e gli piazza la ramanzina che si merita. Sul serio, la moglie di un Sindaco non si rende conto di fare un torto pubblico al marito adottando un atteggiamento simile? A quanto pare, la giovane madre ha poi cancellato il post.
Il matrimonio non è un gioco e tutte queste ragazze, abituate a una vita brava, senza limiti, senza che nessuno dica mai loro di smetterla di fare le deficienti, nella maggior parte dei casi, non sono disposte ad affrontarlo con la giusta coscienza. Non si può essere madri di famiglia e comportarsi come adolescenti capricciose, o fidanzate sedicenni gelose.
Fate il favore, anche se il pensiero dominante vi spinge a un rispetto che è solo mancanza di amor proprio, se vostra moglie si degrada e vi degrada a un simile livello, cacciatele un urlo: “Ma che minchia ti salta in testa!”. Credetemi, ne ha bisogno.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
aver dato , e condinuando a dare, corda al femminismo porta a questi obbrobri.
Arrendo e spero che noi uomini ci sveglieremo
e.c. attendo
“… se vostra moglie si degrada e vi degrada a un simile livello, cacciatele un urlo: “Ma che minchia ti salta in testa!”.
La considero una licenza poetica dell’ottimo Matteo: egli sa meglio di tutti che si tratta proprio di ciò che un padre non potrà più permettersi, finché non avrà il figlio fuori casa (quindi, nel caso del sindaco, per il suo prossimo quarto di secolo). Il suo potere contrattuale verso la moglie si è azzerato quando ha concepito il figlio: da quel momento in poi, può essere ridotto a barbone secondo il capriccio della moglie.
La Questione Maschile si può giocare solo sul piano della prevenzione (essere uomini che vanno per la propria strada).