NON FIDATEVI DI CENERENTOLA – MICROFISICA DEL POTERE FEMMINILE (di Matteo Fais)
IL MARXISMO È UNA FILOSOFIA DA CENERENTOLE ANALFABETE
Nella rozza e superficiale visione marxista, come in quella della filmografia Disney, il mondo è un teatro manicheo che vede da sempre due forze in perenne lotta (patrizi contro plebei, borghesi contro proletari). Insomma, si tratta ancora della solita e ingenua concezione del Bene contrapposto al Male, seppur in una forma secolarizzata. Purtroppo, niente è così semplice sotto il sole.
CHE COSA È IL POTERE – MACRO E MICRO FISICA
Quando si parla di Potere, di solito, e in particolare sui social – in cui l’ignoranza galoppa in gigabyte sulla velocissima fibra ottica –, si tende a inquadrarlo come verticale e unidirezionale. La famosa narrazione dei Poteri Forti ne è un esempio lampante: un élite ristretta, ma diffusa a livello mondiale, opprime una vasta ed eterogenea massa genericamente denominata come popolo.
Questa visione è oltremodo infantile, rispecchiando infatti l’idea del bimbo che scorge nel padre alto e mastodontico un’immagine dell’autorità, colui che potrebbe castigarlo con la sua forza.
Invero, però, questo bambino è genericamente inserito in diversi contesti, oltre quello famigliare, da cui non sono estranei tanti tipi possibili di rapporti di forza. C’è, per esempio, il compagnetto d’asilo più grosso e aggressivo di lui che bullizza i più deboli. Costui può addirittura essere figlio, se non proprio del proletariato – che antropologicamente, cioè come classe con una coscienza e un sapere particolare, non esiste più –, di una fascia meno abbiente, per esempio di un operatore ecologico monoreddito, ma mettere sotto il figlio del medico.
Tale esempio serva da immagine esemplificativa di quelli che sono i due livelli di descrizione del Potere, ovvero il Macro e il Micro.
ALCUNI ESEMPI DI POTERE
Ovunque guardiate, andiate o vi troviate, lì è il Potere e questo ha varie forme (poliformità del Potere). In una classe, che sia di scuola media o superiore, vi sono una cattedra e dei banchi. La prima è destinata a chi comanda in quel particolare contesto, a livello istituzionale. I secondi sono riservati a coloro che da quel potere sono comandati. Basterà ripensare al docente dal triste sorrisetto maligno che, nel grigio mattino d’inverno, entra in classe e tiene tutti in ansia facendo scorrere lentamente il dito sull’elenco dei presenti, per scegliere chi mandare alla lavagna.
Ma siamo sicuri che in una classe sia solo il vecchio professore freddo e arcigno a rappresentare il Potere? È molto probabile che in quell’aula ci sia anche un generico X, ipotizziamo ripetente, dalla struttura muscolare robusta, il fare spigliato e arrogante, quando non brutale. X terrorizza i suoi compagni più mansueti e suscita l’invidia di tutti gli altri attirando presso di sé l’attenzione della maggior parte delle ragazze, pertanto in molti cercano di lusingarlo per ottenere la sua protezione.
LA MORALE DELLA FAVOLA DEL QUOTIDIANO
In una classe, insomma, se esiste una struttura verticistica del Potere (Professore/studenti), vi è altresì una struttura orizzontale non meno pericolosa con cui fare i conti (X e gli altri). In tale contesto, per di più, i rapporti di forza economici possono anche essere su per giù ridotti allo zero: il figlio del piccolo imprenditore può essere vittima delle petulanti attenzioni di X, malgrado questo si ritrovi come padre un disoccupato nullatenente e beneficiario del Reddito di Cittadinanza. Persino il fatto che X non abbia un euro neppure per le sigarette è ininfluente, per esempio, al fine di essere invitato a tutte le feste di classe, situazione a cui, probabilmente, il figlio del piccolo imprenditore non prenderà mai parte.
CENERENTOLA, LA PROLETARIA
A questo punto risulta interessante discutere la figura di Cenerentola, la bella ragazza vittima di una sorte economica avversa. Non è importante pensare propriamente alla giovinetta del cartone animato, la quale, più che povera, è stata deprivata della sua ricchezza da quelle due sgualdrine mancate delle sorellastre. Cenerentola rappresenta per noi la ragazza media, con una famiglia non proprio abbiente, forse anche al limite della povertà, ma tendenzialmente dall’aspetto carino o quantomeno accettabile.
Nella narrazione comune, affine a quella del noto film, Cenerentola è penalizzata sempre e comunque, prima di tutto in quanto donna, poiché priva di forza per opporsi fisicamente ai suoi aguzzini, e solo secondariamente dalla sua mancanza di denari. Ecco, questo è il modello con cui sono state ingannate intere generazioni di maschi allevate nell’idea di redimere Cenerentola dalla sua tragica condizione. Insomma, nella concezione di dover essere il Principe Azzurro che si presenta con tanto di carrozza.
CENERENTOLA NON HA CERTO BISOGNO DI TE!
Fuori dalla favola, nella realtà, Cenerentola è invero molto meno indifesa di quanto si pensi. Se saprà giocare bene le sue carte, potrà ambire al Principe Azzurro e alla sua carrozza, passare da serva a regina. Nella peggiore delle ipotesi, con un po’ di sfacciataggine, ricorrerà a OnlyFans per vendere la sua scarpetta di cristallo, o la logora ciabatta domestica, e così fregare i tanti che sognano di essere principi azzurri, ma possono al massimo ambire a lustrare gli stivali di questo.
Pur condividendo la medesima assenza di possibilità economiche della povera ragazza, non per questo hanno le stesse sue possibilità. Cenerentola, peraltro, si guarderà bene, di solito, da andare con un Cenerentolo qualsiasi, una volta compreso che la sua capacità di suscitare amore potrebbe portarla dritta a corte e questa volta non per lavare i piatti.
Ciò dimostra, oltre ogni ragionevole dubbio, che la divisione bipolare del Potere teorizzata dai marxisti è una semplificazione imbarazzante dei reali rapporti di forza vigenti in società.
Naturalmente, non sempre Cenerentola passerà dalla zucca alla carrozza, questo è sicuro. Cionondimeno, è ben probabile che le vada meglio che a Cenerentolo, il quale difficilmente troverà una Principessa, o la Fata Turchina – più probabilmente, se bello, una vecchia che lo mantenga. Anche nella peggiore delle condizioni, lui non potrà avvalersi dei suoi genitali per evitare la morte per inedia, ma dovrà continuare, con 3 ernie del disco, a sudare in fabbrica.
CENERENTOLA È UNA STORIA UNIVERSALE
Ricordate il film 12 anni schiavo? In esso, si vede una nera che è passata dal ruolo di schiava a quello di signora semplicemente sposando il suo padrone, il quale, in verità, è gay, ma necessita di nascondere la sua sessualità al resto dell’alta società. Quella donna di colore gioca al gioco del Potere per attutirne il violento impatto.
Anche lei è una Cenerentola, in un certo senso. Pur versando in una condizione di massima subordinazione, riesce a trovare una via per salvarsi dal lavoro nei campi e dalla frusta. Tale sorte non poteva certo toccare a uno dei suoi fratelli maschi, costretto invece sotto il sole e malmenato nel caso non avesse reso abbastanza al padrone.
DECOSTRUIRE CENERENTOLA
Cosa insegna dunque la favola di Cenerentola, una volta decostruita? La donna non è questa povera creatura senza difese, sempre in balia della volontà di un patriarcato invincibile ed eternamente oppressivo – nessun Potere lo è. Come tutti, persino i più deboli, nell’infinito carosello della lotta per la sopravvivenza, può essere in un contesto subordinata e in un altro aguzzina. Può farsi sfruttare al bancone del bar, o dall’agenzia di pulizie, per 500 euro al mese ma, in seconda battuta, pretendere l’impossibile dal ragazzo, fino a ridurlo allo stremo sul piano economico, in particolare se si è guadagnata il suo amore. Ciò a dimostrazione che nessuno è mai unicamente vittima o carnefice, per quanto le femministe, per quel che riguarda la loro categoria, cerchino di far credere il contrario.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
ottimo articolo che andrebbe letto da quanti più uomini possibile
Il binomio bellezza (delle donne) – potere (degli uomini) non svanirà mai.